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Il ministero vuole fare ricorso per il metodo Stamina. La “soap” della sofferenza
Il ministero della Salute e l’Avvocatura dello Stato stanno valutando se fare ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio, sul comitato scientifico che aveva bocciato il metodo Stamina. A renderlo noto sono state fonti dello stesso ministero.
OBIETTIVITA’ NON GARANTITA – A pronunciarsi sul ricorso di Vannoni è stata la sezione Terza Quater, che ha fissato l’11 giugno l’udienza di merito. Per i giudici è innegabile – si legge nell’ordinanza – che la Fondazione ha, come dice lo stesso ministero nella memoria depositata il 30 novembre 2013, ideatò il metodo Stamina, con la conseguenza che la stessa è legittimata ed ha interesse ad impugnare i provvedimenti che ne inibiscono la sperimentazione. Stamina si era rivolta al Tar contestando la composizione del Comitato scientifico, considerata illegittima essendo stati nominati componenti che già prima prima dell’inizio dei lavori, avevano espresso forti perplessità e accese critiche, sull’efficacia scientifica del metodo . Il Tar, quindi, ha ritenuto il ricorso oltre che ammissibile anche provvisto di sufficiente fumus, non essendo stata garantita l’obiettività e l’imparzialità del giudizio, con grave nocumento per il lavoro dell’intero organo collegiale.
COSA E’ STAMINA – La vicenda oggi nota come metodo Stamina, riguarda la cura di soggetti, per lo più bambini, nati con gravi patologie neurologiche molto rare. Si tratta di bambini che hanno drammaticamente scarse previsioni di sopravvivenza. Il metodo Stamina non ha mai ottenuto un brevetto, non ha un protocollo, non è mai stato sperimentato dalle agenzie del farmaco e del Servizio Sanitario Nazionale. E’ un trapianto di cui Davide Vannoni, padre di Stamina, conosce la procedura e chi si oppone a rendere pubblico il metodo.
LA STORIA – Con una potente campagna mediatica veicolata soprattutto sul web il gruppo Stamina e Medestea hanno ottenuto un decreto (approvato al Senato il 9 aprile scorso) che nei fatti liberalizza la loro cura, che non è protocollata né sperimentata, a spese del servizio sanitario nazionale (costi tra i 500 milioni e un miliardo). Il 20 maggio la Camera modifica il testo del 9 aprile: solo chi è già in cura (circa venti bambini) potrà continuarla sotto la responsabilità del medico prescrittore. Escluse quindi le oltre 15mila richieste già arrivate alla onlus Stamina. Dal primo luglio per 18 mesi le persone in trattamento, saranno sottoposte ai controlli e alla verifiche dell’agenzia del farmaco, del centro nazionale trapianti e del Servizio sanitario nazionale.
La comunità scientifica internazionale teme che l’Italia, se non mette paletti chiari alla sperimentazione, possa creare un pericoloso precedente nelle campo delle cure con le staminali lasciando spazio allo sciacallaggio di società senza scrupoli. Nel frattempo, comunque, il dicastero si sta muovendo anche su un’altra strada: sta cercando, infatti, di costituire nel piu’ breve tempo possibile il nuovo Comitato che dovra’ valutare il metodo Stamina.
Giuseppe Folchini