Champions League
Milan, due mesi per la Champions: la “mission impossible” di Allegri
Unico sopravvissuto alla mattanza di Champions, il Milan, dopo la sofferta qualificazione contro l’Ajax, si interroga sulle sue prospettive future. Per quasi due mesi i rossoneri potranno concentrarsi solo sul campionato con un unico obiettivo: cercare di ridurre il distacco di 14 punti che li separa dalla zona Champions. Per centrare l’obiettivo, però, qualcosa deve cambiare nell’atteggiamento con cui i rossoneri affrontano le gare di campionato, ma anche nell’assetto tattico della squadra. Analizziamo punto per punto, i problemi dei rossoneri.
DIFESA DA SISTEMARE – Non c’è alcun dubbio che la difesa del Milan sia un vero e proprio colabrodo. In campionato i rossoneri hanno subìto 23 gol, un’enormità. Principali imputati di questo disastro difensivo è certamente la coppia Zapata-Mexès la cui media voto è ben sotto la sufficienza. Ma il (basso) valore della coppia titolare del Milan, che si conosce da tempo, non basta a spiegare l’ecatombe di gol subiti. Hanno pesato anche gli infortuni di Abbiati: Gabriel, promosso da terzo a secondo portiere ha dimostrato di essere un secondo Neto, alternando topiche clamorose a buone parate. E, come se non bastasse, l’infortunio di De Sciglio, ha privato i rossoneri dell’unico terzino “puro” in rosa, facendo diventare la fascia sinistra rossonera, territorio di conquista. L’Innesto di Ramì a gennaio e il recupero di De Sciglio possono essere importanti per dare maggior solidità dietro perché senza una difesa solida è impensabile fare strada nel campionato italiano.
TROVARE UN ASSETTO OFFENSIVO STABILE – Allegri quest’anno ha provato tanti di quei moduli offensivi da poterli giocare alla lotteria: dal 4-3-3, al 4-3-1-2 passando per il 4-3-2-1 e addirittura il 4-4-2. A tradire il tecnico sono stati tutti gli attaccanti, da Balotelli in giù. Ora Mario sembra (e sottolineiamo sembra) aver messo la testa a posto e il Milan ha ritrovato un punto di riferimento importante in avanti. Non si vive però di solo Balotelli e dunque, Allegri deve trovare la formula ideale per sfruttare al meglio gli uomini a sua disposizione. Assodato che El Shaarawi quest’anno vive un calvario a livello d’infortuni, al tecnico rimangono due soluzioni: insistere su Matri (fino ad ora un flop colossale), o, puntare dritto sul 4-3-2-1 con Balotelli punta centrale e Kakà e Birsa (in attesa di Honda) dietro a Balotelli.
Con l’innesto di Honda e il ritorno a pieno regime di El Shaarawi, Allegri opterà per un 4-2-3-1, sfruttando tutto il potenziale offensivo a sua disposizione per tentare la scalata alla zona Champions. Contro la Roma però, con un solo trequartista a disposizione, data l’indisponibilità di Birsa, Allegri dovrebbe dare l’ultima chanche a Matri. Se fallisse anche lunedì, per l’ex juventino sarà dura provare a risalire nelle gerarchie da gennaio in poi.
CRESCITA MENTALE – C’è poi un aspetto che non è tattico, ma mentale. La squadra deve crescere a livello di personalità. Nel Milan ci sono molti calciatori che credono di giocare in una squadra di medio bassa classifica e non in un club di prima fascia come quello rossonero e affrontano quindi le gare molli e privi di carattere. Un nome valga per tutti: Montolivo. Quest’estate Allegri e Galliani gli hanno dato la fascia di capitano (togliendola di fatto ad Abbiati) perchè intendevano responsabilizzarlo maggiormente e farne il faro del futuro Milan. La cosa non ha pagato. La sciocca espulsione contro l’Ajax del numero 18 rossonero per poco non è costata l’eliminazione dalla Champions del Milan e ha dimostrato una volta di più che l’ex viola non ha il carattere e la personalità per guidare un club di prestigio. Questo Milan, insicuro e impacciato, ha bisogno di qualcuno che lo guidi e lo prenda per mano. Non necessariamente uno che gridi in mezzo al campo, ma un giocatore di cui i compagni possano fidarsi, che sappia incoraggiarli e abbia le qualità tecniche e/o caratteriali per tirarli fuori da situazioni difficili. L’identikit porta dritto a Kakà, non a caso promosso vice capitano dei rossoneri, ma anche a De Jong che, in ogni gara dà l’anima, risultando sempre tra i migliori. Il Milan ha bisogno che tutti i suoi elementi sputino l’anima e capiscano cosa vuol dire indossare la maglia rossonera, non solo in Champions, ma anche in campionato. L’assalto alla zona Champions quest’anno è molto più difficile rispetto agli anni passati, perché la concorrenza è aumentata, ma il Milan ha il dovere di provarci fino alla fine e per farlo deve iniziare a giocare da vera squadra, come finora non ha mai fatto.
Davide Luciani