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Princìpi e principi: Vidal e Marchisio dividono il mondo Juve
Pubblicato
8 anni fa|
Editor
Vincenzo Galdieri
Le regalità, nel mondo del calcio, sono sempre andate alla grande. Lo insegna Franco Causio, ala destra dalle movenze eleganti, alle quali deve il suo soprannome di sempre: Il Barone; Lo avvalora Diego Milito, alias il principe per i tifosi interisti; Tuona Boateng, che Prince, di nome e di fatto, per i rossoneri, se l’è fatto persino scrivere dietro la maglietta. Lo fa capire persino una squadra di calcio, la Juventus, che da sempre è chiamata con appellativi gustosi, quali Madama o Vecchia Signora, senza considerare “Regina d’Italia” e similari.
Proprio Madama, attualmente, vive un contrasto particolare a centrocampo, diverso da ogni tackle di Davids o da un qualunque duello tra Nedved e Gattuso. Il contrasto in questione si gioca tra due calciatori della stessa squadra, che definire complementari l’un l’altro per la riuscita dell’avvolgente manovra bianconera, non è affatto dir poco. All’angolo bianco c’è Marchisio, il principino della Signora(toh, un altro regale), un tizio che la trafila delle giovanili, prima dell’esordio e delle conquiste in prima squadra, se l’è fatta tutta. All’angolo nero troviamo un cileno dall’aria pop, con una cresta inusuale ed un fisico tarchiato, ma con piedi buoni ed una grinta che fanno da esempio nelle scuole calcio: Arturo Vidal.
Già, Marchisio e Vidal, Vidal e Marchisio, diversi, ma per forza complementari, unici nel loro modo di affrontare la gara, diversi nel loro modo di accarezzare la palla, opposti in quello di relazionarsi con la gente. Silenzioso e timido l’italiano; Estroverso e icona da immagine il cileno. E i paragoni, come in ogni era calcistica, si sprecano. Se Marchisio, con la pacatezza dell’impostazione, l’opportunismo sotto porta e la sapienza tattica viene paragonato a gente come Marco Tardelli e Alessio Tacchinardi, per Vidal, che abbina freddezza davanti al portiere, capacità di interdizione e cambi di impostazione precisi, ecco arrivare il parallelismo con un grandissimo lottatore del rettangolo verde, anche lui appartenuto alla Vecchia Signora, Edgar Davids.
E anche sul mercato, i due gioiellini del centrocampo gobbo, si rivelano pezzi pregiati, avvalorati dal ruolo, in cui negli ultimi anni scarseggiano costanza e capacità realizzativa. Tutti pazzi per Vidal e Marchisio. Per il cileno il Bayern ha recapitato a Torino offerte talmente principesche da far impallidire pure il City; per Marchisio, invece, s’è fatto avanti persino un giovanotto di nome Alex Ferguson, che lo aveva individuato come regalino d’addio al suo United. Ma niente. «Marchisio e Vidal rimangono a Torino, non si discute» tuonano i supporter della Vecchia Signora.
Ma, in tempi di guerra, o meglio, di crisi, economica e pallonara, la stampa medita e forse, anche volutamente, sputa sentenze senza troppi fronzoli. E allora non c’è da stupirsi se la parola «top player» qualcosa che fino a due estati fa conoscevano solo in Premier Leauge e che noi chiamavamo semplicemente «fuoriclasse», è presente su ogni titolone dei quotidiani sportivi. Naturale, dunque, è l’inevitabile toto cessione, un qualcosa che snerva i calciatori coinvolti, ma che coinvolge persino i tifosi, che oggi possono far sentire meglio la propria voce rispetto al passato grazie all’ausilio dei social network. Come tutte le cose che infastidiscono, alla lunga, nasce curiosità e nasce stupore. E se è vero che un direttore generale nel calciomercato è come un bimbo in una vasca da bagno, è anche vero che se dai il giocattolino delle voci di mercato ai tifosi, prima o poi devi aspettarti per forza che qualcosa accada, o meglio, scoppi.
Curioso quanto avvenuto in rete la scorsa settimana, quando in una discussione di una nota pagina Facebook, gli juventini hanno indicato Marchisio come cedibile, preservando invece Vidal.
Incuriosito, ho riproposto lo stesso sondaggio sulla mia pagina Facebook e il risultato non è variato, seppur in minor percentuale. Marchisio piace ed è uno juventino DOC, ma Vidal è imprescindibile e se proprio si dovesse cedere uno dei due, allora il sacrificio ricadrebbe sul ragazzo di origine piemontese. Scioccante per uno sportivo, ancor di più per uno juventino. Un tizio mi scrive: «Vidal non si cede. Ci sono dei sani princìpi».
