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Overvaluation – Milos Krasic: da nuovo Nedved ad esubero. La Freccia Serba ora corre in Turchia

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ISTANBUL, 8 NOVEMBRE – Inauguriamo oggi una nuova rubrica di SportCafe24.com, intitolata “Overvaluation“. In questo spazio parleremo di quei calciatori che, arrivati quasi in cima alla tortuosissima montagna da scalare per essere considerati campioni a tutti gli effetti, sono caduti. C’è chi non ha reso secondo le aspettative, chi è partito a razzo per poi bruciarsi in maniera inesorabile e definitiva, e chi semplicemente è stato oggetto di un errore di valutazione da parte della società acquirenteIn genere la figura tipo del calciatore ascrivibile a questa ampia categoria è rappresentata da chi, dopo grandi exploit in campionati stranieri, è stato acquistato e pagato a peso d’oro da una squadra italiana. Arrivo in pompa magna, esaltazione dei tifosi, sontuosi esordi e rapidi crolli, fino a scivolare lentamente ed impietosamente nell’oblio. Ottimi calciatori, senza dubbio, ma con qualche difetto strutturale tale da non potergli permettere di compiere il definitivo salto di qualità. La dura legge della Serie A – campionato con un pedigree ormai inferiore a Premier League e Liga, ma notoriamente difficilissimo – ha colpito i malcapitati professionisti del pallone venuti nel Belpaese con grandissime ambizioni e costretti a fare mestamente le valigie dopo flop più o meno evidenti. Per la prima puntata di questa rubrica – che avrà cadenza settimanale, ogni giovedi alle ore 16.00 eccezion fatta per il “lancio” di oggi – abbiamo scelto di descrivere l’altalenante carriera di Milos Krasic, la Freccia Serba. L’esplosione al Cska Mosca, l’arrivo alla Juventus costellato da una prima stagione da urlo e gli accostamenti a Pavel Nedved per similitudini fisiche e di ruolo. Poi il difficile rapporto con Conte e la rapida retrocessione da titolare inamovibile a cliente fisso della tribuna, fino alla cessione in Turchia al Fenerbache. Più che sopravvalutatoincompreso. Adesso la Freccia Bionda corre ad Istanbul, ma nella sua breve esperienza torinese è riuscito a far innamorare di se’ parecchi tifosi. E c’è ancora chi si chiede se la società abbia fatto bene a liberarsi di un elemento di tale potenziale.

GLI ESORDI AL VOJODVINA E LA CHIAMATA DEL CSKA MOSCA – Milos Krasic nasce calcisticamente nel Vojodvina, che lo fa esordire ad appena 16 anni. Il ragazzo ha qualità innate e l’allenatore del momento non esita ad inserirlo in prima squadra, nonostante la giovanissima età. A 17 il serbo diventa già una colonna portante della compagine serba, totalizzando 26 presenze stagionali e mettendo a segno persino 2 gol. Al Vojodvina Krasic rimane per la bellezza di cinque anni, arrivando ad acquisire addirittura i gradi di capitano della sua squadra. Nella stagione 2003\2004 il primo exploit: 4 gol ed un’innumerevole quantità di assist gli valgono la chiamata del Cska Mosca, ricco club russo che ambisce a diventare una potenza del calcio europeo. Per Krasic può essere la svolta: ad appena 20 anni ha subito la possibilità di dimostrare quello che vale in un torneo in via di sviluppo come la Russian Premier League. Cosi il giovane Milos fa i bagagli, lascia la sua terra e si tuffa nell’avventura russa, con gli occhi speranzosi di chi sa di poter diventare un campione.

KRASIC IN RUSSIA: PARTENZA IN SORDINA, POI L’EXPLOIT – Quando Krasic arriva in quel di Russia è pienamente cosciente di doversi cimentare con un clima ed uno stile di vita nettamente differente da quello che aveva affrontato fino a quel momento. E’ diventato grande, Milos, e deve dimostrare a tutti di che pasta è fatto. La nostalgia di casa però si fa sentire, ed i problemi d’adattamento alla nuova realtà non gli permettono di rendere al meglio in campo: nella prima stagione pochissime presenze e nessun’impresa degna di nota. Nel 2005 però arriva la svolta: il serbo ingrana la marcia giusta, diventa titolare inamovibile del Cska Mosca e partecipa attivamente alla conquista del Triplete: campionato, Coppa Nazionale e Coppa Uefa. Quarantuno presenze e tre gol per lui, ma la quantità di assist non si conta. Perchè Krasic salta avversari come birilli e quando parte in progressione non ce n’è per nessuno.

LIKE A VELOCIRAPTOR – E’ come un Velociraptor, Milos Krasic. Le sue doti fisiche sono eccezionali, stratosferiche, mostruose. Il serbo ha un’esplosività nelle gambe fuori dal comune ed in breve tempo diventa idolo dei tifosi del Cska, che quando il biondo imperversa sulla fascia vanno in visibilio. Krasic vince ancora, e vince tanto: un altro campionato russo, una coppa e due supercoppe. A 24 anni arriva il vero e proprio boom: stagione pazzesca, condita da 7 gol stagionali e ben 14 assist. I grandi club europei cominciano a mettere gli occhi addosso a questo giovane ragazzo che tira bene, crossa meglio e soprattutto corre come nessuno e quindi ha anche abbastanza facilità nel saltare l’uomo in velocità. La consacrazione però arriva nella stagione successiva. E nel 2009\2010 che Krasic offre il meglio del suo repertorio: ormai completamente a suo agio in un Cska Mosca ambiziosissimo, fa sfracelli in campionato – 26 presenze e 9 gol – e si scatena in Champions League, dove la sua squadra arriva a disputare i quarti di finale, eliminata dall’Inter di Mou. Il serbo segna 4 reti nella massima competizione continentale ed ormai tutti i top team chiedono informazioni su di lui. I più convinti sembrano essere tre: Juventus, Manchester City ed Inter.  Inizialmente, forse spinto dal suo agente a considerare la situazione più vantaggiosa sotto ogni punto di vista, Krasic glissa. Poi, sempre per bocca dell’agente stesso, esprime una preferenza: “Milos vuole la Juventus“. Grazie ad un gentlemen’s agreement tra Agnelli e Moratti l’Inter si fa da parte: rimane da sconfiggere soltanto la concorrenza del City dello sceicco, che offre all’esterno serbo un ingaggio faraonico. Krasic però rifiuta, vuole giocare nella squadra dei suoi sogni ed è disposto a rinunciare a dei soldi per farlo. Dopo tante peripezie, la Juventus trova l’accordo col Cska Mosca: il serbo sbarca a Torino per 15 milioni di euro.

