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Esclusiva SportCafe24: intervista a Federico Masi

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Federico Masi è una delle sorprese dell’avvio di campionato in Serie B. Ma questa volta non per le prestazioni in campo. Il difensore del Bari, infatti, ha dato vita, dopo due anni di fatiche, ad un romanzo giallo. Passionale, coinvolgente e capace di abbracciare i rami dell’amore e del mondo del calcio che lo accompagna ogni giorno della sua vita. “Masia, un calcio alla vita” è un testo che presuppone, come racconta lo stesso giocatore di Frascati prossimo ai ventitré anni (10 ottobre), il tentativo di sconfiggere anche i pregiudizi verso uno sport definito da “ignoranti”. Ecco le parole rilasciate dall’ex Fiorentina ai microfoni di SportCafe24.

Non capita tutti i giorni di vedere giocatori, anche giovani come te, scrivere un libro.

“È sicuramente qualcosa di particolare, ma è possibile. Ci sono tanti ragazzi come me che, anche facendo sport ad alti livelli, non meritano di essere iscritti nella cerchia di tanti stereotipi come quelli del giocatore ignorante.”

Studi giurisprudenza e giochi in Serie B. Dove hai trovato lo spazio per il libro?

“Sono a metà università, mi mancano due anni e mezzo per chiudere la laurea magistrale. Per scrivere il tempo c’è o comunque si trova. Ci sono periodi della stagione in cui si è oberati da impegni, quali possono essere il ritiro estivo o le feste natalizie. Ma durante una settimana-tipo, tre ore libere durante la mattina possono essere trovate tranquillamente.”

Scrittore notturno o mattutino?

“Il libro è nato di notte, ma ho continuato praticamente di giorno, tra la mattina e il pomeriggio. Ma scrivevo in base ai sentimenti, non secondo un appuntamento fisso.”

 Descrivi in poche parole questo testo.

“Intanto ti dico che anche se non l’avessi scritto io, lo avrei letto volentieri. Volevo scrivere, sin dall’inizio di Masia, un libro che avrebbe potuto interessare anche me. E ho accomunato le mie due passioni: il giallo lega, in questo caso, con il mondo dello sport e del calcio in particolare. Vengono toccate anche delle trame amorose tra l’investigatore privato e la sua ragazza, svolgendo questo un ruolo nevralgico nel ritrovare l’assassino. E poi parla del mondo che vivo tutti i giorni, definito con tanti aggettivi per cui non impazzisco. Bisognerebbe risaltare molto altro rispetto a questo continuo bisogno di rimarcare alcuni stereotipi.”

 Qual è il pregiudizio troppo “cattivo” con il calcio?

“I luoghi comuni sono due: guadagniamo troppo e siamo ignoranti. E questo non lo digerisco, onestamente. Perché magari l’attenzione generale è rivolta solamente ad alcuni calciatori che effettivamente percepiscono numeri molto alti, ma che comunque hanno meritato. Per far sì che qualcuno dia loro quelle cifre, vuol dire che il sistema è capace di permetterle. Di contro, però, ci sono 99 ragazzi su 100 che guadagnano stipendi buoni, ma non sino a quei livelli. E parliamo di ragazzi seri, di una certa stoffa come tanti che ho conosciuto. E assicuro che ci sono. Mi preme far passare questo messaggio, vorrei sfatare questo mito nei confronti dei calciatori.”

Quando hai capito di poter scrivere questo libro?

“Era un periodo buio della mia vita, precisamente dopo che mi ero rotto il ginocchio per la seconda volta. Era diventato un modo per potermi sfogare, per spostare le attenzioni su quello che era altro rispetto al valore di un infortunio sia psicologico che fisico. E così nasce Masia…”

I tuoi compagni invece, cosa hanno detto?

“Lo stanno prendendo quasi tutti. Il primo è stato De Falco, con cui ho parlato del libro proprio l’altro giorno. Parla del nostro mondo, spero possa piacere e far pensare, cercando di trasmettere qualcosa al lettore. Nella speranza che al termine della lettura, possa avere dentro sé qualcosa in più”

Per scrivere un libro serve soprattutto la passione. Avresti voglia di tornare a scriverne un secondo?

“Mi piacerebbe. Qualcosa l’ho buttata già, ma con dimensioni più rosa. Dunque è tutto escluso dal calcio. Ma per adesso sono pagine, non so se ne nascerà un libro. Ma non ho fretta, vedremo cosa succederà.” (ride)

Hai iniziato a scrivere con la consapevolezza che quello sarebbe diventato un libro o è nato casualmente?

“Io scrivevo, ma piano piano mi sono accorto che tutto poteva plasmarsi in un romanzo. E le mie scenette stavano trovando l’alchimia giusta per mettersi insieme e formare il mio “Masia”.

Si ringrazia Federico Masi per la cortese disponibilità.

Marco Fornaro

Inseguo il sogno di diventare giornalista dal 1989, anno in cui sono nato. Appassionato di ciclismo e calcio, mi impegno per raccontare il mondo dello sport da un punto di vista particolare, un po' eclettico, un po' folle.

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