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Greenpeace colpisce ancora: interrotta Basilea-Schalke 04
Pubblicato
7 anni fa|
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Enrico SteidlerLa partita di Champions League fra Basilea e Schalke 04 è iniziata da appena quattro minuti, e lo stadio è la solita bolgia di cori e incitazioni. All’improvviso, però, si alza al cielo una bordata di fischi così assordante da coprire ogni altro rumore: che sta succedendo? Un fallo da rigore per i padroni di casa non concesso dall’arbitro? La sceneggiata di qualche giocatore tedesco? Un tiraccio finito alle stelle? Niente di tutto questo: i “non mi piace” sonori sono dedicati ad alcuni attivisti di Greenpeace, che osano profanare il tempio e interrompere la sacra rappresentazione calandosi dalla copertura delle tribune e srotolando un mega-striscione contro le trivellazioni della compagnia petrolifera russa Gazprom nell’Artico. Qualcuno applaude, a dire il vero, molti continuano a cantare come se niente fosse, ma la maggior parte del pubblico mostra di non gradire affatto l’intrusione dei “pirati” ambientalisti: non abbiamo pagato il biglietto per vedere il vostro spot (questo il messaggio forte e chiaro dei tifosi), ma perché non ve ne andate a…lavorare?

Cristian D’Alessandro
TE NE VAI O NO? – Al netto di ogni considerazione sulla vicenda dei 30 attivisti di Greenpeace, fra cui l’italiano Cristian D’Alessandro, condannati a due mesi di carcere in Russia per l’assalto alla piattaforma di Gazprom nell’Artico, una cosa pare evidente: l’incursione al Sankt Jacob-Park di Basilea, concepita e realizzata per sensibilizzare l’opinione pubblica europea e mondiale sullo scellerato sfruttamento delle risorse ambientali, si è rivelata un boomerang clamoroso, un autogol mediatico sul quale urge riflettere a fondo. La sensibilizzazione, infatti, c’è stata eccome, ma non quella desiderata. Può permettersi il lusso di commettere un errore così madornale chi combatte la sua (nobilissima) battaglia usando come unica arma la strategia della comunicazione? Ed era così difficile prevedere una bocciatura così sonora? Nein, non era così difficile, anzi.
MY NAME IS HOLMES, SHERLOCK HOLMES – Il luogo, innanzitutto: persino al Festival di Sanremo sarebbe stato un azzardo, figuriamoci in uno stadio di calcio dove si gioca la Champions League. E d’accordo che la risonanza è enorme, ma anche il rischio di fare una figuraccia. Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli è una regola aurea, questo è vero, ma come tutte le regole ha le sue eccezioni. Dai, andiamo a sensibilizzare gli ultrà: ma chi ha avuto questo colpo di genio? Vale la pena di investire tempo, energie e denaro per farsi subissare di fischi? Il messaggio va a segno, o si ottiene l’effetto contrario? Ed era necessario, diciamolo, organizzare un simile evento in un clima non proprio favorevole ai protagonisti dell’arrembaggio alla piattaforma? Nein, non era necessario, anzi, era inopportuno.
CHIEDILO A GERRY – Le vicende di Murmansk e dintorni, infatti, hanno provocato numerosissime reazioni un po’ ovunque, ma tutt’altro che univoche. Ai “pirati” non manca certo il sostegno, come è giusto che sia, ma questa volta l’opinione pubblica europea non si è schierata quasi compatta al fianco di Greenpeace come in altre circostanze (le critiche, a dirla tutta, sono piovute a dirotto) e bisognava tenerne conto. Ora, considerando quanto siano vitali, per un’organizzazione non governativa come Greenpeace, il consenso e la partecipazione popolare, perché non farsi consigliare da Gerry Scotti la prossima volta? Ja, non sarebbe una cattiva idea.
P.S. Però, come sono sicuri gli stadi. E dire che questo è successo in Svizzera…
Enrico Steidler
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