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Roma, ecco perché la corsa dei giallorossi si è fermata
La Roma non conosce mezze misure. La squadra di Garcìa è passata dal record di dieci vittorie consecutive, ad una striscia di quattro pari di fila. Perdendo 8 punti in quattro partite nei confronti della Juventus. La flessione della Roma è dovuta a diverse cause che ora andremo ad analizzare.
ASSENZA TOTTI – E’ indubbio che l’infortunio di Totti ha pesato parecchio nell’economia della Roma. Le cifre del resto non mentono. Con il capitano in campo la Roma ha segnato 20 gol in 7 partite alla media di quasi tre gol a gara. Senza di lui i gol sono calati drasticamente: 7 reti in 7 gare. I giallorossi solo contro il Napoli hanno segnato più di un gol, grazie alla doppietta di Pjanic, tra l’altro con due calci da fermo (punizione e rigore). Da allora la Roma non è riuscita a segnare più di un gol, rimanendo a secco contro il Sassuolo. Può la sola assenza di Totti spiegare questo caldi drastico di marcature? Può se la squadra manca di un bomber. Se si esclude Borriello, e in attesa di Destro, i giallorossi in avanti schierano centrocampisti polivalenti (Florenzi), ali veloci ma prive di killer instict (Gervinho), e seconde punte alquanto discontinue (Ljajic). L’’unica persona in grado di unire tutti questi elementi era proprio Totti, perché il capitano riusciva a guidare il reparto offensivo, dettando l’ultimo passaggio. Inoltre, muovendosi da finto centravanti, si portava dietro sempre un paio di difensori, favorendo così l’inserimento dei centrocampisti. Senza di lui, la squadra si è come smarrita, perdendo la via della rete e, di conseguenza, punti preziosi.
MANCANZA DI ALTERNATIVE – Altro problema dei giallorossi è la mancanza di alternative. La Roma ha una rosa ristretta e, non a caso, Garcìa opera sempre gli stessi cambi. Questo significa che, nel momento di flessione fisiologica di uno o più elementi, la squadra ne risente più del dovuto, con conseguente impoverimento del gioco. Non è un caso che i cambi tecnici a gara in corsa siano sempre gli stessi e se ieri Garcìa, in un momento delicato della gara, è stato costretto a gettare nella mischia, Ricci, un primavera. Anche se la Roma ha solo il campionato a cui pensare, non è credibile che possa lottare fino alla fine per lo scudetto o anche solo per un posto Champions con una rosa tanto ristretta. Per questo a gennaio occorrerà investire per dare al tecnico delle alternative credibili, specie a centrocampo, dove, dopo il quartetto Pjanic-De Rossi-Strootman-Bradley, c’è il vuoto.
PRESSIONE DELL’ AMBIENTE – Infine c’è il fattore ambientale. Roma è un’ambiente che si esalta e si deprime facilmente e questo genera pressioni superiori rispetto a qualunque altra città. Così, al minimo segno di crisi, al minimo torto arbitrale, parte una caccia alle streghe che finisce per togliere serenità alla squadra, spingendola a innervosirsi e facendole perdere quella serenità e convinzione nei propri mezzi, che è la vera forza dei grandi team. Quindi, la squadra deve rimanere calma, evitando inutili isterismi e l’allenatore deve essere colui in grado di tenere le redini della squadra, isolandola da tutto. Per fare un esempio, è indubbio che contro l’Atalanta, Canini abbia commesso un fallo da rigore, non sanzionato, ma è altrettanto vero che Garcìa ha sbagliato a tenere fuori contemporaneamente Pjanic e Ljajic, gli unici giocatori dotati di fantasia e che potevano dare il cambio di marcia alla squadra, come si è visto appena sono entrati. La Roma la prossima settimana sarà attesa da una gara fondamentale contro la Fiorentina. Per non perdere ulteriore terreno dalla Juventus è necessario che i giallorossi ritrovino quella serenità e quella convinzione nei propri mezzi che li hanno portati a centrare dieci vittorie di fila, magari provando nuove soluzioni che permettano di sfruttare le potenzialità della rosa in assenza di Totti. I giallorossi hanno dimostrato di avere i mezzi per poter fare un grande campionato, ma per continuare il cammino di crescita intrapreso in estate, occorre che tutti si sforzino di migliorare degli aspetti, sia dentro che fuori dal campo.
Davide Luciani