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Napolitano teste a Palermo. Lo ha deciso la Corte d’Assise

La Corte d’Assise di Palermo, che celebra il processo sulla trattativa Stato-mafia, ha ammesso la richiesta della Procura di citare a deporre il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
“..Lei sa che di ciò ho scritto anche di recente su richiesta di Maria Falcone. E sa che, in quelle poche pagine, non ho esitato a fare cenno a episodi del periodo 1989- 1993 che mi preoccupano e fanno riflettere; che mi hanno portato a enucleare ipotesi – solo ipotesi- di cui ho detto anche ad altri, quasi preso anche dal vivo timore di essere stato allora considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”.
Questa è la parte finale della lettera che Loris D’Ambrosio, ex consigliere giuridico del Quirinale, consegnò il 18 Giugno 2012 al Capo dello Stato. Dunque, anche il consigliere D’Ambrosio avrebbe avuto dubbi su quella terribile stagione del 1992-1993. La Procura vuole chiedere al presidente Napolitano se abbia mai ricevuto altre confidenze dal suo consigliere giuridico.
ALTAMENTE RILEVANTE E CERTAMENTE PERTINENTE – Con questi aggettivi il pm Nino Di Matteo ha descritto la necessità di ascoltare la testimonianza di Giorgio Napolitano nell’aula bunker del carcere Ucciardone a Palermo, dove stamattina è ripreso il processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nos
LA TESTIMONIANZA E’ PREVISTA DAL CODICE PENALE – In quegli anni, D’Ambrosio era stato in servizio all’Alto commissariaro per la lotta alla mafia e poi al ministero della Giustizia. Secondo l’ordinanza della Corte d’assise nel capitolo su Giorgio Napolitano la testimonianza del Presidente della Repubblica è espressamente prevista dal Codice di procedura penale che disciplina infatti le modalità della sua assunzione, tuttavia deve tenersi conto dei limiti contenutistici che si ricavano dalla sentenza della Corte costituzionale del 4 dicembre 2012 e pertanto la testimonianza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, richiesta dal pubblico ministero può essere amessa nei soli limiti delle conoscenze del detto teste che potrebbero esulare dalle funzioni presidenziali, pur comprendendo in esse le attività informali.
INGROIA LEGALE DI PARTE CIVILE – In aula ha fatto la sua comparsa a sorpresa anche Antonio Ingroia, che da procuratore aggiunto è stato titolare del procedimento dalla sua origine fino al deposito della memoria conclusiva delle indagini. Ingroia, che nel frattempo si è candidato premier senza successo e ha poi lasciato la magistratura, ha nuovamente indossato la toga per rappresentare da avvocato l’Associazione tra i familiari delle vittime della Strage di via dei Georgofili, ammessa come parte civile. Per l’ex pm però non ci sarebbe nessuna incompatibilità. “Le polemiche – ha detto l’ex pm durante una pausa – accompagnano la mia vita, ma non mi interessano. Io non sono incompatibile né come avvocato né come politico però alcuni pensano che io sia incompatibile con l’Italia”.
Giuseppe Folchini
