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Le Confessioni di Mishima: Una Maschera sul Palcoscenico

Sentimenti contrastanti si provano leggendo “Confessioni di Una Maschera” di Yukio Mishima. Facendo il punto della situazione e contestualizzando il libro all’epoca e allo scorrere della guerra, l’opera rispecchia in pieno i canoni di una letteratura tipica del Novecento e, in particolare, la narrazione che ha come protagonista un inetto. Confessioni di una maschera può definirsi un testo autobiografico, anche se l’autore non appare col proprio nome. Considerato uno dei più grandi scrittori del Giappone, Yukio Mishima arriverà al successo grazie a questo libro che lo farà affermare nel mondo della letteratura. Emerge dalla storia il racconto di un ragazzo che è decisamente combattuto da quello che è se stesso e quello che prova. I richiami di un amore omosessuale, che poi si rivelerà in realtà gelosia. Ma ancora la sensazione di amare una donna, poi l’inevitabile constatazione di non appartenenza. Il protagonista già da piccolo accusa i primi sintomi di diversità, intesa dal punto di vista emotivo e ciò lo spinge ad una crescita interiore costruita dietro una maschera. Da piccolo, strappato dalla madre, vivrà con sua nonna, una donna molto rigida e severa. Costretto alla clausura, inizierà ad avvertire i primi disagi tramite scoperte allucinanti: una donna a cavallo confusa dallo stesso in un cavaliere virile, che lo porterà a ricercare negli altri la figura dell’eroe. L’incontro con l’amico Omi che susciterà in lui i primi segni di una attrazione sessuale. La maschera da lui indossata non gli permette però di comprendere realmente se stesso e la sua attrazione. Ciò lo porterà a distinguersi continuamente e ad affrontare l’ulteriore prova: quella della attrazione per una donna. Anche questa però sarà un altro fallimento. Perché dietro la maschera si celerà sempre la sua vera identità.
