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Carlo Tavecchio, lingua a banana e scheletri nell’armadio

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Il nome di Oriali è stato fortemente voluto dal presidente Tavecchio.

E’ appena arrivato – anzi, no: la sua elezione a presidente della Federcalcio è prevista per l’11 agosto – ma Carlo Tavecchio l’ha già fatta fuori dal vaso come un Abete qualunque. E non una volta, si noti bene, ma almeno due. Da cartellino giallo la prima (“Non ho mai visto Conte se non in tv, quell’altro delle Marche, Mancini, l’ho visto solo allo stadio perché sono tifoso interista, quello del Friuli, Guidolin, non ci ho mai parlato insieme. Mi trovo a gestire questo bordello”) e da roja directa la seconda (“Le questioni di accoglienza sono una cosa, quelle del gioco un’altra. L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano se hanno professionalità per farli giocare, noi invece diciamo che Opti Pobà – nome di fantasia, e meno male che non ha detto ‘Bingo Bongo’, ndr. – è venuto qua che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio e va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree – da notare la scelta, squisita, di quest’ultima parola, ndr.).

Carlo Tavecchio, Lìder Maximo della Lega Nazionale Dilettanti dal 1999

Carlo Tavecchio, Lìder Maximo della Lega Nazionale Dilettanti dal 1999

MI SCUSO PER LE SCUSE – Ok, ci può stare. Forse il futuro sovrano era ancora inebriato per la strepitosa vittoria riportata contro Demetrio Albertini, l’unico ostacolo rimasto fra lui e il trono, e l’emozione, si sa, può giocare brutti scherzi. Peccato, però, che le sue successive parole di scuse – pronunciate presumibilmente “a freddo” – siano, se possibile, ancor più maldestre e fastidiose. “Le banane? – esordisce Tavecchio come a dire chi? Io? – Non mi ricordo neppure se ho usato quel termine, e comunque mi riferivo al curriculum e alla professionalità richiesti dal calcio inglese per i giocatori che vengono dall’Africa o da altri Paesi. Mi riferivo al calcio inglese che sugli extracomunitari ha regole precise: prima di giocare devono mostrare un curriculum di professionalità prestata nel loro Paese altrimenti non vengono accettati. Se qualcuno ha interpretato il mio intervento come offensivo, me ne scuso. Tra l’altro la mia vita è improntata all’impegno sociale – conclude l’Archeotavècchius ostentando in modo un po’ volgarotto le sue medaglie – al rispetto delle persone, tutte, e al volontariato: in particolare in Africa”.

PREGO, FAVORISCA IL “PEDIGREE” – E già, davvero parole maldestre e fastidiose – non c’è che dire – ma anche un po’ imprudenti. Tutta questa insistenza sul curriculum, la professionalità e la verifica dei requisiti, infatti, può rivelarsi un boomerang e tornare al mittente sotto forma di analoghi controlli. Come sarà il curriculum di Tavecchio, si chiedono in molti? Siamo sicuri che il suo pedigree sia a prova di bomba? Guardate un po’ cosa scriveva Marco Vescovi su Venerdì di Repubblica del 16 settembre 2011, ai tempi del primo (infelice) tentativo di scalata al vertice compiuto dal nostro eroe. Carlo Tavecchio. Ragioniere, 67 anni, da Ponte Lambro (Como) – comune di cui è stato sindaco dal 1976 al 1995, ndr. – è un uomo uno e trino, anzi quattrino: presidente della Lega nazionale dilettanti (Lnd), vicepresidente vicario della Figc, commissario straordinario della serie D e, dal giugno scorso, anche della Divisione calcio femminile. Ai suoi piedi c’è l’impero del calcio «minore», grande serbatoio di voti: un milione 300 mila tesserati, 14 mila società. Pensate al costo delle iscrizioni, delle multe, dei servizi (è stata all’uopo creata la Lnd servizi), delle assicurazioni (dallo scorso anno, Ina-Assitalia) e avrete un’idea del fiume di denaro che scorre. Tavecchio è sul ponte di comando dal 1999 e quell’elezione primigenia, ancora oggi, provoca malumori. Statuto Figc alla mano (articolo 29) risultava ineleggibile, come chiunque abbia una condanna passata in giudicato superiore a un anno.

OH, OH… – “L’ottobre scorso – prosegue Vescovi – un’interrogazione parlamentare di un deputato del Pdl, Amedeo Laboccetta, ha svelato il curriculum giudiziario di Tavecchio: «Condanna a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuato in concorso, 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell’Iva, 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione versamento di ritenute previdenziali e assicurative, 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d’ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, più multe complessive per oltre 7000 euro». In compenso, la Lnd chiede a tutte le società di sottoscrivere un certificato di onorabilità, autocertificando l’illibatezza giudiziaria per ogni suo dirigente. Chi meglio di lui, devono pensare gli ignari – o troppo edotti – delegati regionali che lo rieleggono sempre con maggioranze che vanno dal 90 per cento in su

Ma guardate un po’ che strano Paese è il nostro: l’Inghilterra individua dei soggetti che dirigono se hanno professionalità per dirigere, noi invece diciamo che Carletto Devecchi – nome di fantasia, naturalmente – è venuto qua che prima collezionava le condanne e adesso fa il presidente della Federcalcio e va bene così

Enrico Steidler

P.S. Se qualcuno ha interpretato il mio articolo come offensivo, me ne scuso.

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