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Cinema

Del sesso, della censura e di tutto quello che ci sta dietro

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Un'immagine tratta dal film

Un’immagine tratta dal film

DALLE NINFE… – Andando  a cercare l’etimologia della parola ninfa, si scoprono delle cose interessanti. Greci e latini usavano questo termine per designare la sposa, ma anche le divinità naturali d’ordine inferiore: le ninfe, appunto. Queste avevano la facoltà di far innamorare di loro i mortali, spesso facendoli cadere in una condizione di sovraeccitazione estatica. I naturalisti usano invece questa voce come sinonimo di crisalide, ovvero la fase di trasformazione degli insetti. E proprio per la similitudine morfologica con il bozzolo in cui è avvolta la crisalide, ecco che il termine arriva anche a significare il clitoride, ovvero l’organo dell’apparato genitale femminile attraverso la stimolazione del quale la donna prova piacere sessuale. Ora, se unite tutti questi significati a quello della parola mania, quindi alla dimensione dell’ossessione, avrete più o meno idea di cosa sia una ninfomane.

… AL BRAGHETTONE – Tutto questo è Joe, la protagonista dell’ultimo film scandalo di Lars von Trier: sposa, musa, crisalide, puttana, donna, unione perfetta di sofferenza e estasi. Quindi in questo film si parla (e si vede, si vede bene) di sesso? Sì, anche. E no, non è il primo film sul sesso e le sue ossessioni legate a questo. Ricordiamo Shame di Steve McQueen, ma qui si parla di dell’ossessione di un uomo, un andromane, e della sua (quasi) redenzione. Insomma, il film di von Trier che è stato distribuito solo in alcune delle nostre sale è la versione soft ed è – giustamente, invece – vietato ai minori di quattordici anni. Perché? Ma è chiaro: si vede del sesso in questo film, ragazzi, e le riprese sono nitide. Molto nitide. Ma queste cose sono vecchie, ormai: il sesso e la censura, intendo. Daniele da Volterra è un pittore vissuto nel ‘500, conosciuto meglio come il Braghettone perché, quando il Concilio di Trento aveva deciso di condannare la nudità nell’arte religiosa, egli era stato chiamato per “mettere le braghe” a tutti i personaggi del Giudizio Universale di Michelangelo. Chi ha avuto la fortuna di fare un giro nella Cappella Sistina potrà ben rendersi conto di che razza di opera d’arte stiamo parlando. Ma non è necessario scrivere che si censura, si nasconde, si copre quello che si teme, quello in cui si riconosce un grande potere, vero? Perché se una cosa potere non ha che bisogno posso avere io di impedirne la visione? Quindi diciamolo una volta per tutte: la censura altro non è che la conferma dell’immenso e indiscusso potere dell’arte. È anche vero che le poche sale che proiettavano il film erano popolate anche da gente convinta di andare a vedersi un porno. Nulla di meno, nulla di più. Se siete tra questi, un solo consiglio: non spendete il prezzo del biglietto e non andate a disturbare al cinema gente che vuole spingersi un po’ più in al di là della scemenza di pensare il sesso solo come volgare. State nella vostra bella stanzetta dove nessuno vi vieta nulla, nemmeno l’incapacità di avere buon senso.

Melancholia, 2011

Melancholia, 2011

LARS E LA SUA BRAMOSIA DI SCANDALIZZARE- Che il nostro sui generis regista danese provochi scandalo è una novità quanto lo è l’acqua calda. Von Trier sembra aver fatto sua la massima wildiana: «C’è al mondo una sola cosa peggiore del far parlare di sé: il non far parlare di sè». Così ci propone film fuori dagli schemi come Antichrist e Melancholia (che costituiscono con Nymphomaniac la trilogia della depressione), ma anche Idioti, Dancer in the Dark e Dogville. Fondatore con Thomas Vintenberg del movimento Dogma 95 che si propone come nuovo modo di fare cinema, scandalizza i giornalisti a Cannes, nel 2011, venendo addirittura espulso, a causa delle sue dichiarazioni riguardo al nazismo. Se è difficile comprendere l’artista, immaginiamoci l’Uomo. Sicuramente bizzarro, non è da tutti aggiungere un titolo nobiliare al proprio cognome.

DELL’UNICO VERO PECCATO: LA TRISTEZZA- Forse, parte di questo atteggiamento censorio è legato alla nostra cultura cristiana. Ma siamo sicuri sia sempre stato così? Quando venne stilato l’elenco dei vizi capitali dal monaco Evagrio Pontico questi non erano sette, bensì otto. L’ottavo? La melanconia. Cosa è la melanconia? La Treccani la definisce così: «(…) un’immotivata tristezza, talora accompagnata da ansia, con inibizione di tutta la vita psichica, avvertita dal malato come vuota sofferenza ed evidente in tutti i suoi atteggiamenti espressivi». La depressione dunque, ma, anche, semplicemente, la tristezza. E se non è tristezza il non saper scrutare con sguardo divertito, curioso, attento, ingordo le sfumature della vita (comprese quelle erotiche); se non è tristezza esprimere giudizi senza mai saper andare oltre, alla deriva, verso i sensi ulteriori delle cose, quelli non apparenti; se non è tristezza censurare l’arte, se non è tristezza non saper guardar in faccia sesso e sofferenza senza avere il desiderio di coprirsi gli occhi e sentire il cuore pesante di colpa, beh, allora non so proprio cosa sia, la tristezza.

Elisa Belotti

 

"Se il mio dottore mi dicesse che mi rimangono solo sei minuti da vivere, non ci rimuginerei sopra. Batterei a macchina un po' più veloce". Vorrei potervi dire che è mia, ma mentirei. La prendo in prestito da un sognatore ebbro di fantasia, di qualche mondo fa. E poi c'è il cinema: l'eternità che ti scorre davanti agli occhi, in una fascia luminosa che rompe il buio. Di questo abbiamo da parlare.

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