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E’ sorta il Sole in casa Hunziker, ma è tramontata sull’Italia

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Tutto cominciò con “Daiana”. Erano i primi anni ’80, e la favola della principessa Diana Spencer (Daiana nella pronuncia inglese) scatenò una moda clamorosa ed effimera come quella degli scaldamuscoli, ma dagli effetti incancellabili. Oggi, infatti, migliaia di donne italiane si portano addosso la commozione delle loro mamme come una ciaicatrice che resiste a qualsiasi intervento di chirurgia estetica, magari associata a cognomi come Brambilla o Esposito, e non è un caso che molte di esse, portatrici sane del virus, abbiano poi affibbiato ai loro figli nomi come Maicol o Argenta. D’altra parte, oggi l’esempio viene anche dall’alto: Leone, Oceano e Vita, ecco come si chiamano i figli di John Elkann e Lavinia Borromeo. Cosa ci riserva, quindi, il futuro? Facile, qualcosa tipo ciao, piacere, io sono Nuvola”…”piacere, Fulmine. Ti va di fare due botti?”. Se non altro, faciliterà i rapporti sociali.

Michelle Hunziker e Tomaso Trussardi

Michelle Hunziker e Tomaso Trussardi

TERRA DI CONQUISTA – In un Paese (l’unico sulla faccia della Terra) in cui ci affrettiamo a cestinare la parola Moldavia perché ci hanno insegnato che nella loro lingua si dice Moldova e che quindi ci dobbiamo allineare (un telecronista della Rai arrivò al punto di dire qualcosa di molto simile a “grazie signor Moldovo per la sua utile precisazione, le prometto che non succederà più”), e in cui pronunciamo Platinì e Baratellì – qualcuno è già arrivato al capolavoro assoluto: Amalfitanò – come se niente fosse, la naturale predisposizione a farci colonizzare dal primo che passa si vede anche da queste “piccole” cose, e imporre nomi stravaganti o esotici a creature che non si possono difendere rivela quanto siano fragili, ed esposte alle intemperie, la nostra cultura e la nostra identità nazionale. Non si tratta solo di un vezzo da vip, infatti, ma di una deriva modaiola che ha trovato terreno fertile un po’ ovunque, anche se soprattutto, bisogna dirlo, laddove scarseggiano i titoli di studio.

IL NOME-TATUAGGIO – E così, in un Paese dove abbondano le Asia ma non troviamo, chissà perché, neppure un’Africa o una Cambogia, ecco che riaffiorano subito le nostre più antiche consuetudini, e il popolo si divide in opposte fazioni: esemplare, in tal senso, il caso del partito dell’acca e del movimento anti-acca, che oggi si combattono ferocemente a colpi di Christian e Cristian, Debora e Deborah, Jonatan – ma anche Gionathan, naturalmente – e Samantha. In un simile scenario, si può anche capire che la svizzera Michelle Stuzziker – come la chiama il grande Oriano Ferrari-Marco Della Noce – e il suo compagno Tomaso Trussardi decidano di chiamare Sole, sostantivo maschile, la loro splendida bimba (e in fondo è andata bene così: se fosse stato un maschietto, infatti, avrebbe rischiato di chiamarsi Galassia oppure Filipo, perché due “p”, come due “m”, sono insopportabilmente plebee, diciamolo…), ma questa inflazione di nomi-tatuaggio la dice davvero lunga su noialtri italioti e sulla nostra cultura, e non sono belle parole.

FERMI TUTTI, SCHERZAVO – Ebbene sì, lo confesso, quanto ho scritto fin qui non corrisponde al mio pensiero. In realtà, io sogno di chiamare i miei figli Eucalipto e Illinois (o Hillinois, sono ancora indeciso) perché adoro il suono di queste parole e le trovo molto più suggestive di Giuseppe o Nicoletta, tanto per dirne due. Ah, naturalmente Eucalipto è la femminuccia e Illinois il maschietto, e i loro compagni di gioco saranno il bassotto Vincent Price e il micetto Extasy. Così va il mondo, infatti, e non mi va di essere out-of-date.

Enrico Steidler

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