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Antonio Conte, l’uomo dei sogni bianconeri
Pubblicato
9 anni fa|

TORINO, 7 MAGGIO – A cinque minuti dal termine di Cagliari-Juventus, con i bianconeri che conducono sul 2 a 0, lo stadio esplode in un boato liberatorio. Antonio Conte è in piedi davanti alla sua panchina, chiede conferme ai collaboratori. L’inter ha segnato il quarto gol e ormai i giochi sono fatti. Conte non resiste più, si toglie di dosso gli abiti stretti dell’allenatore serio e si lascia andare nell’esultanza più spontanea. Esulta da capo ultras, alzando le braccia per incitare il tifo: lui, innamorato della sua Juve di cui è prima tifoso che allenatore.
LA CARRIERA – Antonio Conte nella Juventus ci ha giocato per 13 anni, vincendo tutto il possibile, conquistando la fascia di capitano e diventando il guerriero simbolo di una squadra capace di dominare in Italia come in Europa. Si ritirerà dal calcio giocato nel 2004, in tempo per osservare da sufficientemente lontano le umiliazioni che la sua squadra subirà con calciopoli. Ma Antonio se ne va da Torino con un sogno che è anche una promessa: tornare nel capoluogo piemontese da allenatore, per continuare a vincere anche in giacca e cravatta.
Nelle stagioni successive, dopo una breve esperienza a Siena e ad Arezzo, Conte ottiene i primi successi da allenatore a Bari, conquistando una salvezza tranquilla prima e una incredibile promozione in Serie A poi. A Bari lascia il segno, e se ne va a testa alta ricevendo il premio Panchina D’Argento per la stagione. L’anno successivo si trasferisce alla corte dell’Atalanta, dove le cose non vanno bene e Conte si dimette dopo 13 partite. Poi arriva l’estate. La Juventus in piena crisi è in cerca di un allenatore e i giornali parlano di un possibile matrimonio tra il club torinese e Antonio Conte: falso, perchè la Juve sceglierà Luigi Del Neri. La delusione per il tecnico leccese è forte, per quanto una panchina bianconera la ottenga comunque, a Siena. Lì si gioca la serie B, perchè la società toscana è appena retrocessa: Conte non si perde d’animo e costruisce una squadra vincente, che termina la stagione al secondo posto, centrando la promozione.
LA JUVENTUS E LA STORIA – Nell’estate 2011, esonerato Del Neri, la Juventus decide finalmente di puntare su Conte. A Siena comprendono bene quanto il tecnico sia attratto dalla sua ex squadra e lo congedano con il più bello degli addii, tra mille ringraziamenti e complimenti. Quando Conte arriva a Torino trova una squadra che non ha più scheletro ne dignità: lui sorride ai fotografi, si rimbocca le maniche e inizia a lavorare. Aiutato dalla “nuova” società di Andrea Agnelli e Beppe Marotta sceglie nuovi giocatori giovani e con grandi doti atletiche, non facendosi mancare nemmeno la tecnica (Pirlo su tutti). Sceglie di iniziare la stagione con il suo caratteristico 4-2-4, ma le cose non vanno come vorrebbe: Vidal così non troverebbe spazio, e Pirlo deve necessariamente restare al suo posto. Passa al 4-4-2, concedendosi il 4-3-3 e concludendo con il 3-5-2. Cambia spesso, non dà riferimenti agli avversari e le incursioni dei terzini sono devastanti per le difese nemiche. Solleva Bonucci dalla “depressione dell’errore” e lo trasforma in un Pirlo della difesa, permettendogli di impostare il gioco mentre Barzagli e Chiellini offrono prestazioni eccezionali tanto che il reparto che a inizio stagione appariva come il più scricchiolante diventa invece il punto di forza: solo 19 le reti subite. Il centrocampo è senz’altro tra i migliori d’Italia e Conte affida il controllo del gioco a Pirlo, affiancandogli due guerrieri infaticabili come Marchisio e Vidal. Volendo trovare un neo nella stagione finora perfetta, si ricade nella questione del reparto offensivo. Tranne Vucinic, autore di un campionato a corrente alternata ma comunque globalmente più che positivo, gli altri attaccanti sono stati costretti a un grande sacrificio di copertura, giungendo al gol troppe poche volte. Conte lo sa, e certamente troverà una soluzione anche a questo, magari pescando nel mercato delle punte.
IL FUTURO – 41 partite senza mai perdere, record anche in Europa, gioco spettacolare e appena 19 reti subite in 37 gare di campionato. Il lavoro che Antonio Conte è riuscito a fare in un solo anno, è quello che non ha funzionato con i vari Ferrara, Zaccheroni e Del Neri. Conte ha saputo risollevare psicologicamente una squadra che per due anni consecutivi era stata spedita al settimo posto in classifica, ha selezionato i giocatori uno per uno e ha costruito una squadra compatta, dove non si è sentito nemmeno il più piccolo sussulto di protesta, nessuno deluso, nessuno che applaudiva ironicamente. Tutti concentrati sull’obiettivo scudetto, tutti a remare nella stessa direzione. E Conte il capitano coraggioso, quello che ci ha sempre messo la faccia. Ha subito critiche, insulti pesanti e gratuiti; qualcuno ha pure provato a prenderlo per i capelli, e chi ha orecchie per intendere intenda. Dopo un campionato da protagonista, è davvero difficile immaginarselo lontanto da Torino, dove proverà a vincere il più possibile anche l’anno prossimo. Perchè Antonio Conte da Lecce non ha paura di nessuno finchè porta i colori bianconeri, e ora ha pure uno scudetto per difendersi.
Matteo Brutti
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