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Ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo: Luciano Moggi vuole un altro arbitro

Calciopoli, 8617ma puntata: Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus coinvolto (da protagonista) nel più grande scandalo della storia del calcio italiano, ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro le pesanti condanne emesse nei suoi confronti dalla giustizia italiana, sia quella sportiva (radiazione a vita) che quella ordinaria (5 anni e 4 mesi di reclusione e interdizione in perpetuo dai pubblici uffici). Moggi, precisa in una nota il suo legale, avvocato Federico Tedeschini, lamenta “non solo la gravità delle sanzioni inflittegli in violazione del principio di proporzionalità ai fatti contestategli, ma contesta anche che tali sanzioni siano frutto della scelta delle autorità sportive e giudiziarie nazionali di non tutelare i diritti riconosciuti dalla Convenzione”.
Nel dettaglio, le violazioni denunciate dall’ex dg bianconero “riguardano gli articoli 6 (diritto a un equo processo), 13 (diritto a un ricorso effettivo), 14 (divieto di discriminazione), 17 (divieto dell’abuso del diritto) e 18 (limite all’applicazione della restrizione dei diritti) della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo”. Big Luciano chiede quindi alla Corte di “dichiarare la responsabilità della Repubblica italiana per le violazioni lamentate e – a titolo di riparazione – di condannare l’Italia ad adottare tutte le misure necessarie a ripristinare lo ‘status’ del ricorrente prima delle lamentate violazioni, accordandogli pure un’equa riparazione“. Per accelerare l’iter, notoriamente molto lungo, è stata chiesta “la trattazione prioritaria del ricorso ai sensi dell’art.41 del Regolamento di Procedura della Corte“.
STALIN? UN BRAV’UOMO – Al di là del suo sacrosanto diritto a far valere fino in fondo le proprie ragioni, la notizia di Moggi che si appella al tribunale di Strasburgo (47 giudici, 60 mila ricorsi all’anno) ha un che di surreale, diciamolo, e tuttavia è proprio sulla concreta realtà che fa riflettere: la strategia difensiva dell’ex dg, infatti, approfitta di un momento storico particolarmente favorevole a tutto ciò che sa di manipolazione (e più è fantasiosa e spudorata meglio è), e anche le certezze più consolidate vengono messe in discussione. Facciamo tre esempi: i campi di sterminio nazisti? Mai esistiti. L’uomo sulla luna? Una messinscena architettata dalla Cia. Calciopoli? Una farsa mediatica. Tu chiamalo, se vuoi, revisionismo. A metà strada fra lucida follia, voglia di rivincita e gioco delle tre carte, il revisionismo è come un virus dalle sembianze di sirena, è una voce che incanta, seduce e poi uccide. Solo la verità (o quel che più le si avvicina) e l’organismo contagiato, utile a diffondere ulteriormente il male, sopravvivono. Tutto il resto, a partire dal buon senso, viene letteralmente soffocato, e gli anticorpi necessari per resistere al fascino delle sirene muoiono uno dopo l’altro spalancando le porte del cervello al suo peggior nemico: la scia chimica della sotto-cultura.

La Corte europea dei diritti dell’uomo: è lì che vuole andare Luciano Moggi
IL SANTINO DEGLI ULTRA’ – Moggi si dichiara innocente, si considera una vittima del sistema giudiziario e fa quindi ricorso alla Corte europea. Indubbiamente tutto ciò contribuisce a ridare slancio a quel processo revisionistico che in patria è stato avviato da quel dì (e che spesso assume quasi i contorni del processo di beatificazione) e a prolungare artificialmente la vita dello zombie. I sostenitori, soprattutto quelli “Liberi”, non mancano, e i simpatizzanti si moltiplicano nella convinzione di aver visto la luce come John Belushi nei Blues Brothers. Folgorati sulla via di San Vittore, i discepoli del Divo Luciano si rinforzano nella fede grazie al ricorso del Maestro, e la fiammella accesa sotto alla sua immaginetta ora brilla più vivida che mai.
VOGLIO UN ALTRO ARBITRO – Moggi non è colpevole di averne fatte di cotte e di crude, quindi, e non è neppure un colpevole fra tanti colpevoli come molti hanno sostenuto fino ad oggi nel tentativo di riattizzare un orgoglio, quello bianconero, ferito a morte. Nossignori: Moggi è innocente, Egli è vittima di un complotto ordito dai servizi segreti con la complicità della Telecom e delle multinazionali del petrolio, non è che il piccolo ingranaggio di un grande meccanismo manovrato dal lato oscuro della Forza, un Potere che falsifica le prove (oltre ai passaporti), elimina per via giudiziaria i suoi avversari, colpevoli solo di essere i più bravi a fare il loro mestiere, e poi dispensa scudetti di cartone. Moggi è innocente, anzi un martire, ora, sempre e comunque vada a finire, e lo sarà a maggior ragione se la Corte osasse giudicare non ricevibile il suo disperato grido di dolore (circa il 90% dei ricorsi fa questa fine: per quanto riguarda l’Italia, nel 2012 i giudici ne hanno respinti 2693 su 2815). Con il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, infatti, Luciano Moggi ha fatto tutto quello che poteva fare per riconfermare a viva voce la sua illibatezza, e questo basta e avanza. L’esito, quando arriverà, magari il più tardi possibile nonostante la trattazione prioritaria, conta poco o niente.
Les jeux sont faits, ormai, questo è il punto, e il Maestro lo sa: la riabilitazione, quella vera, non quella plastificata ad uso e consumo dei fedeli, è una chimera, e lo è anche nella migliore delle ipotesi. Ma se il ricorso estetico (più che giudiziario) non potrà mai restituirgli la verginità perduta, è però evidente la sua utilità nello spianargli l’unica strada che gli è rimasta davanti, e che la “vittima” non vede l’ora di percorrere fino in fondo: quella della vendetta.
Enrico Steidler

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