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Cronaca sportiva? No, la morte di Bianchi è cronaca nera

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Sul significato della parola “sport” è stata scritta un’infinità di parole: se potessimo prenderle tutte e metterle in fila, faremmo tranquillamente il giro della Galassia. E qual è il risultato di un simile, ciclopico sforzo? Che sul significato della parola “sport” il disaccordo è totale. Per non parlare dell’incertezza. E’ da considerare “sportiva” la pratica delle bocce? Ni. E che dire degli scacchi? No, però, forse… E del culturismo? Snfzzz… Lo stesso discorso, naturalmente, vale per tutte le discipline in qualche modo border-line, quelle in sospeso fra l’attività psicomotoria e il semplice passatempo, ad esempio, o quelle a metà strada fra medioevo e civiltà, fra passione e follia.

Il terribile incidente di Jules Bianchi

Il terribile incidente di Jules Bianchi

Mettiamola così: l’accordo sulla parola “sport” è direttamente proporzionale alla vaghezza della sua definizione. Quindi, se all’idea – generica e universalmente condivisa – dell’attività psicomotoria e della competizione ne associamo altre ben più precise e spesso meno nobili (dalle botte da orbi ai maltrattamenti sugli animali), allora la questione si complica maledettamente e genera contrasti a non finire. Fra gli specialisti come al bar sotto casa. Esiste però, un po’ per tutti, una facile via di fuga: dovete conciliare lo sport con le randellate sul cranio? Ok, parlate di sport di combattimento e il gioco è fatto. Costosi (e a volte letali) giocattoloni che fanno brum-brum? Sport motoristici. Scommessa con la Morte? Sport estremi.

Ora, non voglio entrare nel merito di una questione così dibattuta e complessa. Mi limito, molto più semplicemente, a dire la mia sulla drammatica vicenda di Jules Bianchi. Secondo me, la notizia della morte di un pilota venticinquenne dopo un terribile incidente e 286 giorni di agonia non ha niente a che vedere con la cronaca sportiva. Qui abbiamo a che fare con un asfalto fradicio percorso a folle velocità, una visibilità ridotta ai minimi termini (“Urlavo da ben cinque giri che in pista non si vedeva più nulla – dichiarò Felipe Massa – poi è avvenuto l’incidente. Incredibile”), una gru mobile che interviene a bordo pista per rimuovere una vettura da poco incidentata (la Sauber di Sutil), una safety-car che non c’è e un ragazzo francese – Jules Bianchi – che si schianta a 126 km/h contro il mezzo di soccorso. Non è finita qui: abbiamo pure una federazione internazionale che dice che è tutta colpa sua (e della sua macchina).

Sarebbe questa la cronaca sportiva? Sarebbe questo il resoconto di una competizione che sa di mens sana in corpore sano? No, secondo me questa è cronaca nera. Nera come il dolore, nera come il lutto.

Enrico Steidler

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