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La Caduta degli Dei

Ronaldo: storia di una leggenda, dalle favelas a Fenomeno

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È il 18 settembre 1976, Rio de Janeiro: sperduto in una qualunque favela brasiliana, nasce una leggenda. Luis Nazario da Lima, per tutti Ronaldo: “Fenomeno“, col tempo, diverrà il suo secondo nome e segno di riconoscimento (anche per distinguere il brasiliano dall’omonimo Cristiano). Ma nella memoria di chi ha vissuto quegli anni, purtroppo pochi per la sfortuna che ha più volte colpito il ragazzo, lui rimane il “vero” Ronaldo. L’unico ed inimitabile. Quasi a voler rivendicare un orgoglio ed al tempo stesso la fortuna di averlo potuto ammirare: per chi è stato capace di salire sul tetto del mondo con la propria Nazionale, ma soprattutto un riconoscimento verso chi è riuscito a diventare il n.1, cadere e rialzarsi, tornando di nuovo ed essere il più grande di tutti. Questa è la storia di Ronaldo, il Fenomeno: uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi.

DALLE FAVELAS A USA94: A 17 ANNI VINCE I MONDIALI

Quello che si è soliti chiamare un “predestinato“. La sua storia è ricca di aneddoti ed eventi incredibili che ne hanno segnato la sua vita calcistica e non. Uno su tutti: Ronaldo ha 15 anni, deve sostenere il suo primo provino professionistico per la società São Cristóvão. A quel tempo gioca nel Valqueira e nel Social Ramos, due squadre di calcetto della sterminata periferia di Rio, dove tira i suoi primi calci al pallone. Marina la scuola per andare agli allenamenti e di conseguenza anche quel giorno è sprovvisto dei soldi necessari per pagarsi il biglietto del pullman: è l’allenatore del São Cristóvão a finanziargli quel primo ticket utile a sostenere il provino.

È immediato il passaggio nel calcio che conta: lo acquista il Cruzeiro, e ad appena 16 anni conclude la stagione nel massimo campionato con 12 gol in 14 partite. Indimenticabile la sua tripletta che decide il derby con l’Atletico Mineiro. Questi numeri, impressionanti per un sedicenne, gli valgono la chiamata nella selezione juniores allenata da Jairzinho (campione del mondo del Brasile di Pelè nel 1970) prima, ma soprattutto la convocazione per i Mondiali di Usa 94′ poi. Ronaldo non disputa neanche un minuto in quella spedizione che vide i verdeoro aggiudicarsi i Mondiali ai rigori contro l’Italia: ma il Fenomeno ha 17 anni, ed il solo fatto di essere parte di una Nazionale Campione del Mondo è indicativo di quali fossero le prospettive di quel ragazzo dai grossi dentoni.

R9 ARRIVA IN EUROPA: PSV E L’ANNO D’ORO AL BARCA

L’estate successiva al trionfo verdeoro è quella dello sbarco di Ronaldo in Europa. Direzione Olanda, sponda Rotterdam. Il Psv sborsa 6 milioni di dollari per il futuro Fenomeno: una spesa ben ripagata vista la media impressionante fra gol e partite giocate. 55 reti su 57 match, e Coppa d’Olanda nella sua seconda stagione, che vede l’inizio del calvario di Ronaldo e delle sue ginocchia. Quell’anno riesce a giocare solo 13 partite realizzando 12 gol e contribuendo alla conquista della coppa nazionale. Ma ciò è sufficiente affinché il mondo intero si accorga di lui: ed è il Barcellona di Van Gaal (e del vice-Mourinho) ad aggiudicarselo per una cifra pari a 30 miliardi.

I numeri sono pazzeschi: 47 reti in 49 partite ufficiali, di cui 34 gol in 37 presenze nella Liga, che gli valgono il titolo di Pichichi (record solo recentemente battuto da Leo Messi). Il Fenomeno qui vince una Supercoppa di Spagna, Coppa del Re e Coppa delle Coppe. La prima affermazione internazionale arriva grazie ad un suo gol in finale contro il Psg. Ma sorgono problemi con la dirigenza, la voce gira e qualcuno in Italia coglie l’occasione al volo. Il Bel Paese sta per abbracciare una delle più grandi meraviglie che questo sport abbia mai dato alla luce.

