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La ricetta di Fonseca funziona. Suonano le sirene inglesi per Inzaghi
Un “Real ridicolo”, un “Morata che zittisce il Bernabeu”. Titolano così i giornali spagnoli il giorno dopo la vittoria del Milan sugli uomini di Carlo Ancelotti. Un sogno realizzato, un’impresa accarezzata e poi diventata realtà, una partita che ha fatto ricordare il Milan di un tempo, quello che in Europa giocava in casa, che arrivava fino in fondo, che vinceva.
Non sarà ancora a quei livelli, certo, però i segnali che sono arrivati dalle due partite più difficili dell’anno (quella contro il Real e quella contro l’Inter nel derby) sono positivi. E molti di questi si devono a Fonseca.
Le scelte giuste di Fonseca
Nel prepartita, a chi gli chiedeva se questa partita fosse simile a quella con l’Inter, Fonseca aveva risposto scegliendo il profilo basso: “Sì, eravamo sfavoriti allora e siamo sfavoriti adesso”. Testa bassa, pressione tutta sugli avversari. Una delle tante scelte azzeccate, come quella sulla gestione Leao, di cui vi avevamo parlato nei giorni scorsi. “A Monza non ho fatto giocare Royal, Musah, Tomori e Leao perché avevo già studiato il Real e sapevo cosa fare”. Così il portoghese ha ripagato sul campo (“Può fare la storia del calcio, è nettamente più forte di tutti noi” ha detto Alvaro Morata) e adesso la frattura sembra ricucita.
Scelte, idee, progetti. Ma soprattutto tempo. Quello che a Milano viene garantito a Fonseca. Quello che non sempre viene utilizzato nel mondo del calcio.
E se Inzaghi salutasse l’Inter?
Lo diciamo subito: le sirene di cui parliamo sono passate. Ma come tutti gli allarmi, però, possono tornare. E a mettere il dubbio è stato lo stesso Inzaghi, in conferenza stampa, quando ha raccontato: “Quello della Premier è un calcio affascinante, non nego che ci sia stata la possibilità in passato. Sia quando ero alla Lazio che da quando sono all’Inter, ma stavo bene alla Lazio e sto bene all’Inter. Quello inglese è un calcio affascinante e che intriga, ma al momento sto bene all’Inter. Poi per quel che riguarda il futuro non ho certezze”. Il suo nome era finito sul tavolo dei dirigenti del Tottenham, che scelsero invece Ange Postecoglou. L’idea era venuta al Liverpool, che doveva risolvere la questione dell’eredità di Jurgen Klopp, poi andata ad Arne Slot. Adesso l’ultimo avvicinamento è quello del Manchester United, che prima di virare su Ruben Amorim per sostituire Ten Hag aveva sondato il terreno con l’Inter.
Troppo presto, troppi discorsi aperti, troppi obiettivi da centrare. Ma le vie del calcio, lo diciamo spesso, sono infinite. E a giugno chissà che non sia arrivato il momento di salutarsi.