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Calciomercato Milan: via Pato, via Robinho, dentro Drogba e magari Matri

MILANO, 18 DICEMBRE – Via Pato, via Robinho, dentro Drogba e magari Matri. L’equazione in casa Milan potrebbe essere questa.
Fa sorridere l’idea di un Pato ceduto al Corinthians per 15 milioni di euro dopo il rifiuto di numerose offerte faraoniche nel corso degli anni ma, visti i continui infortuni del Papero, il tempo della pazienza a Milanello è finito.
La cessione di Robinho, invece, era preventivata già in estate ma il mancato arrivo di un rimpiazzo all’altezza (ovvero non Ze’Eduardo) in rosa ha portato al congelamento di ogni tipo di trattativa. I rossoneri hanno vissuto un avvio di stagione shock ma Allegri ha trovato in casa il bomber per sostituire Ibrahimovic, cioè il giovanissimo El Shaarawy. Con il passare delle giornate anche il gioco della squadra si è adattato alle caratteristiche del suo nuovo bomber. E’ effettivamente il caso di tornare al passato? L’arrivo di Drogba molto probabilmente porterebbe a un nuovo utilizzo dello “schema Ibra”, ovvero palla in avanti alla prima punta e poi ci pensa lui o a segnare o a mandare in gol i centrocampisti. Per una squadra che sembra intenzionata ad affrontare un viaggio di rifondazione puntando sui giovani, non sembra la soluzione ideale.
CONTA L’EUROPA? – Per Juventus e Milan, Drogba potrebbe essere un “attaccante di categoria” e la categoria in questo caso sarebbe la Champions League. Drogba in Europa ha segnato la bellezza di 34 gol in 69 partite, poco meno di un gol ogni 90 minuti. Ma ha vinto solo una coppa.
Le proposte dell’entourage dell’ivoriano sono di un contratto in scadenza 2015 (quando le primavere per Didier saranno la bellezza di 37) e una cifra intorno ai 5 milioni di euro netti all’anno. Moltiplicati per due anni e mezzo fanno 12 milioni e mezzo, che, per effetto delle tasse, diventano 25 per le casse delle società e, pur risparmiando sul costo del cartellino, è comunque un investimento non di poco conto su un giocatore classe 1978.
Per il nostro calcio è un bivio anche di natura culturale: meglio prendere top player a fine carriera o costruire i top player del futuro? La storia recente e passata del nostro calcio ha già fornito la propria, impietosa, risposta.
Vincenzo Arnone
