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Milan, che combini? Ecco come non si vincono gli scudetti

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Max Allegri in emergenza formazione per la prima di Champions League

Max Allegri e l’ennesimo avvio sottotono alla guida del Milan

Che il Milan sia da sempre una squadra votata all’Europa piuttosto che all’Italia lo dicono i numeri. Sette Champions League, nessuno come i rossoneri nella nostra penisola, e la nomina di club più titolato al mondo. In Italia però, quando si tratta di dover affrontare ben 38 partite sempre con la concentrazione al massimo, il Milan sembra peccare di superficialità. Almeno nelle ultime stagioni, da quando sulla panchina rossonera si è seduto il tecnico Massimiliano Allegri.

PARTENZA COL FRENO A MANO – Perché, checché se ne dica, l’allenatore toscano ha un grosso punto debole. Settembre, come lo stesso Allegri ha confermato, è il suo tallone d’Achille e il Milan da ormai quattro stagioni dà avvio al campionato con il freno a mano tirato. E, a ben vedere, la situazione è andata sempre peggiorando. Nel 2010/11, appena arrivato al Milan, Allegri raccolse 5 punti nelle prime 4 gare. Risultati non malvagi, ma si poteva comunque fare meglio. I rossoneri però, dopo un avvio titubante, ingranarono la marcia e al termine del torneo festeggiarono il loro 18° scudetto con ben sei punti di vantaggio dai cugini dell’Inter. L’anno seguente la stagione rossonera iniziò peggio: 8 punti in 6 giornate, con la Juventus già avanti di quattro lunghezze. Quattro lunghezze che risultarono decisive poi al termine del campionato, quando i bianconeri trionfarono davanti al Milan proprio per quattro punti. Lo scorso anno poi l’escalation negativa è giunta al culmine: appena 7 punti in 8 giornate, con ben 5 sconfitte nel disastroso avvio (0-1 interni contro Sampdoria, Atalanta e Inter, ko per 2-1 e 3-2 in trasferta rispettivamente con Udinese e Lazio). La banda Allegri si riprese subito dopo, tanto che il Milan perse soltanto altre tre volte nelle restanti 30 giornate. Ma il catastrofico avvio compromise fin da subito la lotta per lo scudetto, con i rossoneri qualificati ai preliminari di Champions League dopo un lungo testa a testa con la Fiorentina. E così, tanto per restare in tema, anche quest’anno il Diavolo ha deciso di partire col freno a mano tirato, con la miseria di 4 punti conquistati nelle prime quattro gare. Il campionato è lungo, questo è vero, ma per vincere e arrivare davanti agli altri bisogna partire forte fin dall’inizio.

LA GRANA BALOTELLI Come se non bastasse domenica sera, nel posticipo contro il Napoli, ci si è messo pure Balotelli a complicare i piani di rimonta dei rossoneri. Non tanto per l’impegno messo in campo, considerando che spesso Super Mario si ritrova a giocare da solo contro gli avversari. Quanto piuttosto per l’errore dal dischetto e l’assurda espulsione rimediata a gara conclusa che è valsa all’attaccante tre giornate di squalifica. Perché se ormai al Milan è diventata abitudine regalare punti a destra e a manca nelle prime gare di campionato, il buon Allegri fino a qualche ora fa poteva almeno contare sull’infallibile precisione dal dischetto di Balotelli. Il che, in periodi di magra come gli ormai tristemente noti settembre rossoneri, era un buon punto da cui partire per la rimonta in campionato. Domenica sera invece Super Mario, con il Milan sotto di due reti contro il Napoli, si è fatto ipnotizzare da Reina. Finora nessun portiere era riuscito a respingere un tiro dagli undici metri dell’attaccante azzurro: 21 centri su 21 tentativi, con i soli Friedel, Hart e Sorrentino capaci almeno di indovinare l’angolo di tiro. Perché con Balotelli è così: il portiere sceglie un angolo e la palla finisce inesorabilmente dall’altra parte. Una sorta di dogma calcistico, negli ultimi tempi. Senza distinzione tra i due lati, considerando che undici penalty sono stati tirati a incrociare a sinistra e i restanti dieci a destra. Ieri sera però Reina non solo ha indovinato l’angolo di tiro, ma è riuscito addirittura a respingere il rigore. Entrando così nella ‘storia’.

Stephen El Shaarawy, se arriva Matri rischierà il posto?

El Shaarawy, dopo l’arrivo di Kakà, sembra aver perso il posto da titolare

UN MERCATO DA BRIVIDI – Il must per non vincere gli scudetti però resta sempre quello: sbagliare mosse e strategie quando si tratta di fare mercato. Perché se i tifosi rossoneri, seppur a malincuore, hanno dovuto accettare le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva in ottica pareggio dei bilanci, la campagna acquisti estivi di questa stagione ha lasciato poco più di qualche perplessità. Inutile continuare a gridare ai quattro venti di voler puntare sui giovani quando poi si cade sempre nei soliti errori. Il Milan prende Saponara perché “trequartisti come lui in Italia non ce ne sono”, ma poi decide di acquistare anche Kakà e Birsa relegando il giovane italiano in panchina. Fuori allora Boateng, perché il reparto offensivo è troppo numeroso, e i rossoneri ingaggiano Matri. Con El Shaarawy che, dopo essere stato il capocannoniere dei rossoneri la scorsa stagione, si troverà presumibilmente ai margini della squadra a causa del cambio di modulo. E allora, forse, non sarebbe stato meglio reinvestire i soldi ottenuti dalla cessione di Boateng e dalla qualificazione alla Champions League acquistando qualche rinforzo in difesa? Perché è evidente come Mexes e Zapata non siano dei fuoriclasse,  e un buon innesto nel reparto difensivo sarebbe forse stato più saggio. Avere Balotelli, Pazzini, Matri, Niang, El Shaarawy, Kakà e Robinho nella stessa rosa fa gola a molte società, ma se la difesa fa acqua da tutte le parti e a ogni calcio d’angolo c’è da farsi il segno della croce forse qualche scelta è stata sbagliata. Ecco come non si vincono gli scudetti.

Matteo De Angelis

Fin da piccolo sogno di vivere sommerso dal denaro. A 22 anni sono iscritto all'Albo dei Giornalisti Pubblicisti. Devo aver sbagliato qualcosa.

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