RONALDO ALL’INTER: TRA AMORE FOLLE E TRADIMENTO

È il 25 luglio 1997: Massimo Moratti strappa Ronaldo al Barcellona pagando l’intera clausola rescissoria, pari a 48 miliardi delle vecchie lire, più 3 aggiuntivi di indennizzo stabilito dalla Fifa. L’entusiasmo nella presentazione di San Siro che accoglie il brasiliano sarà solo l’inizio di un amore lungo 5 anni. Una passione viscerale, tra il mondo neroazzurro ed il giocatore, che porterà una squadra media a raggiungere la vetta in Italia e in Europa. L’Inter quell’anno raggiunge risultati incredibili, tenendo conto della forza della sua rosa.

Arriva prima il trionfo a Parigi in Coppa Uefa contro la Lazio, un secco 3-0 che porta la firma del Fenomeno nell’ultima e storica rete in cui supera Marchegiani con un marchio di fabbrica: un duplice doppio passo entrato nella storia come una delle immagini più note della videoteca calcistica. Poi, il secondo posto in campionato, nell’anno dell’epico scontro Iuliano-Ronaldo. Qui si chiudono le speranze di titolo dell’Inter, ma anche buona parte delle gioie di Ronaldo con la maglia neroazzurra.

Dall’anno successivo ha inizio l’incredibile calvario che il brasiliano affronterà lungo l’arco della sua intera carriera. È tutto inizia con quella discesa, anch’essa tristemente nota, di Ronaldo dagli scalini dell’aereo che riportò il Brasile in patria dopo la finale persa con la Francia. Riguardo la sera precedente la partita girano numerose leggende fino alle più estreme: rischiò la morte per alcuni, principio ischemico per altri. Il Pallone d’oro comunque conquistato a fine stagione è la sola soddisfazione del brasiliano di lì ai successivi 4 anni.

È il 21 novembre 1999, Inter-Lecce: Ronaldo si procura una lesione del tendine rotuleo del ginocchio destro. Sei mesi di stop, il ritorno in campo il 12 aprile 2000 all’Olimpico per la finale d’andata di Coppa Italia con la Lazio: il Fenomeno torna in campo. Sei minuti, coast to coast con Couto, doppio passo e crack. Lo stesso ginocchio cede di nuovo, e questa volta la lesione è completa.

Intervento a Parigi, oltre un anno di stop e carriera a rischio: qui inizia la lenta rinascita di Ronaldo, che darà luogo alla sua leggenda. Il finale di campionato lo vede andare a segno per ben 7 volte, ma di quelle settimane rimarrà impresso soltanto il suo pianto in panchina nel giorno fatidico del 5 maggio. Era l’ultima gara in maglia nerazzurra, dopo 49 gol in 68 partite: il resto è storia.

Ronaldo vince da assoluto protagonista i Mondiali di Corea a Giappone, doppietta in finale e Brasile pentacampione. I tifosi neroazzurri attendono a Milano il ritorno del loro idolo, ma il Fenomeno prende una strada diversa.

UN FENOMENO REAL: RONALDO TORNA IN SPAGNA

Una trattativa lunga un’intera estate, fra l’incredulità di alcuni, e lo sdegno di altri. Incomprensioni con Cuper tanto forti da oltrepassare l’amore morboso di tutto il mondo interista nei suoi confronti, e di un Presidente che lo aveva trattato come un figlio negli anni più bui.

Quello di Ronaldo dall’Inter al Real Madrid resta impresso nella storia come uno dei trasferimenti più discussi e sofferti (da parte dei tifosi). 40 milioni di euro più Solari: quasi il doppio di quanto speso nel 1998 per prelevarlo dal Barcellona. Ma nessuna cifra può risanare quella ferita aperta e che tutt’oggi scotta. Quella cessione nega un’altra gioia a tutti i tifosi neroazzurri: vedere Ronaldo sollevare nel teatro di San Siro il suo secondo pallone d’oro, frutto di un Mondiale vinto grazie ai suoi gol.