«E il principe?» gli ribatto.
«Se arrivano trenta milioni …» mi scrive.
Possibile che gli juventini non sappiano salvaguardare Claudio Marchisio, che forse è uno dei pochi calciatori della nuova generazione davvero legato alla maglia, e vogliano sacrificarlo per acquistare il famigerato top player? Il sospetto è che Agnelli faccia scuola, ma non proprio in positivo. Forse, e che l’ironia ci accompagni, dovrebbe essere la proprietà a fare un piccolo ed ulteriore sforzo economico affinché venga acquistata una punta centrale in grado di fare la differenza. Tra le motivazioni per una probabile partenza di Marchisio, vi sono:
- Che non ha più margini di miglioramento
- Che nelle partite decisive è stato spesso oscurato, a differenza di Vidal, più incisivo e propositivo
- Che il centrocampo della Juve, con l’esplosione di Pogba, potrebbe benissimo fare a meno del suo numero 8.
Ci si ride quasi su, se si pensa al funzionamento di Marchisio nel gioco Juve. Un wrestler canadese degli anni ’90., Bret Hart, era soprannominato Hitman, cioè Sicario, per la sua capacità di compiere il lavoro sporco sul ring, di gestire il match con una certa facilità, abbinata ad una tecnica sopraffina. Il soprannome, a mio avviso, calza perfettamente anche a Claudio Marchisio, ombra silenziosa che si tramuta in colosso quando fa gol, assassino delle azioni nascenti dalle iniziative avversarie. Vero è, però, che il Principino si sia un po’ chiuso nel guscio nelle partite che contavano, in special modo in Champions Leauge. Appena sufficienti le sue prestazioni contro il Chelsea, al limite dell’insufficienza quelle contro il Bayern Monaco, dove il ragazzo, forse ha sofferto la competizione spietata con nomi non certo più talentuosi di lui, quali Schweinsteiger e Kroos.
Il sostituto, che dovrebbe essere Pogba, che a 20 anni è il fiore all’occhiello di un centrocampo collaudato ed efficace, che abbina sapienza tattica a tecnica sopraffina. Sprecarlo, sarebbe un peccato. Bruciarlo, un crimine bello e buono e metterlo titolare già la prossima stagione, a mio avviso, è una grande scommessa, non tanto per il ragazzo, tanto talentuoso quanto grintoso, bensì per le pressioni e per i ritmi estenuanti del campionato italiano, a cui Pogba si è ambientato certamente benissimo, ma dove al contempo si è visto forse stanco in alcune gare, limitato nel suo daffare e protetto da Pirlo, Marchisio, Vidal, Lichtsteiner … della serie, scusate se è poco.
Tra due stagioni il pupillo di Deschamps sarà prontissimo per un posto da titolare nella Juventus, ma per il momento rimane una riserva di lusso, una foglia d’alloro che adorna la coppa dello Scudetto(il trentunesimo, per chi non sapesse contare o per chi volesse fare finta di non capire…) e che fa sognare ad occhi aperti qualunque intenditore di quella precisa scienza fisica chiamata calcio. Si può fare a meno di Marchisio? No. Si può fare a meno di Vidal, dunque? Neppure.
Sembra banale ed egoistico, ma si può fare a meno di trenta milioni di euro, visto che questi poi, saranno ampiamente ripagati con meriti calcistici ed extracalcistici? La risposta, in questo caso, non può che essere positiva.
In principio fu Ibra, poi Suarez, successivamente Falcao, adesso Higuain … che sia lui la punta di cui ha bisogno la Juve? Il numero 9 che assicurerà ai bianconeri i gol di cui hanno bisogno e che per adesso hanno ricevuto, solo parzialmente, da un centrocampo che scavalca il reparto offensivo e che da ingranaggio diviene improvvisamente pugnale?
Ancora quei maledettissimi princìpi. Quelli che spingono a non cedere Vidal, guerriero incontrastato e campioncino in procinto di sbocciare, ma … gli stessi che invece non valgono per Marchisio, campioncino pure lui, ma meno altisonante, meno incisivo sotto porta, ma ugualmente importante e utile alla causa bianconera.
E se qualche riga fa parlavamo di regalità famose nel mondo del calcio, occorre ricordare che i princìpi vanno rispettati, ma che al contempo ai … principi va portato un certo rispetto. Specie se finiscono la gara sempre con la maglietta sudata e gli stinchi pieni di lividi.
Matteo Iacobucci
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