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Le figure barbine di Buffon, il Milan dei miracoli e il mutamento genetico del Napoli
Pubblicato
7 anni fa|
Editor
Modestino Picariello

Overvaluation oggi: Gianluigi Buffon è il simbolo della crisi delle difese italiani
Da che mondo è mondo e da che calcio è calcio, ogni protagonista del pallone ha sempre avuto il suo marchio di fabbrica: figuriamoci se potevano mancare per le nazionali che non perdono occasione per tirarli fuori e punzecchiarsi a vicenda. Tra i più famosi l’Inghilterra che ha il campionato più antico del mondo ma non sa vincere un mondiale neanche a pagarlo (ah no, quello sì…), il Brasile che dalla cintola di centrocampo in giù non esiste, i portoghesi che hanno 3500 centrocampisti dai piedi buoni ma si sono dimenticati che a calcio vince chi la butta dentro e infine gli italiani. Noi siamo sempre stati quelli del catenaccio, del “primo non prenderle”, della tattica che ti limitava l’estro dei campioni ma ti registrava la difesa come un orologio svizzero. E anche quelli di un campionato sempre meno competitivo e spettacolare.
IL FALLIMENTO DELLE FRASI FATTE – Ma poi? Beh, poi guardi i freddi numeri e scopri che negli ultimi anni in serie A c’è stato un crescendo di marcature e che non si è mai segnato tanto come quest’anno. Alla 12a giornata, infatti, sono ben 338 il gol complessivi della serie A, sopra la media dei principali campionati europei e cifra record per quello italiano che segna un +18 rispetto alla passata stagione (“drogata” dalla presenza di un certo Zeman sulla panchina della Roma) e una crescita esponenziale nel numero dei gol. Ma a noi che siamo innamorati del “think lateral” e che crediamo che ci sia fin troppo da scoprire nel rovescio della medaglia, un dato non sfugge: le difese italiane non sono mai state così perforate!
LE CAUSE: LA CRISI DELLE GRANDI… – Merito (o colpa) di un profondo riassetto della geopolitica del calcio, che solo il tempo potrà rivelare come transitorio o definitivo: innanzitutto cadono le grandi (difese) delle passate stagioni. La Juventus di Conte tira un po’ il fiato dopo due stagioni a mille all’ora, espone Buffon a figure barbine e fatica ancora a trovare il perfetto equilibrio. Non inganni la scia del campionato, frutto di più di un risultato contestato, soprattutto contro le piccole, mentre l’ultimo posto in Champions fa scattare più di un allarme da regolare in questa sosta. L’altra (ex) grande è il Milan: la difesa Maginot dell’ultimo girone di ritorno (solo otto reti subite) e “la squadra che con Allegri ha fatto più punti di tutte le altre” (cit. Adriano Galliani prima dell’inizio di questa stagione, si accettano sfottò di tutti i tipi…) per cause molteplici cade a pezzi e la prima a subire è la casella dei gol presi, tanto che si è gridato al miracolo per uno 0-0 contro il Chievo ultimo in classifica (sic!). Da segnalare infine il mutamento genetico del Napoli che con Benitez è diventato più arrembante e poliedrico di quello di Mazzarri (a proposito, chapeau per la media gol subiti dell’Inter, l’enorme eccezione di questa statistica) e la progressiva crescita della Fiorentina che ha spostato progressivamente in avanti il suo baricentro e col solo Rodríguez che non basta a coprire tutte le falle lasciate da Cuadrado e soci
…E LA SPREGIUDICATEZZA DELLE PICCOLE – Dall’altra parte, invece, abbiamo una evoluzione delle neopromosse, che arrivano alla massima serie sempre più forti, convinte e spregiudicate. Un dato per tutti: se il campionato finisse oggi, nessuna delle neopromosse farebbe ritorno nella serie cadetta! Non si gioca più per portare via lo 0-0 in casa delle grandi ma si preferisce attaccare: la sconfitta è sempre in agguato, ma non mancano risultati clamorosi (basti pensare al Sassuolo che ferma la Roma in trasferta). Questo porta a difese più scoperte e ad un maggiore numero di gol.
GIOCO FINALE – Infine, per concludere, c’è da considerare che la difesa italiana è sempre meno forte forse anche perché sempre meno italiana: con l’eccezione della Juventus, quasi tutte le grandi si affidano a difensori stranieri; se una certa bravura difensiva era insita nel nostro DNA, la perdita del fattore italiano non può portare ad altro che ad un decadimento generale che colpisce anche la Nazionale.
Facciamo un gioco, leggiamo i convocati di Prandelli per l’amichevole di venerdì contro la Germania: Abate (Milan), Barzagli (Juventus), Bonucci (Juventus), Criscito (Zenit San Pietroburgo), Maggio (Napoli), Ogbonna (Juventus), Pasqual (Fiorentina), Ranocchia (Inter). Bene, ora leggiamo i convocati di Lippi per il Mondiale 2006: Barzagli, Cannavaro, Grosso, Materazzi, Nesta, Oddo, Zaccardo, Zambrotta. Come dice la settimana enigmistica “trova le differenze!”.
Beh, almeno ne guadagna lo spettacolo….
Modestino Picariello
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