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Antonio Di Natale: il modello del “Campione”
Pubblicato
8 anni fa|
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Mirko Di Natale
Antonio Di Natale, trentasei primavere e non sentirle. Il giocatore dell’Udinese è rinato negli ultimi anni, una farfalla uscita finalmente dal bozzolo in cui era, mandando in estasi tutta Udine e facendosi enormemente apprezzare non soltanto per il calciatore che è, ma per l’esempio che da dentro e fuori dal campo, lontanamente paragonabile a tantissimi suoi colleghi dai portafogli sempre pieni.
L’UOMO – Sposato con Ilenia Betti, conosciuta ai tempi di quando era calciatore nella primavera dell’Empoli, è padre di due figli, Filippo e Diletta. Mai una parola fuori luogo, sempre professionale e mai sopra le righe, mai in televisione a crogiolarsi del suo successo, Di Natale è un esempio per grandi e piccini soprattutto per il suo attaccamento alla maglia, azione totalmente scomparsa al giorno d’oggi. Si è reso protagonista di un grandissimo gesto quando, dopo la tragica morte di Piermario Morosini, adottò sua sorella portatrice d’handicap, Maria Carla, suo ultimo parente rimasto in vita impegnandosi di prendersene cura.
LA CARRIERA – Iniziò la sua carriera ad Empoli, dove in Serie B nella stagione 1996-1997 collezionò una sola presenza. Come poi riportato da Wikipedia, in quel periodo “Totò”, in preda ad una sorta di “saudade” italiana gli venne nostalgia di casa, ma furono le parole di Vincenzo Montella a riportarlo sulla retta via. Dopo 3 anni di gavetta passati in Serie C con le maglie di Iperzola, Varese e Viareggio (con il bottino di 16 gol in tre anni), Di Natale fa ritorno alla casa madre Empoli, dove nella stagione 2001-2002, grazie anche alle sue 16 marcature, porta la squadra toscana in Serie A, il palcoscenico ideale per far conoscere il proprio talento. La svolta avviene all’Udinese, che crede in lui acquistandolo nell’estate del 2004, inserendolo nel trio con Vincenzo Iaquinta e David Di Michele che porterà in quella stagione a conquistare lo storico preliminare di Champions League sotto la guida tecnica di Luciano Spalletti. Ad Udine, Di Natale comincia a prendere sempre più confidenza sotto porta, guadagnandosi inoltre la fiducia del Commissario Tecnico Roberto Donadoni che lo porta all’Europeo di Austria e Svizzera del 2008 come uno dei cinque attaccanti che compongono l’attacco dei Campioni del Mondo. Dopo la partenza di Fabio Quagliarella al Napoli, viene spostato come riferimento centrale nel tridente assieme a Simone Pepe e Alexis Sanchez, una mossa fondamentale per far esplodere le vere qualità di finalizzatore di Totò, un intuizione avuta dal tecnico friulano di allora Pasquale Marino. Nell’estate del 2010, dopo lo sciagurato mondiale in Sud Africa in cui Di Natale fu uno dei pochi a salvarsi, la Juventus lo acquistò per la modica cifra (visti i prezzi di oggi) di 7 milioni di euro dall’Udinese, che lo aveva così venduto. Ma Di Natale, uomo di sani principi, piuttosto che la carriera preferì pensare al bene della moglie e soprattutto dei suoi figli, ancora troppo piccoli e non pronti per cambiar stile di vita in modo così radicale. Un rifiuto molto apprezzato non solo dal popolo friulano, ma anche da parecchi tifosi della Juventus, un giocatore d’altri tempi per il suo modo di pensare in questo calcio fatto solo di soldi e successo.
Due volte capocannoniere della Serie A (tra il 2009 ed il 2011 57 i gol realizzati), unico calciatore italiano ad aver segnato in tutte le competizioni in un’unica stagione. Antonio Di Natale è uno dei pochissimi modelli ancora in circolazione da seguire, trasmette valori in disuso specialmente nel mondo del calcio, perché per l’appellativo di “Campione” si intende proprio questo.
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