Il primo anno vince subito la Coppa Intercontinentale a dicembre ed il titolo della Liga. L’anno seguente arriva la Supercoppa di Spagna ed il secondo titolo di pichichi: la parentesi madrilena, non esente da problemi fisici e personali, si chiude con 177 partite e 104 gol. Appena 3 titoli conquistati in 4 stagioni ma anche in questo caso media gol pazzesca. E nel gennaio 2007 accade l’impensabile: per i tifosi interisti il peggio doveva ancora venire.

IL TRADIMENTO DEL SECOLO: RONALDO VESTE MILAN

Se dopo il passaggio al Real qualcuno giustifica la partenza di Ronaldo per le incomprensioni con l’allora tecnico Hector Cuper (pochi, a dir la verità), il passaggio al Milan mette tutti d’accordo. Ingrato, vergognoso ma soprattutto traditore: queste le voci più ricorrenti riguardo al brasiliano. È il 30 gennaio 2007: il Milan acquista le prestazioni del giocatore dal Real Madrid per una cifra pari a 7,5 milioni di euro più 500 mila di bonus in caso di qualificazione in Champions League (poi effettivamente raggiunta). Ronaldo debutta a San Siro l’11 febbraio subentrando con il Livorno. Ma appena una settimana dopo, all’esordio da titolare, realizza i suoi primi gol in maglia rossonera: al termine di uno scoppiettante 4-3 in casa del Siena il Fenomeno segna una doppietta decisiva per la vittoria finale.

Ma vi è una data più di tutte, destinata ad entrare nella storia della carriera di Ronaldo e del derby milanese: l’11 marzo 2007. È il grande giorno, il brasiliano torna ad affrontare per la prima volta l’Inter a 5 anni dal suo addio e lo fa con la peggiore maglia possibile per i tifosi neroazzurri. Ma il calcio si sa, è uno sport tanto meraviglioso quanto crudele e beffardo. È la metà del primo tempo, Ronaldo prende palla dalla destra, si accentra e punta la difesa avversaria palla al piede: sinistro in corsa, palla nell’angolo destro ed è rete. Il goleador brasiliano corre verso la panchina rossonera esultando al gesto di “fatemi sentire“, con le mani alle orecchie. Un invito a tutti coloro i quali non avevano smesso un solo istante di insultarlo da quando aveva rimesso piede in campo.

Il Milan quell’anno vince la Champions, ma Ronaldo non vi prende parte in virtù del regolamento Uefa che vieta ad un giocatore di vestire due maglie in Europa nell’arco di una stessa stagione. Il Fenomeno conferma però la sua media spaventosa, con 7 reti in 14 partite, e risultando decisivo per la rimonta del Milan in campionato, culminata col quarto posto. Ma ormai il fisico del Fenomeno comincia a risentire degli innumerevoli guai passati in carriera: durante la preparazione estiva subisce un duro stop per uno strappo alla coscia sinistra. Rientra a novembre ma un nuovo infortunio si abbatte su di lui. Quando sta per entrare nella partita di Champions con il Benfica subisce un risentimento al polpaccio ed è costretto ad altri 40 giorni di stop con conseguente addio al Mondiale per Club di dicembre.

Ronaldo torna il 13 gennaio 2008, Milan-Napoli 5-2: è doppietta nel giorno dell’esordio di Pato e sembra poter cominciare bene la seconda parte di stagione. Sembra, appunto. Perché quando si parla del Fenomeno è bene andare coi piedi di piombo: la sventura è spesso dietro l’angolo. E l’ultima, definitiva, arriva il 13 febbraio 2008: recupero di campionato fra Milan e Livorno. Un cross dalla destra trova Ronaldo in area, che tenta lo stacco di testa ma ricadendo poggia male il ginocchio che cede definitivamente. Questa volta è il sinistro, ma con identico risultato: rottura del tendine rotuleo e fine della carriera col Milan.

