Football
Materazzi: “Mourinho è stato il numero uno”
MILANO, 13 NOVEMBRE – Marco Materazzi uomo vero. Ed è stato cosi anche ieri sera quando l’ex difensore dell’Inter, nonché Campione del Mondo con la Nazionale nel 2006 e Campione d’Europa con i nerazzurri nel 2010, era ospite del programma di Italia 2, “Undici” condotto da Pierluigi Pardo. Tanti gli argomenti affrontati da Matrix: corsa scudetto, i momenti più importanti della sua carriera, gli ex allenatori, Milan ed il futuro. Andiamo con ordine.
La corsa scudetto. Ecco il Matrix pensiero: “L’Inter può vincere lo scudetto, fermo restando che la Juventus resta la squadra da battere, la favorita. Nella sconfitta contro l’Atalanta vanno analizzate anche le defezioni che Stramaccioni aveva in difesa: quando trovi la quadratura del cerchio e ti mancano due elementi come Ranocchia e Samuel non è facile; provate a togliere Barzagli e Chiellini alla Juventus. Soprattutto Ranocchia sta dimostrando di voler crescere a livello caratteriale: il primo anno l’ha fatto bene, poi, complice la presenza di Lucio, ha giocato poco. Alla fine, il brasiliano ha deciso di andare alla Juventus, dove tra l’altro non gioca, e ha liberato Ranocchia, che ha dimostrato, fin dalle prime partite, le sue qualità.” Sul famoso 5 maggio, giornata dolora per i nerazzurri, quello dello scudetto perso contro la Lazio, dice: “C’è chi gode per il 5 maggio 2002, quando con l’Inter perdemmo lo scudetto all’ultima giornata a vantaggio della Juventus, e chi gode per il 14 maggio 2000: giocavo a Perugia e vincemmo contro i bianconeri su un campo impraticabile, facendogli perdere la testa del campionato. Nel 2002 abbiamo pianto io e Ronaldo, due anni prima lo avevano fatto loro: è il calcio. Forse all’Olimpico pensavamo di avere già vinto, non avevamo la testa”.
Parla poi dei momenti più belli della sua carriera: “Il gol nel derby contro il Milan è uno dei più belli: dopo anni di insulti a mia madre mi sono sfogato verso i tifosi rossoneri. Venni espulso e mi diedero 10 mila euro di multa. Quando mi presentai dal giudice per il ricorso, i miei avvocati mi suggerirono di dire che in realtà il mio gesto non era rivolto ai tifosi del Milan. Io, invece, lo dissi perché era giusto così, e mi fecero uno sconto, anche se in realtà la squalifica avrebbe dovuto essere tolta del tutto. Mi misi anche la maschera di Berlusconi, ma non fu uno sfottò cattivo: quando sentii il presidente al telefono ci ridemmo sopra assieme; è stata la stampa a criticarmi, tenendo fede all’etichetta che mi ha attaccato per tutta la carriera. L’altro momento fondamentale della mia carriera è il Mondiale 2006: non eravamo favoriti, ma sapevamo di poter vincere: lo spirito di gruppo ha sconfitto ogni avversità”.
Non può mancare un giudizio sugli allenatori che sono transitati in nerazzurro. Qualcuno ha fatto la storia, qualcun altro non ne è stato capace pur avendone le potenzialità: “Mancini è nella storia dell’Inter, anche se sceglieva quasi sempre Sinisa Mihajlovic, anche quando non era al cento per cento. Mourinho è stato il numero uno: il suo segreto era far sentire tutti coinvolti nel progetto. A Madrid, quando mi ha detto che se ne sarebbe andato, gli ho risposto: «Mannaggia a te che mi lasci con Benitez!». Scherzi a parte, sapevo che, andato via lui, non saremmo più stati li stessi. Con Benitez non mi trovai bene: avevo attaccato sul mio armadietto le prime pagine dei giornali con i momenti più importanti della mia carriera: l’Inter di Mourinho e la Nazionale di Lippi. Lui li tolse: pensava di sapere tutto, ma uno che fa così ha paura pure della sua ombra”.
Sulla crisi del Milan: “Secondo me i giocatori del Milan hanno un po’ paura di giocare in casa, con la pressione che ti mette addosso San Siro, e, purtroppo per loro, non hanno le qualità per uscirne”. Su De Rossi, Matrix dice: “De Rossi ha sbagliato nel derby, ma ha chiesto scusa. Sta passando un momento difficile: secondo me dalla società non dovrebbe essere nemmeno trattato come Tatchidis. Ad agosto era incedibile e ora valuterebbero eventuali offerte”.
Il gioco principale del programma è quello di realizzare un ”Undici” dei propri sogni, ed ovviamente Matrix non si sottrae. Ecco la sua formazione: “Julio Cesar, Maicon, Cannavaro, Materazzi e Chivu in difesa. Gattuso, Stankovic, De Rossi a centrocampo, con Cassano e Zidane dietro a Eto’o”. tutti si meravigliano dell’inserimento di Zidane, e Materazzi spiega perché: “Ha un posto nel mio cuore: mi ha fatto vincere il Mondiale. Non penso più alla testata: penso solo al momento in cui ho alzato la coppa. Comunque mi sarebbe piaciuto giocarci assieme, è uno dei primi cinque la mondo. Non ho messo nella mia formazione Ibrahimovic e Balotelli, ma darei al primo voto 10 e, al secondo, 11 perché alla sua età, Mario è più decisivo”.
Conclude parlando dei suoi progetti futuri. Per il momento vive a Perugia, però: “Faccio l’imprenditore nel mondo dell’abbigliamento, ma contemporaneamente sto frequentando il corso da allenatori di Coverciano: magari tra un paio d’anni qualche presidente ci casca…”.
Massimiliano di Cesare
