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Anche Immobile vicino all’emigrazione: l’Italia continua a non imparare

Ciro Immobile ad un passo dal Borussia Dortmund, ma occhio anche all’Atletico Madrid. Tedeschi e spagnoli, in cerca dei sostituti di Lewandowski e Diego Costa, guardano all’Italia e pensano all’attuale capocannoniere della serie A.
MISTERO BUFFO – La cosa buffa è che la Juventus, comproprietaria del cartellino insieme al Torino, cerca un attaccante forte per l’anno prossimo in vista della campagna europea e viste le cessioni certe di Vucinic e Quagliarella e quelle, probabili di Giovinco e Osvaldo. Ovviamente, l’idea di riportare Immobile dall’altra parte di Torino non è stata neanche presa in considerazione. Per l’attacco si guarda all’estero dove ci sono il trentunenne Van Persie o il ventottenne Dzeko. Che se ne fa la Juventus del ventiquattrenne Immobile, prodotto del vivaio bianconero? La cosa genera anche un altro paradosso: Immobile è giudicato idoneo, da due delle finaliste delle ultime due Champions, a sostituire calibri da novanta come Lewandowski e Diego Costa, autori, in questa stagione, rispettivamente di 26 e 36 reti. La Juventus, però, che negli ultimi due anni di Champions non è riuscita a battere Copenaghen, Nordsjaelland e Galatasaray e che non è riuscita a giocare neanche la finale di Europa League in casa, non ritiene idoneo Immobile neanche come terza punta per sostituire uno tra Vucinic, Quagliarella, Giovinco e Osvaldo, che, tutti insieme, hanno segnato 14 gol!
INCAPACITA’ TOTALE – La Juventus non è nuova a questi “colpi di genio”. Un altro errore clamoroso lo commise nel giugno 2010. Allora non ritenette idoneo Candreva, bocciandolo dopo appena sei mesi di permanenza in bianconero, e preferendogli portenti del calibro di Martinez, tra gli altri. Non è solo la Juventus a commettere errori marchiani sui giovani, però. Due estati fa nessuna italiana volle puntare su Verratti, definito acerbo. Così ora, il talento abruzzese si ritrova titolare al Paris Saint Germain, mentre il Napoli gira ancora con il duo svizzero Dzemaili-Inler, il Milan si basa sui “boscaioli” De Jong-Montolivo-Muntari e la Juventus continua a pregare che Pirlo duri altri due anni ad alto livello. Il capolavoro, però, in questa storia spetta all’Inter: 12 milioni di Verratti nell’estate del 2012 non volle spenderli, ma poi, nel gennaio 2013 ne spese 11 per Kovacic. Ad un anno e mezzo di distanza il confronto tra l’italiano e il croato è impietoso e una domanda sorge spontanea: se Kovacic fosse stato italiano a quest’ora vestirebbe la maglia numero 10 dell’Inter?
SEMPRE GLI STESSI ERRORI – L’Italia calcistica è lo specchio del Paese e quindi continua a essere la patria dei vecchi. Nonostante il calcio italiano continui a prendere mazzate a destra e manca, i dirigenti di calcio continuano a dimostrarsi incapaci di programmare il futuro. Si continua a cercare il colpo ad effetto per la piazza, ignorando ciò che si ha in casa. Questo significa mandare via i giovani che crescono nel vivaio credendo di fare un affare, salvo poi ricomprarli a prezzo doppio, quando esplodono. Prendiamo ancora l’Inter ad esempio. In estate ha venduto Donati al Leverkusen e Caldirola al Werder Brema, rispettivamente terzino destro di sopinta e difensore centrale. I due in Germania hanno collezionato complessivamente 59 presenze (31 Donati, di cui sei in Champions e 28 Caldirola). L’Inter, al loro posto ha utilizzato Jonathan e Juan Jesus di cui tutti conoscono i limiti tecnici. Siamo sicuri che i nerazzurri abbiano fatto un affare? La verità è che, fin quando non si avrà la capacità di capire che i giocatori bravi li abbiamo anche in Italia, il nostro calcio è destinato ad essere sempre un passo indietro rispetto al resto dell’Europa. Così giocatori come Immobile continueranno a cercare fortuna altrove e noi continueremmo a tenerci calciatori del livello di Amauri, che, pur essendo l’attaccante titolare con la media realizzativa più basssa della serie A (0.26) nella Juventus ci ha giocato ed è stato pagato pure a caro prezzo.
Davide Luciani
