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Calcio Estero

Barça e Real, la pacchia sta per finire?

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Florentino Pérez, presidente del Real Madrid

Verrà la morte, e avrà gli occhi di un Difensore Civico. Questo, parafrasando Cesare Pavese, il destino che attende chi ha vissuto da privilegiato per oltre vent’anni grazie a una legge (a dir poco scandalosa) che ora è finita al centro del mirino dell’Ombudsman di Strasburgo, il “paladino degli oppressi” che si muove con la rapidità di una lumaca cieca ma che prima o poi arriva sempre all’obiettivo. Barcellona, Real Madrid, Athletic Bilbao e Osasuna: ecco i quattro soci del club privè più esclusivo del calcio spagnolo ed europeo, un’allegra combriccola di furbetti che dal 1990 gode di agevolazioni fiscali così vistose – e dannose per la concorrenza – da essere notate persino dalle massime istituzioni del continente. Resa l’idea?

Sandro Rosell, presidente del Barcellona. Nella foto in alto il presidente del Real Madrid Florentino Pérez

Sandro Rosell, presidente del Barcellona. Nella foto in alto il presidente del Real Madrid Florentino Pérez

PALOMAS Y BUITRES – “Ci sono colombe e avvoltoi, palomas y buitres, ma adesso è aperta la caccia”, scrive Tony Damascelli sul Giornale, e la sintesi è perfetta. I buitres, naturalmente, sono i furbetti di cui sopra, fra i quali spiccano i due club più ricchi del mondo (Real e Barcellona stando alla classifica pubblicata dalla nota società di revisione Deloitte Touche Tohmatsu), veri e propri “avvoltoi” capaci di papparsi i bocconcini più ricercati e costosi (Neymar, pagato 56 milioni di euro dai blaugrana e Gareth Bale, in procinto di approdare alla corte di Ancelotti per la modica cifra di 120 milioni) grazie al loro status di “unti dal Signore”, o per meglio dire dal Re, lo stesso che l’anno scorso si ruppe l’anca durante un safari in Botswana da 30mila euro a persona – massacrare un elefante il nobile obiettivo – pochi mesi dopo aver rivolto alla Nazione soffocata dalla crisi un messaggio natalizio di cui gli spagnoli ricordano ancora il momento più toccante: “abbiamo bisogno di rigore, serietà ed esemplarità, io stesso ho il dovere di osservare un comportamento esemplare”.

FIGLI DI UN DIO MAGGIORE – Ma qual è il trucco? Come è stato possibile dar vita a una ristretta congrega di aristocratici in un mondo di plebei? Semplice: se la squadra di calcio degli Hidalgos appartiene ai soci (più di 250mila nel caso di Barça e Real), essa allora viene considerata come una società no profit, una pia associazione senza scopo di lucro. Certo, tutto ciò è ancor più ridicolo che scandaloso, ed equivale a considerare la Federcaccia un Ente Morale; eppure è proprio questo il dozzinale espediente normativo che ha garantito (e continua a garantire) ai suddetti “unti” una posizione di assoluto vantaggio nei confronti di tutti i concorrenti, sia in casa che all’estero. Tanto per dare un’idea, ci sono club, in Europa, che versano all’erario quasi il 50% del fatturato, un’enormità in confronto al 25% dovuto da Barcellona & Co. Miracoli dell’azionariato popolare, quindi, alla faccia delle squadre qualunque, della loro volgare ragione sociale (Sad, Sociedad anonima deportiva, che corrisponde alla nostra Srl) e, soprattutto, dello Sport.

L’ADRIANO FURIOSO – Ma il bengodi sta per finire, forse. L’indagine della Commissione europea (avviata quattro anni fa in seguito alle indignate segnalazioni di alcuni club) deve ora infatti stabilire se sia tollerabile la sopravvivenza di un vulnus giuridico così macroscopico e criticato, fra gli altri, da Adriano Galliani, che da anni se ne lamenta giustamente senza destare chi di dovere dal suo torpore dorato. D’altra parte, si sa, la burocrazia è lenta e la “durata delle indagini dipende dalla complessità del caso e dalla cooperazione offerta dalle autorità nazionali“, come ha fatto rilevare la Commissione interpellata al riguardo dall’Independent, che tradotto in parole povere significa: “ragazzi, questi sono pezzi grossi e la questione è molto delicata”.

Già, come quella delle speculazioni immobiliari e di altri piccoli scheletrucci negli armadi: i fidi milionari per finanziare le campagne acquisti, ad esempio, o le benevole dilazioni dei pagamenti, i debiti con le banche, eccetera, eccetera. Insomma, il maleodorante intreccio fra Liga, finanza e politica deve essere dipanato, e prima o poi (anche grazie all’Independent) lo sarà: il giochetto è andato avanti fin troppo.

Enrico Steidler

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