Connect with us

Focus

Mercato panchine: il valzer europeo di Pep, Ancelotti e Mourinho. Mentre noi restiamo a guardare

Pubblicato

|

Pep Guardiola

Pep Guardiola

MANCHESTER, 29 DICEMBRE – L’anno sabbatico a New York, alla fine, servirà a qualcosa: Pep Guardiola, ci scommettiamo, parlerà adesso un inglese quasi perfetto, in barba all’accento american tipico dell’East Cost. A Manchester, Londra e dintorni, infatti, nonostante il campanilismo genetico verso le stelle e le strisce l’importante è e sarà vincere.

UN PEP TUTTO BRITANNICO – E Guardiola, a vincere, ci ha ed è abituato. Bisognava solo vedere dove provare a rifarlo ancora. Alla fine, la sua scelta è caduta sulla Premier, come una fonte anonima ha sussurrato al Mundo Deportivo, rutilante tabloid pallonaro iberico: le pretendenti sono le tre Marie del calcio made in UK, le due di Manchester e il Chelsea Campione d’Europa. Le prime due paiono essere leggermente in vantaggio, perché gli sceicchi non hanno speso vagonate di milioni per una misera Premier e per prendere schiaffi in tutta Europa come negli ultimi due anni (do you understand, Mancio?) , e perché prima o poi Ferguson dovrà pur decidere di appendere la tuta al chiodo e godersi lo sterminato panorama sulla sua bacheca traboccante di trofei. Aggiungiamo a questo scenario l’arrivo al City di Soriano e Beguiristain, uomini Barca, e la stima profonda (con annessi incontri segreti e fugaci a New York City) di Sir Alex verso Pep, ed ecco spiegata la pole position condivisa rispetto ai Blues di Abramovich, campioni d’Euorpa in carica ma ai ferri corti con i tifosi di Stamford per la cambio Di Matteo Benitez in panca. Rafa ha un contratto di soli sei mesi, ma il buon periodo del Chelsea pare aver convinto il magnate russo che la scelta Benitez è quella giusta, con tanti saluti a quel Guardiola già tempo addietro più volte accostato alla panchina che fu di Mourinho.

mourinho-ancelotti

mourinho-ancelotti

JOSE’, A CASA! – Proprio lui, Mourinho, rappresenta l’altro ago della bilancia: il livello d’amore nel suo rapporto col Real è ai minimi storici, forse perché il meno sedici dal Barca non permette proprio sviolinate e serenate. Perez vuole dargli l’occasione per l’ennesimo assalto Champions, ma il benservito, comunque vada, pare certo a fine stagione. Le opzioni, per il vate di Setubal, restano due: il ritorno in Inghilterra e il PSG. La prima choice si lega a doppio filo al destino del grande rivale Guardiola, perché il Manchester lasciato vacante dalla sua scelta potrebbe accoglierlo a braccia aperte, per riaprire il duello infinito sui lidi di Sua Maestà. Il Chelsea è nella stessa condizione di cui sopra, ma siamo certi che Abramovich non farebbe follie per riavere il suo mister? Staremo a vedere. La seconda scelta di Mourinho è l’approdo in Francia, al PSG, per ricomporre il tandem con Ibrahimovic e provare a portare i tifosi della Senna nel Gotha del calcio europeo. L’idea, senza dubbio stuzzicante, sarebbe quella di riunire sotto la Tour Eiffel Mou e CR7, con un investimento multimilionario ma di sicuro effetto mediatico e tecnico. In ogni caso, panchina del Real libera, con diverse opzioni: o Carlò Ancelotti, schiodato dal Parco dei Principi proprio da Mou, o addirittura Arsene Wenger e Marcello Lippi, scelte di acclarato fascino. Più defilato, Joachim Low, ct tedesco segnalato in passato vicino alla panchina Merengue.

l'allenatore del Milan

Massimiliano Allegri, allenatore rossonero

IN ITALIA TUTTO TACE – Una volta tanto, il bailamme mediatico non coinvolge l’Italia. Esserne o meno contenti? Da una parte, notiamo come questi grandi nomi, tutt’altro che economici, subiscono accostamenti minimi al campionato di Serie A (Guardiola al Milan e Mou di ritorno all’Inter: suggestioni durate lo spazio di qualche riga scritta), ma dall’altra, almeno, possiamo sorridere per la parvenza di stabilità che fa da scenografia alle panchine del nostro football, in contrasto con l’isterico passato di cambi e scambi. La Juventus blinda Conte, il Milan valuta con serenità il lavoro di Allegri, l’Inter conferma la fiducia ad un giovane come Stramaccioni e le medio grandi si tengono stretti i loro mister, con Mazzarri, Petkovic, Montella e Zeman assolutamente intoccabili sulle rispettive panchine, a meno di dietrofront personali. Saremmo anche meno fascinosi rispetto al passato, ma almeno diamo ai nostri allenatori una merce di cui in passato abbiamo fatto difetto, il tempo…

a cura di Alfonso Fasano

La redazione del magazine che ha fatto la storia del giornalismo sportivo online moderno