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Cronaca

L’uomo perde il pelo ma non il vizio: la Francia fa strage di lupi

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E’ una polemica a scoppio ritardato quella che sta divampando oltralpe in questi giorni: la decisione del governo Hollande di abbattere 36 lupi fra l’Alsazia e le Alpi, infatti, risale al 30 giugno scorso, e allora furono solo le associazioni ambientaliste (“E’ assurdo, sono una specie protetta”) a fare la voce grossa. Oggi, invece, a cadavere del settimo lupo ancora caldo, è un po’ tutto il Paese a invocare un immediato dietro-front, eccezion fatta per i ‘giustizieri’, ovviamente, e i loro mandanti (allevatori di pecore e relativi padrini politici).

La pressione è enorme tuona Franck Deny, presidente della Federazione nazionale allevamento ovino; “Tra noi e i lupi la coabitazione non è possibile”, gli fa eco Yves Derbez, presidente dell’associazione ‘Eleveurs et Montagne’. “Vogliono che teniamo in piedi un allevamento di montagna di qualità o vogliono i lupi? – incalza il numero uno degli allevatori d’alta quota – Se il governo sceglie la prima opzione, i lupi vanno sterminati tutti. Non c’è alternativa”. Come è noto, il governo francese ha optato per le doppiette, ma la tanto sospirata soluzione finale non arriverà: per ora, infatti, si parla solo di spazio vitale, e questo verrà garantito assottigliando di più di un decimo – 36 su circa 300 – l’attuale popolazione di lupi. Particolare degno di nota: Parigi risarcisce i danni provocati dalla ‘specie protetta’ (2,6 milioni di euro solo nel 2014), ma questo, evidentemente, non basta a placare gli istinti ferini degli allevatori.

Branco di lupiIl problema, naturalmente, è molto sentito anche sul versante italiano delle Alpi: “Difendeteci dai lupi o lasciamo la montagna – tuonano i malgari dell’alto Cuneese – Intere mandrie si sono disperse o sono precipitate nei canaloni perché aggredite dai lupi”. “Sono stato accerchiato – racconta un pastore – Ho visto i denti dei lupi, ho avuto paura di morire”. Qui da noi, però, il fucile tace, malgrado i ripetuti allarmi(smi) – “Gli attacchi aumentano di anno in anno” lamenta Alberto Valmaggia, assessore all’Ambiente della Regione Piemonte – e le proposte di sfoltimento avanzate nel quadro del progetto ‘Wolfs in the Alps’ (10 esemplari da abbattere nel parco delle Alpi Marittime). La domanda, a questo punto, sorge spontanea: quanto durerà la nostra fragile non-belligeranza nei confronti del lupo? Quanto durerà quella che agli occhi degli allevatori francesi è solo l’ennesima dimostrazione di lassismo italiota? Dipende dai danni, ça va sans dire, e dalla nostra capacità di porvi rimedio; quindi durerà poco.

Una breve riflessione su quel curioso animale chiamato Homo Sapiens. In Francia il lupo è stato reintrodotto nel 1992, e a distanza di 23 anni un Paese di 640.679 km² di superficie – più di 2 volte l’Italia – e 66 milioni di abitanti non riesce a sopportare l’enorme pressione esercitata da 300 mangia-pecore. Chapeau! Dalle nostre parti, invece, non abbiamo ancora messo mano alla doppietta solo perchè i numeri – predatori e vittime – sono molto più contenuti, ma poco ci manca. Insomma, che grand’uomo che è quest’uomo: prima cerca di rimediare a una delle più sciagurate catastrofi ambientali da lui provocate (l’estinzione del lupo dal territorio europeo), ma poi se ne pente appena si accorge che i suoi ideali costano troppo.

Morale? Diciamo la verità: ‘uomo‘ è una parola troppo grossa per un simile animale, e ‘lupo‘ è sinonimo di fragilità. Basta un parassita delle pecore, infatti, a farlo fuori.

Enrico Steidler

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