IL RITORNO A CASA ED IL LENTO TRAMONTO NEL CORINTHIANS

Il recupero dall’infortunio avviene al Flamengo, dove però il Fenomeno non giocherà mai, non riuscendo a realizzare il sogno di vestire la maglia per cui aveva sempre tifato. Arriva dunque la chiamata dal Corinthians, da poco tornato nella massima serie, dopo un interessamento poi smentito del Manchester City. I primi mesi del brasiliano sono straordinari, soprattutto tenendo conto dell’inattività lunga oltre un anno ed i 33 anni vissuti fra gioie ma anche grandi dolori fisici. Realizza 6 gol in 10 partite, di cui una doppietta nella finale d’andata contro il Santos che avrebbe assegnato il titolo paulista. Ronaldo vince il campionato e viene eletto miglior giocatore del torneo.

Comincia bene anche la stagione seguente, con la vittoria della Coppa del Brasile contro l’Internacional, segnando un gol in una delle due finali. Appena una settimana più tardi realizza una tripletta contro il Fluminense, il Fenomeno è tornato. Ma anche in questo caso, la favola sta presto per finire: il 26 luglio si frattura due dita del piede, e nel frattempo ne approfitta per sottoporsi ad un intervento di liposuzione così da rimuovere oltre 700 mm di grasso in eccesso. Torna a giocare dopo due mesi, chiudendo con 12 gol in 20 partite e rinnovando il contratto fino a dicembre 2011. La stagione successiva non ricomincia benissimo, i problemi fisici aumentano e realizza appena 2 gol in dieci partite, pur segnando nel girone di Libertadores.

Un nuovo problema “uccide” definitivamente la carriera di Ronaldo: l’ipertiroidismo. In realtà tale patologia emerse sin dai tempi del Milan, ma purtroppo i medicinali utili a debellarla sono considerati dopanti per chi svolge attività agonistica. Un brutto colpo soprattutto per i tanti che, soprattutto in Spagna, deridevano la forma fisica del brasiliano definendolo “el gordo“, alludendo ad una vita sregolata fuori dal campo. Tra fine 2010 ed inizio 2011 Ronaldo gioca, ma non segna mai. È il momento dell’addio, e della presa di coscienza più difficile: il fisico di Ronaldo chiede aiuto, non regge più. La carriera di uno dei più grandi giocatori della storia finisce in una conferenza stampa del 14 febbraio 2011.

LA SELECAO, I MONDIALI ED I RECORD: NESSUNO COME LUI

L’isola felice di Ronaldo è sempre stata la maglia verdeoro. Eccetto l’episodio pre-partita di Francia-Brasile del 1998, è con la Nazionale che Ronaldo ha costruito la sua leggenda. Èil più grande marcatore di tutti i tempi nella storia dei mondiali: meglio di Maradona e Pelè. 15 reti, uno più di Gerd Muller e Miroslav Klose. Ronnie debutta col Brasile il 23 marzo del 1994 appena 17enne contro l’Argentina: nell’amichevole successiva realizza il suo primo gol in Nazionale. Nel 1996 vince la medaglia di bronzo col Brasile alle Olimpiadi di Atlanta, nel 1997 la Confederation Cup, e due edizioni consecutive della Coppa America, nel 97′ e 99′. Il Mondiale in Francia del 98′ lo vede protagonista sino alla finale, con 4 gol e la rete decisiva in semifinale con l’Olanda, dove i verdeoro ebbero la meglio poi ai rigori. Ancora oggi resta un mistero quanto accadde la sera prima della finale, e cosa sarebbe stata quella gara con Ronaldo versione “fenomeno”.

