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La rivolta dei “Forconi”: due facce diverse della protesta che infiamma l’Italia

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Poliziotti insieme ai manifestanti

E’ iniziata: la rivolta dei Forconi, movimento di protesta nato in Sicilia, è esplosa in tutta Italia, con notevoli disagi nelle principali città per il trasporto e per le normali attività quotidiane. Ma per la prima volta la rivolta non ha solo significato violenza e scontri tra manifestanti e poliziotti, bensì in molti casi è stata simbolo di una situazione sociale difficile da sopportare per molti, a partire dagli stessi poliziotti che erano in servizio per arginare l’ondata di protesta.

COSA NON VA

Purtroppo come al solito ci sono stati scontri privi di un significato logico tra una frangia di manifestanti , se così si possono chiamare i violenti, e le forze dell’ordine. Probabilmente infiltrati, decisi come al solito a sfogare la loro rabbia repressa addosso alle forze dell’ordine, o semplicemente accorsi per poter menare un po’ le mani. Torino è stata la città più calda da questo punto di vista: scontri violenti si sono infatti registrati sia in piazza Castello, centro nevralgico del capoluogo Piemontese, sia a Porta Palazzo. Nel secondo luogo in particolare si annotano danneggiamenti alle attività commerciali della zona: in particolare un gruppo di manifestanti ha raggruppato dei carrelli della spesa di un vicino supermercato e poi ha acceso il fuoco.

COSA VA

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  Se come al solito i violenti si sono fatti notare, c’è però da segnalare che non sempre la protesta è sfociata in scontri tra poliziotti e civili: in molti casi, al contrario, le forze armate si sono simbolicamente tolte casco e guanti come gesto di solidarietà verso i gruppi che protestavano pacificamente. In un caso addirittura un cordone della Polizia si è unito alla marcia dei manifestanti, scatenando cori e applausi a favore dei corpi di polizia. Anche in piazza Castello a Torino, palcoscenico purtroppo anche di scontri in precedenza, le forze dell’ordine (nello specifico Polizia e Guardia di Finanza) si sono tolte i caschi e si sono unite alla protesta. Simbolo di un popolo che non ne può più di tasse e aumenti del costo della vita quando a governare c’è una casta che vive nel lusso. Finalmente forse si è arrivati alla consapevolezza che i poliziotti non sono i nemici contro cui combattere, ma anzi, esattamente come chi scende in piazza, sono i primi ad essere costretti a vivere con stipendi al limite del ridicolo, nonostante svolgano un ruolo fondamentale per l’intera società.

Jacopo Gino

Classe '94, studente presso la facoltà di giurisprudenza di Torino. Aspirante giornalista, cerco di unire qualità nella scrittura, nuove idee e, quando serve, una buona dose di ironia. Perché leggermi? Perché non scrivo mai cose banali e cerco sempre di proporre nuovi spunti interpretativi sui temi di cui parlo

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