Football
Il Milan saluta Pato, è passaggio di consegne: El Shaarawy, adesso tocca a te
Pubblicato
8 anni fa|
Editor
Vincenzo Galdieri
MILANO, 6 GENNAIO – Quando esattamente 5 anni fa, nel gennaio 2008, Alexandre Pato esordi’ con la maglia rossonera deliziando la platea impazzita per il nuovo funambolo, nessuno si sarebbe aspettato un epilogo del genere. Sessanta mesi e cinquantuno gol dopo il Papero torna a casa nel suo Brasile, conscio di aver perso una grandissima occasione ma altrettanto consapevole che i suoi 23 anni gli permetteranno di averne almeno un’altra, chissà, in futuro. Il momento dei saluti è stato emozionante, a Milano Alexandre era ormai uno di famiglia. Il ragazzo ha abbracciato tutti, da Allegri ad Abbiati, che lo ha accolto affettuosamente tra le proprie braccia nemmeno fosse un suo fratellino. Ma se il saluto col portierone è stato forse più toccante, quello con El Shaarawy è stato sicuramente il più significativo. Perchè di fatto, è un passaggio di consegne.
AVVICENDAMENTO TRA PREDESTINATI – Si tratta di un avvicendamento tra predestinati. Pato avrebbe dovuto rappresentare il riferimento presente e futuro del Milan, ma qualche infortunio di troppo gli ha impedito di passare alla storia del club più titolato al mondo. La parabola discendente del campione brasiliano è stata rapida, e quasi ancora non si riesce a credere al fatto che sia davvero già tornato in patria. Il Faraone invece ha avuto un’ascesa spettacolare, quasi paragonabile a quella che ebbe il Papero agli esordi. Dopo un annetto di tirocinio alla scuola di Ibra e soci, il ragazzino si è fatto uomo e si è caricato sulle spalle un Milan derelitto ed in preda a crisi di panico dopo lo smantellamento generale. Quando Pato ed El Shaarawy si sono salutati, era quasi come se il primo volesse dire al secondo: “Io torno a casa, adesso tocca a te”.
L’ENNESIMO INSEGNAMENTO – Da quando è arrivato al Milan, El Shaarawy ha imparato tante cose. Ha imparato a stare in mezzo ai grandi, da Ibra a Thiago Silva. Ha imparato a fare a meno dei grandi, dopo la rivoluzione estiva. Ed ha imparato anche a sostituirli quei grandi, con risultati stupefacenti. Perchè per quanto tutti fossero a conoscenza delle sue grandi doti tecniche, in pochissimi si aspettavano una maturità cosi marcata, in barba alla cresta sbarazzina. Il Faraone si è dovuto trasformare da alunno novellino in capoclasse, e lo ha fatto con personalità disarmante. Ma nel corso accelerato per diventare campione, con l’au revoir di Pato è arrivato l’ennesimo insegnamento. Il giovane El Sha ha visto con i propri occhi una cosa importantissima: non basta essere predestinati, non basta avere un talento smisurato. Perchè anche i migliori possono essere costretti ad abdicare. Pato era descritto come l’attaccante potenzialmente più forte del mondo, ed a 23 anni abbandona – momentaneamente, forse – l’elite pallonaro per tornarsene a casa e ripartire da zero. Questo dimostra che se non hai le spalle veramente forti, perderti per strada è un attimo. Alexandre, oltre che dagli infortuni, è stato schiacciato dal peso di dover essere a tutti i costi un Numero Uno. El Shaarawy ora lo sa, sa che il mondo del calcio non perdona nessuno. Nemmeno i predestinati. E sa anche che adesso deve scrivere la sua di storia: cresta alta e petto in fuori. Ad maiora.
A cura di Vincenzo Galdieri
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