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Overvaluation – Keirrison: quando l’approdo in un top team non realizza un sogno, ma un incubo

CURITIBA, 16 NOVEMBRE – Il sogno nel cassetto di ogni ragazzo che inizia a dare i primi calci al pallone, che inizia a sentire l’odore dell’erba fresca dei campetti nuovi o che si fa il suo primo taglio cadendo sul fango, sul cemento o sull’argilla pur di rincorrere quel pallone, è quello, un giorno, di poter diventare un professionista. Non importa che non si sia dei fenomeni, non importa il non avere conoscenze dall’alto o l’aver già passato la (ridicolissima) soglia d’età secondo la quale puoi essere considerato una giovanissima promessa: chiunque abbia dato un calcio ad un pallone rincorre il sogno di poter indossare una prestigiosa casacca ufficiale affianco ai migliori campioni del momento negli stadi più belli d’Europa. Chi non ha mai fatto un dribbling spettacolare personificandosi per un attimo in Messi? Chi non ha mai fatto un passaggio eccezionale credendo di avere scritto il nome ‘Iniesta’ dietro la propria maglietta? Insomma, chiunque inizi la propria carriera da giocatore quasi per scherzo nelle giovanili di un club sconosciuto giocando in campetti orrendi sotto una pioggia torrenziale, immagina un giorno di poter mettere le proprie abilità alla prova nei club più prestigiosi del mondo: Real Madrid, Barcelona, Manchester United, Chelsea sono solo qualche esempio citabile tra i club più famosi e importanti al mondo in cui ogni giovane scalpitante giocatore vorrebbe essere tesserato. In teoria è così per tutti. Ma non sempre. Perché ci sono storie in cui il lieto fine, che in questo caso equivale all’approdo in uno dei team sopracitati, è in realtà solo l’inizio di un incubo tutt’altro che lieto; questa è la storia di Keirrison de Souza Carneiro, in arte semplicemente Keirrison.
BRUCIANDO LE TAPPE – La storia di K9 – questo il soprannome di Keirrison – è simile a quella di molti giovani giocatori brasiliani: nato praticamente con un pallone nella culla, coltiva il sogno di diventare il nuovo figlio della generazione di talenti brasiliana già dalla più tenera età. A Dourados, città del Mato Grosso meridionale dove è nato K9, inizia a dare saggi del suo talento. Grazie anche ad un padre severo che esigeva da lui la perfezione dentro il rettangolo di gioco, Keirrison inizia ad incantare tutti nelle categorie giovanili della sua regione, segnando valanghe e valanghe di gol. Tant’è che le sue prestazioni finiscono nelle videocassette dei club più importanti del Brasile, dal Fluminense al Santos. E la reazione di ogni osservatore e dirigente che si trovi a guardare la cassetta è sempre la stessa: stupore e bocca spalancata fino al pavimento. Inizia una vera e propria guerra tra le migliori società del Brasileirao per accaparrarsi questo piccolo fenomeno; a spuntarla, alla fine, è il Coritiba, che dopo averlo provinato, lo mette sotto contratto quando il giovane Keirrison è ‘ormai’ un sedicenne. K9 viene spedito nelle giovanili del club, dove, nonostante un fisico non proprio strutturato e la nostalgia di casa, continua a far faville: capocannoniere in tutti i campionati giovanili di categoria e numeri realizzativi da capogiro, che lo porteranno presto al grande salto, quello della prima squadra. Il 2 febbraio 2006, a soli 17 anni, il giovane Keirrison non solo fa il suo esordio da titolare tra i professionisti, ma siglerà anche la prima delle sue tantissime marcature in Brasile, contro l’ADAP Galo Maringà. Sarà l’inizio di un lungo ed emozionante viaggio per Keirrison che, accompagnato dall’allenatore Marcio Araujo, farà impazzire a domicilio le difese di tutto il Brasile: nonostante un serio infortunio al ginocchio che lo terrà fuori dai campi di gioco per diversi mesi, nel giro di due anni si consoliderà come una delle migliori giovani promesse del Brasile. Ma dal presente comunque già roseo: grazie alle sue 65 reti in 100 presenze, fa salire il suo club di appartenenza nella massima divisione brasiliana. La sua stella continuerà a brillare anche nella Serie A Brasiliana, dove, trasferitosi nel frattempo in uno dei club più prestigiosi del Paese – il Palmeiras – , a forza di gonfiare la rete confermerà l’enorme fama ormai costruitasi sulle gracili spalle di questo giovane bomber: 24 reti in 39 gettoni collezionati sono un biglietto da visita niente male. Biglietto da visita che, nel frattempo, inizierà a circolare anche in Europa.
L’APPRODO A BARCELLONA E I PROBLEMI DI BENFICA – Ormai era sotto gli occhi di tutti: sulla giovane superstar del momento vi si erano posate le mani del calcio che conta, ovvero dei club più prestigiosi del vecchio continente. Arrivano offerte dai migliori campionati, dalla Premier League alla Serie A alla Liga. Proprio in quest’ultimo campionato alla fine Keirrison deciderà di approdare. E non in un club qualsiasi: il Barcellona ha offerto 15 milioni di euro al Palmeiras per il cartellino di K9; offerta prontamente accettata dal club brasiliano. Keirrison era dunque pronto al salto più grosso della sua vita: in Europa si gioca un calcio completamente diverso, ma valeva davvero la pena di provare, soprattutto se a tesserarti è il club –forse- più potente al mondo, quel Barcellona per il quale ogni giocatore farebbe carte false per entrarci in rosa. Consapevole di avere un gran talento in rosa, ma cosciente anche di non volerlo bruciare, vista anche la sua giovane età, il Barça decide di girarlo subito in prestito al Benfica. K9 accetta la destinazione: anche lui era consapevole di dover crescere per meritarsi la maglia da titolare in un club così importante, decidendo dunque di approdare in un club sicuramente dalla grandissima tradizione, ma in questo momento storico decisamente meno ambizioso. Sarà l’esperienza più brutta e disgraziata per la carriera del giovane Keirrison, la cui crescita calcistica viene completamente fermata dalla mancanza di fiducia che il club portoghese riporta in lui: chiuso da Oscar Cardozo, non vede praticamente mai il campo, collezionando in totale 5 presenze e nessuna rete. La meta portoghese doveva essere la sua rampa di lancio per un posto da titolare tra i fantastici 11 catalani, ma alla fine si rivelerà solo un pozzo senza fine dal quale K9 non riesce più a risalire.
