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Borriello, un gol per ricordare Fortunato

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Andrea Fortunato, giovane terzino bianconero scomparso diciassette anni fa

C’era un motivo in più per dare il meglio, ieri, in una gara col sapore dolce dello scudetto. Il 25 Aprile, infatti, rievoca tra Vinovo e dintorni ricordi tutt’altro che felici. In questa data, infatti, si fermava il giovane calendario di vita di Andrea Fortunato, promettente terzino bianconero stroncato dalla leucemia. Era il 1995. Diciassette anni esatti dopo, una nuova giovane Juventus, quella del compagno Antonio Conte, batteva il Cesena con un gol di Borriello, e dedicava giustamente alla sua memoria non solo il bellissimo gol (il primo in bianconero dell’attaccante napoletano) col valore di tre punti, ma anche uno scudetto che pare avvicinarsi sempre più alla bacheca bianconera. Allora come oggi, la Juventus inseguiva una nobiltà perduta. Allora fu gestito male il dopoPlatini, oggi è Calciopoli l’origine di tutti i mali. Allora il demiurgo era Marcello Lippi, e l’odierno allenatore era il medianaccio di una Juventus al tempo stesso operaia e spettacolare. Andrea Fortunato faceva parte a pieno titolo di quel gruppo di campioni. Si era rivelato giovanissimo con le maglie di Pisa e Como, per poi fare faville nella prima stagione di Serie A con la maglia del Genoa. La grande stagione in rossoblu valse al terzino salernitano la chiamata della Juventus di Trapattoni, dai tempi di Cabrini alla ricerca di un terzino sinistro che potesse continuare la grande tradizione bianconera del ruolo. Il giovane Fortunato inizia alla grande la sua avventura bianconera, corredandola anche con l’esordio in Nazionale, concessogli da Sacchi nel settembre del 1993. Il volo sembra inarrestabile, quando nella Primavera del 1994 scoppiano i primi problemi. Un inspiegabile calo fisico toglie a Fortunato la maglia della Nazionale per i Mondiali americani e l’affetto dei tifosi bianconeri, inviperiti per l’improvvisa picchiata del rendimento del terzino. Nel maggio dello stesso anno, l’amara verità: non si trattava di “scarso impegno”, come contestatogli dai tifosi, ma di una forma acuta di leucemia linfoide. Un male terribile, che spegne il sacro fuoco di un ragazzo di appena ventitré anni. Le prime cure sembrarono dare effetto positivo, con tanto di ritorno in gruppo per la trasferta contro la Sampdoria, il 26 febbraio del 1995. Due mesi dopo, una polmonite faceva abbassare le già compromesse difese immunitarie di Fortunato, causandogli una morte atroce e crudele. Era il 25 aprile del 1995. Toccante, al funerale svoltosi a Salerno, il saluto del capitano Gianluca Vialli: “Ti credevamo invincibile. In questi undici mesi sei stato un esempio per noi, per come hai saputo affrontare problemi veri, non quelli legati a semplici vittorie o sconfitte, con coraggio e serenità, forza e determinazione. Ti abbiamo voluto bene, ti portiamo nel cuore. Onore a te, fratello Andrea Fortunato.”  Diciassette anni dopo, la squadra bianconera ricorda ancora quel maledetto 25 aprile, con un gol-scudetto, un’altra Juventus nuova e vincente tutta da dedicare al giovane terzino scomparso agli albori del grande ciclo di Marcello Lippi. Gli fu consacrato lo scudetto vinto pochi mesi dopo, e mai troppo furono i rimpianti per una vita ed una carriera da grande uomo e calciatore spazzata via troppo prima del momento giusto. Il ricordo, oggi, è ancora vivo: Borriello l’ha alimentato, e noi tutti non possiamo fare altro che guardare il cielo e sperare che, nel grande campo di calcio del Paradiso, il fratello Andrea sia ancora felice rincorrendo un pallone.

 

Alfonso Fasano

La redazione del magazine che ha fatto la storia del giornalismo sportivo online moderno

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