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“Che barba!” – Mazzarri, le scommesse, la chiusura delle curve e i cori laziali

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Nasce una nuova rubrica su Sportcafe24.com. Senza pre-avviso, senza 9 mesi di attesa, ma concepita in un colpo di fulmine. O di testa, starà a voi giudicare. “Che barba!” in realtà è una frase che l’autore della rubrica sente spesso dire, riferita all’incolta (ma variabile) barba cresciuta ormai da qualche tempo. Ma al tempo stesso, complice la tv di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, è anche diventata un’espressione per dire: “Che noia”, rimanendo aldiquà rispetto al limite della volgarità. Ed è questo il senso di tutto ciò, dire: “Che noia”. Per quello che succede nel nostro (e non solo) calcio, sui campi ma anche fuori. Perchè ho deciso che da oggi ve lo dirò io, sempre con più insistenza: “Che barba!”.

MAZZARRI E GLI ALIBI POST-PARTITA – Stucchevole, persino scontato e ripetitivo. Walter Mazzarri ha sempre un alibi, sempre qualcuno a cui dare le colpe. E di solito è l’arbitro. Una palla che scotta, da passare a qualcunaltro per evitare di bruciarsi. Nel match contro il Napoli becca 4 gol dalla sua ex squadra ma “la prima ammonizione di Alvarez non c’era”. E, forse, ha anche ragione. Ma il ragazzo, ammonito, ha commesso un fallo di mano ingenuo interrompendo l’azione avversaria: no comment. Nel senso che non ha commentato. Non c’è errore, sbagliano gli altri. Una squadra che ha una media di 1.5 gol subiti a partita e sei punti in meno dell’era Stramaccioni sembra quasi non avere colpe. E’ (anche) questione di mentalità. “Abbiamo fatto una buona partita”, con 4 gol subiti. Figuratevi se avessero fatto una brutta partita. Prigionieri, di un’idea. Quella per cui le colpe sono sempre degli altri. Che barba!

Che barba! Gennaro Gattuso, ex calciatore del Milan

Che barba! Gennaro Gattuso, ex calciatore del Milan

SCOMMESSOPOLI – E’ scoppiato di nuovo scommessopoli. E tutto, o quasi, si ribalta.  Tra chi era giustizialista, per partito preso, e oggi si riscopre garantista, e chi ha fatto il percorso inverso per sputare su Gattuso o Brocchi, ancora per partito preso. E ritorna quel succedersi di mezze notizie, di sfumature oscure e di tante carte. Non ho la voglia di approfondire, nè la presunzione di volerla fare. Ponendomi nel mezzo tra il torto e la ragione, guardando con cinico distacco il massacro del tirar fuori i nomi prima di analizzare la situazione. Nomi che poi rimangono macchiati. Tra mister X, mister Y, e mister C. Nel senso di “Chi?”. Boh, ma tizi che si aggirano dalle parti di Milanello e ricevono gli accrediti dai calciatori, come se fosse niente. Se qualche calciatore non sa a chi dare gli accrediti io sono disponibile, per carità è per darvi una mano. Tanti lati poco chiari, ed evito, a parte un sarcasmo spicciolo per non prendersi troppo sul serio, di addentrarmi. Ma state pronti, si sale sulla giostra: “E’ innocente”, “No, è colpevole”, “Che schifo!”, “Da Gattuso non me l’aspettavo”. Che barba!

IL TEATRO DELL’ASSURDO – Modello inglese. Lo dicono e lo propinano in ogni salsa i perbenisti del calcio. Quelli del: “tutti seduti e ordinati”. Sono nato e cresciuto con una cultura diversa, con quella italiana. Ho cercato di prenderne il buono: i tifosi del Trapani che invadono Milano per la Coppa Italia, i tifosi del Lecce che applaudono la retrocessione in Serie B, i tifosi del Palermo che applaudono i tifosi del Lecce dopo una sconfitta che costa la promozione in  A, i tifosi della Samp che cantano mentre vivono il dramma sportivo della retrocessione. Mi piace questo calcio, e mi piacciono i derby. Per lo spettacolo, per la sovrastruttura coreografica, per tutto quel che si respira nell’aria mentre le squadre entrano in campo. Ma i tifosi dell”Inter, per il momento, sono squalificati. Curva Nord chiusa per discriminazione territoriale: troppo grave offendere i tifosi napoletani. Stessa sorte per laziali e romanisti, questi ultimi addirittura colpevoli di aver cantato “rossoneri carabinieri”, interpretato dal giudice Tosel come “rossoneri squadra di neri”. Ecco, vorrebbero il modello inglese, lo stadio come un teatro. Per il momento sono gli unici protagonisti di un teatro triste, un dramma, visto da questa parte. Il teatro dell’assurdo. Che barba!

FASCISTI SU MARTE E ALL’OLIMPICO – I tifosi laziali nel corso di Lazio – Livorno si segnalano per i cori fascisti eseguiti in una partita definita da più parti derby politico. L’ennesima dimostrazione di come il calcio possa distaccarsi dalla parte più bella del calcio. Dalla propria anima. E ritornano le strumentalizzazioni e qualche coro che, per evitare equivoci, non è moralmente scorretto ma illegale. Che barba!

Giuseppe Andriani

 

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