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Chievo Verona: smarrito l’effetto Corini, e la classifica s’inguaia
Pubblicato
7 anni fa|
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Manlio Mattaccini
L’approdo del Verona in A ha ristabilito le vecchie gerarchie nella città scaligera. Lo storico Hellas, vincitore di uno Scudetto, pronto a duellare nelle zone medio-alte della classifica; il piccolo Chievo, allegra squadra di quartiere, storicamente scevra da rivalità e autrice del proprio “miracolo”. Ora, però, la favola dei “mussi volanti” è giunta ad un bivio.
Passata la metà di febbraio, con le giornate al termine che s’assottigliano, è giunto il momento di fare quattro conti. E guardare la classifica. Alle spalle il Sassuolo, e nessun’altra. La sconfitta (preventivata) contro la Juventus ha spinto la formazione clivense al penultimo posto, con soli 18 punti. Non proprio lo scenario che s’immaginava Campedelli, quando a novembre allontanò Sannino e richiamò Corini, baluardo della “matricola terribile” guidata da Del Neri. E domenica c’è lo scontro diretto contro il Catania: quella formazione siciliana che nel 2007, nel famoso spareggio di Bologna, fu di fatto l’artefice della temporanea discesa negli inferi della B.
NESSUN SUCCESSO NEL 2014 – Il punto più alto della stagione è coinciso con il successo sul filo di lana nel derby. Era il 23 novembre, e manco a dirlo era la prima gara con Corini in panchina, alla sua esperienza-bis da allenatore dopo l’ottima salvezza conquistata nella scorsa stagione coi “mussi volanti“. L’entusiasmo generato dai tre punti ottenuti nella stracittadina si è ripercosso nelle domeniche successive: preziose le vittorie contro le dirette rivali del Livorno e in trasferta col Sassuolo, che di fatto è l’ultima vittoria riportata in campionato. Da quel momento in poi, una serie di risultati negativi, soprattutto tra le mura amiche, ha di fatto arrestato violentemente quel percorso che poteva portare i clivensi ad una tranquilla salvezza, come accaduto nelle ultime stagioni.
ATTACCO SPUNTATO – i 17 gol segnati ne fanno il peggior attacco della serie A. La mancanza di un bomber puro, inteso come un punto fermo in attacco capace di garantire qualità e gol a sufficienza, è finora il vero tallone d’achille. Thereau, che nella scorsa annata si rivelò decisivo con gli undici centri realizzati, quest’anno non riesce a incidere come dovrebbe, e vorrebbe. Ma il vero salto di qualità lo ci si aspettava da Paloschi, ex bimbo prodigio del nostro calcio: all’età di 24 anni, e in un ambiente tranquillo e poco esigente come Chievo, non è riuscito ad esplodere come quel bomber capace di meritare palcoscenici ben più prestigiosi. E il vecchio Pellissier, seduto spesso e volentieri sulla panchina, non rientra mai nell’undici titolare: difficile fare la differenza anche per un vecchio volpone come lui.
PROSSIME TRE SFIDE DECISIVE – Per fortuna di Corini e soci, in coda si corre poco. Anche se squadre come Catania e Livorno stanno dando segnali di ripresa, dimostrato anche dal sorpasso subìto in classifica. Proprio contro i rossazzurri domenica ci sono in ballo tre punti vitali, in uno scontro diretto che nessuna delle due può permettersi di perdere. E i cugini dell’Hellas, impegnati a Livorno, potrebbero fare un grosso favore. Poi, la trasferta di Bergamo e il match casalingo col Genoa, a chiudere un ciclo sulla carta abbordabile, prima di affrontare Fiorentina e Roma. Vittoria al Bentegodi che manca da inizio dicembre: è qui che si deve tornare a coltivare le proprie chances di salvezza.
Manlio Mattaccini
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