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Lo scaccia-Incubi: Kakà, il Milan è nelle tue mani
Il Milan non vinceva da 44 anni a Glasgow, al Celtic Park. L’ultima volta ci pensò Pierino Prati, in uno 0-1 del 1969. Un altro Celtic, un altro Milan, un’altra epoca calcistica. Ma pur sempre una vittoria che, in un periodo così complicato per i rossoneri, profuma di impresa e avvicina il Milan agli ottavi di finale di Champions League. Adesso, basterà non perdere mercoledì 11 dicembre a San Siro contro l’Ajax. Contro il Celtic abbiamo assistito ad un’altra grandissima prestazione di Kakà, anima e cuore di una squadra sull’orlo di una crisi di risultati, oltre che di nervi. Il ritorno del nr.22 a Milanello, alla luce di quello che sta dimostrando sul campo, è stato un vero capolavoro.
KAKA’, L’ANCORA DI SALVEZZA – Un professionista esemplare, un fuoriclasse come pochi in circolazione capace ancora di emozionare tutti gli amanti di questo sport. Gli ingenerosi commenti del post-partita di Torino-Milan (lo sfortunato esordio con infortunio che lo ha poi tenuto fermo per circa un mese) di gente che non vedeva l’ora di poter dargli del “bollito” lasciano il tempo che trovano: in pochi mesi Kakà è riuscito a smentire tutti prendendosi sulle spalle un popolo che non ha mai smesso di amarlo e che lui stesso ha dimostrato di amare più di ogni cosa. Ha accettato di dimezzarsi lo stipendio pur di rivestire la maglia rossonera, ha chiesto alla società la sospensione dello stipendio stesso durante il periodo dell’infortunio riscontrato ad inizio stagione, si è presentato ai cancelli di San Siro dopo Milan-Genoa per parlare ai 300 ultras infuriati per un mercato insufficiente e per una serie di prestazioni oggettivamente di scarsissimo livello (14 punti in 13 partite di Serie A, una media punti da retrocessione). Veramente nessuno, adesso, può negarlo: Kakà ha ancora tantissimo da dare al calcio e non poteva esserci un leader migliore per il Milan in quella che sembra essere la stagione più delicata dell’era berlusconiana.
Luca Fede