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Frosinone in Serie B, calcio italiano in Serie Z

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Ma dove crediamo di andare? Ma davvero pensiamo di poter tornare nel calcio che conta, quello che si distingue non solo per i quattrini ma anche per l’organizzazione, le regole e la cultura sportiva? Ma davvero pensiamo che sia solo questione di soldi? Quello che è successo ieri al “Matusa” di Frosinone durante e dopo il decisivo spareggio-promozione fra i laziali e il Lecce è l’ennesima riprova della nostra miserabile decadenza, e il fatto che la notizia del tifoso in coma (e della caccia all’uomo scatenata dai tifosi gialloazzurri nei confronti di Lerda, tecnico dei salentini) sia ovunque percepita come qualcosa di “normale” e che i media la considerino molto meno importante dell’ape che punge De Rossi è davvero significativo. Abbiamo l’anello al naso, ma siamo così abituati a vederlo che ormai fa parte di noi.

ANNUS HORRIBILIS – Quella che si è appena conclusa sul campo di Frosinone è stata forse la stagione più disgraziata della storia del calcio italiano, e gli zero tituli europei (quarto anno consecutivo a bocca asciutta) non sono niente al confronto della melma che ci circonda e contraddistingue. Non è solo una questione di brutale quotidianità, purtroppo, di squallida routine fatta di aggressioni, bombe carta, cori osceni, ecc., ma di fatti gravissimi e senza precedenti. Fra questi, tre bastano e avanzano per dare un’idea dell’abisso in cui siamo stiamo sprofondando mentre l’orchestra continua a suonare. Il caso di Felice Evacuo, innanzitutto, il giocatore del Benevento minacciato dai suoi stessi tifosi (“hai ventiquattro ore di tempo per lasciare la città”) perché “colpevole” di aver salutato quelli della sua ex-squadra, l’odiata Nocerina. Poi il famigerato derby fra quest’ultima e la Salernitana, che portò alla retrocessione d’ufficio dei rossoneri e dell’immagine del nostro calcio, e infine – ciliegina sulla torta – i fatti dell’Olimpico e il mercanteggiamento in mondovisione fra le istituzioni dello Stato e quelle della Curva.

Insomma, più che alla frutta siamo all’amaro, ma il mondiale incombe e abbiamo ben altro a cui pensare. Chissà. Forse, come tutti si augurano (anche i più scettici), la nostra Nazionale riuscirà a coprirsi di gloria e a riscattare l’immagine del calcio tricolore nel migliore dei modi. Tuttavia, se anche gli Azzurri dovessero tornare in Patria da trionfatori la sbornia collettiva durerebbe pochissimo, giusto il tempo di aspettare le prime amichevoli e i primi amichevoli accoltellamenti. E che immagine daranno di sé i campioni del mondo al primo Roma-Napoli?

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Enrico Steidler

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