Ma nel 2002 entra per sempre nella leggenda: tutti sono in grado di fare bene, vincere e confermarsi. Pochissimi, solo i fenomeni, sanno rialzarsi ad anni di distanza e tornare i migliori: il Mondiale di Corea e Giappone è uno “one man show“, capocannoniere con 8 gol e doppietta in finale ai danni della Germania. Pallone d’oro a fine anno ed il suo nome diventa leggenda. Ma non è ancora finita, perché 4 anni più tardi Ronaldo è ancora verdeoro, al suo 4° mondiale: eliminato dalla Francia ai quarti di finale, realizza comunque 3 gol, sufficienti ad entrare nel mito della Coppa del Mondo quale marcatore più prolifico di sempre con 15 gol. Vestirà la maglia della Seleçao un’ultima volta, il 7 giugno 2011 nella sua partita d’addio. Ecco i suoi numeri: 98 partite e 62 gol, secondo marcatore di sempre a 15 lunghezze da Pelè.

RONALDO, I NUMERI DI UN FENOMENO

Spiegare oggi chi è stato Ronaldo è impresa ardua. Girano centinaia di video ovunque sul web, ma descrivere cosa ha rappresentato negli anni novanta per centinaia di milioni di sportivi risulta molto complicato. Era l’espressione migliore di un Brasile mortificato da immagini di corruzione e violenza, la dimostrazione di chi poteva farcela.

Dalle favelas a padrone del mondo: la sua immagine era ovunque. Pubblicità, giochi elettronici (il solo calciatore per cui è nato un gioco in suo nome ed onore), sponsor, articoli sportivi e non: il suo volto ed il suo nome erano il calcio. Ambasciatore dell’Onu ed Unicef: in visita nei posti più poveri e disagiati del mondo. Oggi storie del genere sono rarissime, in un mondo del calcio sempre più imbevuto di potere e business. Anche il Brasile non è più lo stesso, diventata sesta potenza economica mondiale, e con in vista Mondiali ed Olimpiadi da realizzare nel 2014 e 2016. Senza soffermarci troppo sui paragoni con Maradona e Pelè, una cosa è certa: l’amore che gli appassionati di calcio hanno riservato a Ronaldo, e con cui lo ricordano tutt’oggi, ha pochi eguali.

I numeri del Fenomeno sono spaventosi: 673 partite e 469 gol, fra club e nazionale. 98 partite e 62 gol col Brasile, 538 presenze e 374 reti con maglie di club. 2 palloni d’oro e 3 volte vincitore del Fifa World Player. Di lui si è detto di tutto e di più, ma  la frase più emblematica l’ha pronunciata Zico: “Nel calcio, esistono attaccanti che dribblano in velocità e altri specializzati nel dribbling stretto. Ronaldo è forse un caso unico di campione che fa dribbling stretti ad altissima velocità“.

IL CALCIATORE QUASI PERFETTO

Insomma, una carriera da protagonista, nel bene e nel male. Perché se è vero che Ronnie ha fatto sognare milioni di tifosi e mandato in visibilio miriadi di platee impazzite, c’è anche da dire che non ha mai disdegnato la vita mondana e questo forse potrebbe averlo leggermente limitato. Ma quel che più lo ha danneggiato sono stati sicuramente gli infortuni. Gli innumerevoli problemi fisici coi quali si è dovuto misurare lo hanno portato suo malgrado ad un lento ed inesorabile declino, con tanto di ritiro in età relativamente giovane.

Tutti si chiedono: se non avesse avuto quelle ginocchia ballerine, davvero ad oggi parleremmo di Messi e Cristiano Ronaldo come il meglio che il calcio abbia prodotto nell’era postmaradoniana? Questo non ci è dato a sapere. Ma una certezza ce l’abbiamo: guardando Ronaldo era impossibile non innamorarsi a prima vista. Classe, rapidità, potenza fisica e tecnica cristallina. Un calciatore quasi perfetto. Quel quasi, purtroppo, ha fatto si che la sua carriera ad un certo punto prendesse una piega drasticamente diversa da quelle che erano le  aspettative. Ma  non è comunque bastato ad impedire al Fenomeno di diventare un’autentica leggenda.

A cura di Orazio Rotunno

Giornalista pubblicista, coordinatore presso SportCafe24 da oltre due anni. Amo lo sport in ogni sua forma e disciplina, raccontandolo con la voce di chi spesso non ne ha una, con un unico valore trainante. La verità: nel più profondo dei suoi significati.

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