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Gasp non segna e Conte subisce troppo. Roma e Napoli al rovescio

C’erano una volta i dogmi, i capisaldi, le certezze. Che ti facevano sentire al sicuro o al massimo ti facevano azzeccare i pronostici. Così se pensavi a Gian Piero Gasperini pensavi ad attacchi prolifici, partite da over, attaccanti in doppia cifra. Così se pensavi ad Antonio Conte pensavi a difese rocciose, portieri da prendere al fantacalcio, difensori pronti alla loro migliore stagione.
C’erano una volta, dicevamo. E infatti non ci sono più. Perché Gasperini e Conte hanno cambiato il loro DNA, per convenzione o necessità tecnica, perché ci credono o perché gli è stato imposto. Guardate il tecnico della Roma, ad esempio. Si ritrova primo in classifica proprio con i partenopei ma ha il peggior attacco delle prime 10 in classifica: solo Como e Cremonese hanno segnato quanto i giallorossi (7 reti in 6 giornate, quanto basta per essere quasi a punteggio pieno). Gasperini, insomma, ha dovuto puntare tutto sulla difesa, che non a caso è la miglior del torneo per adesso, visto l’attacco latita: Dovbyk è ancora alla ricerca di sé stesso, Ferguson non conferma le belle speranze estive, sulla trequarti c’è solo Soulé a fare il suo lavoro, mentre Gasperini prova a recuperare Pellegrini e conta sul rientro di Dybala e Bailey. E allora si deve fare di necessità virtù: si diventa solidi in difesa, in attesa che arrivino anche i gol. E che a gennaio si possa tornare sul mercato: l’esterno sinistro d’attacco e una nuova punta restano sempre in cima alla lista delle sue richieste.
Poi c’è il Napoli di Conte, anch’esso primo in classifica, ma con una difesa più ballerina del solito. Sono 6 reti subite in 6 giornate di campionato, che diventano 9 in 8 partite se si guarda anche alla Champions League. Gli ultimi scampi di inviolabilità sono ad agosto, nelle prime partite contro Sassuolo e Cagliari. Più reti incassate, insomma, che partite. Quella che era la miglior difesa di tutta Europa è scomparsa, sostituita da un attacco che è secondo in Italia solo all’Inter: 12 reti, 14 contando la Champions.
Per migliorare, insomma, Roma e Napoli devono risolvere queste lacune. Devono lavorare sui propri punti deboli che poi, fatalità, sono i punti di forza dei loro allenatori. Ai quali però va dato atto di una cosa: il calciomercato non ha aiutato in questo senso. E se a lamentarsi deve essere soprattutto Gasperini, anche Conte ha già iniziato a lamentare qualche carenza in difesa. Perché in fondo lo sa bene anche lui: in Italia, più che l’attacco, è la retroguardia a far vincere gli scudetti.