CADUTA IN DISGRAZIA E RITORNO IN PATRIA – L’esperienza al Benfica condizionerà non poco il giudizio dei club europei, partendo dal suo club di appartenenza spagnolo, sul giovane brasiliano, sfiduciato dopo l’anno terribile a Lisbona. Allora, per riprendere vitalità e fiducia nei propri mezzi, e soprattutto per cercare di risalire dal pozzo, Keirrison prova a prendere la strada che porta a Firenze: affascinata dal suo talento, la Fiorentina ottiene le prestazioni di Keirrison in prestito per un anno dal Barcellona, col diritto di riscatto a fine stagione fissato all’incirca sugli otto milioni di euro. I tifosi della viola sono eccitati dalle potenzialità di questo baby prodigio, fin’ora davvero troppo sfortunato in questa sua avventura europea. Ma, purtroppo, a Firenze non andrà molto meglio. Gioca poco, solo 10 presenze per lui, e segna ancor meno: tre reti all’attivo (delle quali una all’Inter) sono davvero troppo poco per meritarsi una riconferma tutta italiana. Così, tra le annate 2010 e 2011, deluso da questo sogno mai realizzatosi appieno e dalle promesse mai mantenute da parte del Vecchio Continente, l’ancora giovane -22 anni son pochi tutto sommato – Keirrison torna in Brasile. Ma l’impressione ormai è che K9 si sia completamente smarrito: neanche nella terra che lo ha consacrato come futura nuova stella del panorama mondiale riesce a tornare quel bomber che emozionò mezza Europa. Nel Santos e nel Cruzeiro, rimanendo comunque sotto contratto col Barcellona, colleziona poche presenze e pochi gol; quasi stanco di essere considerato solo una promessa e mai diventato una realtà, Keirrison sembra aver perso la fiducia di tutti coloro pronti inizialmente a puntare su di lui. Barcellona in primis. Che quest’anno ha deciso di mandarlo nel suo club originario, il Coritiba, fino alla scadenza del suo contratto coi Blaugrana. Un destino infimo e bastardo per Keirrison: lì dove tutto era iniziato, tra promesse e sogni, ora sembra essere tutto finito; una fiamma che diventa una fiammella flebile e pronta a spegnersi, senza ormai alcuna aspettativa di sfondare ancora nel calcio che conta.
LA CORSA ALL’ORO BRASILIANA – Davvero un peccato. E’ quello che mi sento di dire a riguardo di questo giocatore, dalle potenzialità più che notevoli. Affascinato dal sogno di una maglia da titolare nel Barcelona come un bambino spensierato che in una notte d’estate insegue una luminosa lucciola, Keirrison rimane intrappolato dal suo stesso sogno, dal quale ne uscirà con le ossa completamente rotte. Fa male pensare alla storia di questo giovane e sfortunato talento, soprattutto pensando che alla fine non è stata per nulla colpa sua: ha avuto così poche occasioni da parte dei club proprietari del suo cartellino, che non ha avuto neanche il tempo di sfruttarle a pieno. E’ un problema di tempistica: se punti su un giovane troppo presto rischi di bruciarlo, se lo fai troppo tardi questo si sfiducerà e non renderà come da pronostico. E’ quello che è successo a Keirrison: per lui sembrava essere sempre troppo presto, anche per quel Barcelona di cui tanto bene si dice nell’ambito dell’utilizzo dei giovani. Proprio l’approdo nei catalani alla fine risulterà decisivo nella corruzione della carriera di K9: arrivato forse troppo giovane in blaugrana e chiusissimo in avanti dai vari Messi ed Eto’o prima e Messi, Pedro e Villa poi, il giovane brasiliano non giocherà mai una partita ufficiale in maglia blaugrana. Ma Keirrison è solo uno degli esponenti del mercato fallimentare svolto dal Barcelona di Guardiola di questi ultimi anni: basti pensare, per esempio, ai vari Chygrynskiy e Ibrahimovic, per i quali la società spagnola ha speso una fortuna per poi rimandarli al mittente pochi mesi dopo. L’unica colpa che si potrebbe attribuire a K9 è di aver accettato la meta catalana senza pensarci su due volte, senza pensare alle eventuali conseguenze e non considerando la possibilità che forse fosse ancora troppo giovane per una maglia così larga; ma, onestamente, chiunque al suo posto avrebbe fatto lo stesso. La colpa è di questi club europei affetti dalla ‘sindrome della brasilianità’, ovvero questa caccia al talento sudamericano, rappresentata dall’eccessiva fretta da parte di queste società di ingaggiare qualsiasi giocatore che sappia fare un palleggio in più degli altri. Una vera e propria corsa all’oro, seguendo la credenza che ogni giovane 16enne brasiliano possa essere un fenomeno: anche per Keirrison è stato così. Attaccante dall’ottimo potenziale, ma bruciato dalla frenesia dei top team di ricercare il prossimo Romario o Ronaldinho. Per Keirrison è stato così. Quando seguire un sogno, equivale entrare in un incubo.
A cura di Giovanni Nolè
