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Pirlo, il supereroe con la barba


Andrea Pirlo
Il calcio ha tante sfumature. Una punizione fulminea, un lancio di 40 metri che finisce sui piedi del compagno posizionato, come una stella cadente (o come un desiderio espresso), un passaggio filtrante che illumina come un raggio di sole, una traiettoria perfetta disegnata come un arcobaleno. Andrea Pirlo, ha tante sfumature. Ha queste sfumature. E tralascio, volutamente, il riferimento alla proprietà transitiva tra Pirlo, le sfumature e il calcio. Per non cadere nella banalità e provare un lancio diverso. Originale, ma magari preciso.
PATRIMONIO DELL’UMANITA’ – Di calciatori bravi ne nascono (quasi) ogni giorno. Più raramente nascono campioni, ma uno come Pirlo nasce una volta ogni 20 anni, se sei fortunato. Non per il modo di stare in campo o per l’incisività sui match (impressionante anche questa), ma perchè un piede così è da considerare patrimonio dell’umanità. L’Unesco non si mobilità, Marotta nemmeno. Uno dei due potrebbe pentirsene, e di certo non è l’organizzazione non-governativa.
GLI ANNI D’ORO DEL GRANDE MILAN – I primi calci tra Flero e Voluntas, poi l’ingresso nel Brescia, squadra della sua città natale. L’Inter lo nota e lo porta alla Pinetina. Il girovagare per i prestiti, i nerazzurri che non ci credono e l’ennesimo capolavoro di Galliani che lo porta al Milan. Nel frattempo, tra un lancio e una punizione, cambia ruolo. E da un buonissimo trequartista Pirlo diventa un fenomenale regista. Nel giro di qualche anno il migliore. Il tutto coronato da due Champions, scudetti e un Mondiale.
VECCHIAIA IN BIANCONERO – Arriva infine Marotta, abile a sfruttare i rapporti non buoni, eufemisticamente parlando, con Allegri per portarlo a Torino. La rinascita della Juve, Conte, il ritorno allo scudetto e…Andrea Pirlo. Sempre presente. Tra chi dice che è finito e chi che finirà presto. Lui parla sul campo. E i piedi esprimono poesia. Anche oggi: 10-11-2013, l’ennesima perla su punizione, la ventiquattresima della carriera. Dopo una partita praticamente perfetta. Di tempo ne è passato, e ne passerà ancora. Non c’è più la faccia pulita del bravo ragazzo, ma sembra sempre più un supereroe. A lottare per l’Italia (unico italiano nella lista del Pallone d’oro e assoluto riferimento in nazionale), per il bel calcio.
Come nelle favole. E persino Superman si è adattato: nell’ultima versione cinematografica ha la barba. Sicuri che sia solo un caso?
Giuseppe Andriani
