Calcio Estero
Mancini e Balotelli, come padre e figlio
MANCHESTER, 11 GENNAIO – Amore, odio e devozione reciproca, tra due che di fatto sono calcisticamente come padre e figlio. Potrebbe essere riassunto così il rapporto altalenante tra Mario Balotelli e Roberto Mancini.
Amore seguito da odio quello che intercorre tra i due protagonisti della nostra storia, che si comportano come padre e figlio quando a scuola qualcosa non va: ma ‘papà Mancini’ deve lottare per fare andare a scuola il ‘discolo Mario’, per educarlo e non prendere 5 in condotta.
Devozione che si traduce nelle pubbliche esaltazioni di Mario e viceversa, con l’ex interista che reputa il tecnico jesino il suo vero mentore, più di Mou.
Bad Mario, così lo chiamano e così lui si comporta, da cattivo ragazzo. Ma il Mancio lo sa bene, Mario non è cattivo. Mesi fa proprio all’allenatore del Manchester City fu chiesto in un intervista pre-partita contro il Real Madrid come facesse a lavorare con Mario e, senza alcuna esitazione, rispose “Balotelli è un ragazzo fantastico fuori dal rettangolo verde, che non capisce quanto sia importante il lavoro per la sua vita. Lavoro duro e pensare al calcio, non ad altre cose, per essere al livello del pluripallone d’oro Messi e del suo nemico CR7“.
Come un padre fa con il figlio, Mancini sta vicino a Balo, lo difende se ha uscite poco sensate, se fa sciocchezze, ma Mario deve crescere e affrontare la vita da solo senza che nessuno sia pronto a fare le sue veci. Il City è tutt’altro che una famiglia per Balotelli. Odiato e mal sopportato dai compagni, non si è mai integrato nell’ambiente dei Citizens come testimonia l’ultima rissa sfiorata in allenamento con il mister.
Forse non sei stato bravo a sceglierti gli amici o la donna con la quale hai messo al mondo una fantastica creatura, forse non fai scelte sensate sulla tua vita, come non riconoscere il sangue del tuo sangue, tua figlia, presumibilmente guidato dal rapporto non idilliaco con la madre; forse non riuscirai mai a toglierti di dosso la nomea di cattivo ragazzo come per Luis Suarez, Antonio Cassano e prima di loro Sivori, Cantona, Gascoigne e Best. Ma Mario, non privarti dell’amore del tuo terzo padre, il secondo non di sangue che ti ha cresciuto calcisticamente e sta provando a plasmarti umanamente, perché il Mancio sta provando a farti grande, come nessuno mai potrebbe.
Luca Bucceri