IL NUOVO NEDVED – I tifosi più ottimisti, ammaliati dalla chioma bionda del nuovo arrivato e dalle sue doti atletiche da esterno devastante, non hanno dubbi: Krasic è il nuovo Nedved. Per la frangia di tifo più diffidente invece, è meglio andare con i piedi di piombo, perchè Milos nel durissimo campionato italiano ha tutto da dimostrare e poco importa che in Russia venisse considerato alla stregua di un’autentico fenomeno. L’approccio alla Serie A del serbo però è folgorante, e finisce per convincere anche gli scettici: la Juventus ha acquistato una stella.

KRASIC SUPERSTAR – E’ impressionante il modo in cui la Freccia Bionda – soprannome affibiatogli dai suoi nuovi supporters – si cala nella realtà calcistica del Belpaese. Lui, che quando era arrivato nella fredda Russia aveva faticato non poco, a Torino si ambienta in una frazione di secondo e diventa subito elemento cardine della squadra di Delneri. Le prime prestazioni sono stupefacenti, e già all’esordio col Bari fa intravedere buone cose. Ma è con Samp ed Udinese che si scatena: tre assist vincenti, scatti da centometrista e dribbling ubriacanti che lasciano di stucco il malcapitato avversario di turno. Sembra che la Furia Serba vada a velocità doppia rispetto a chiunque altro. Il 26 settembre 2010 entra definitivamente nelle grazie di tutti i sostenitori bianconeri, che lo erigono a nuovo idolo: una tripletta col Cagliari da sogno, la maglia baciata sotto la curva. La Juventus è ai piedi di Krasic ed i tifosi sono pazzi di lui.

UNA STAGIONE DA URLO – Da quel momento in poi il serbo diventa l’autentico trascinatore di una Juve che – nonostante abbia una cifra tecnica inferiore ad Inter e Milan – sogna lo Scudetto. Milos si scatena nel derby d’Italia con l’Inter, facendo impazzire i vari Chivu, Samuel e Lucio. Segna il suo primo gol in Europa League, salvando la squadra bianconera da una clamorosa debacle col Salisburgo. Va in gol ancora col Genoa ed al 93esimo di Juventus-Lazio s’inventa una cavalcata da oscar quando sono ormai tutti a corto di energie, andando a trafiggere Muslera all’ultimo secondo per una vittoria che è ancora negli occhi del popolo bianconero. La grande verve di Krasic finisce per mascherare i limiti di una squadra troppo inferiore alle migliori del lotto, ed i tifosi bianconeri dopo lo straordinario primo scorcio di stagione – condito da una striscia di 18 risultati utili consecutivi tra campionato e coppe – s’illudono di poter vincere qualcosa di importante. La Freccia Serba corre anche dopo la sosta e va subito a segno in Coppa Italia. Tra  febbraio ed inizio marzo ha un naturale calo fisiologico: la Juventus, priva anche dell’altro suo miglior uomo – Quagliarella infortunatosi a gennaio, per lui stagione finita – ha un cedimento strutturale e perde per strada miriadi di punti che la vedono allontanarsi definitivamente dalla zona Scudetto. Milos torna a segnare a metà marzo – un gran gol al volo col Brescia – e si ripete poco dopo con un’altra rete da cineteca decisiva per sconfiggere la Roma. Ritrovato Krasic la Juve s’illude di poter arrivare almeno in Champions League, ma si tratta semplicemente di un abbaglio. I bianconeri terminano il campionato al settimo posto, nemmeno qualificati all’Europa League. Ed in estate si riparte da zero: via Delneri, arriva Antonio Conte.

L’ARRIVO DI CONTE, LE INCOMPRENSIONI E LA TRIBUNA: CRISI KRASIC – Dopo il fallimento del 2010\2011 la Juventus alla ricerca di se’ stessa avvia l’ennesima rivoluzione. Arriva Conte, partono in tanti ma Krasic – il migliore dei suoi nella stagione precedente – si “salva” e viene confermato. Il serbo viene addirittura scelto come uomo immagine per la campagna abbonamenti del nuovo stadio di proprietà dei bianconeri, quello Juventus Stadium finalmente “impacchettato” e pronto ad essere utilizzato. Milos vede tanti compagni fare le valigie ed altrettanti approdare a Torino. Paratici e Marotta su richiesta dell’allenatore decidono di fare sul serio: a Vinovo sbarcano calibri grossi quali Vucinic, Pirlo, Vidal, Elia, Lichsteiner oltre a Ziegler – poi ceduto – e Giaccherini. Nell’idea iniziale di Antonio Conte il modulo prediletto del nuovo corso è il 4-2-4, con la prima linea offensiva composta da Matri, Vucinic, Elia ed appunto Krasic. Ma le gerarchie possono cambiare in fretta, si sa. Anche perchè il nuovo allenatore bianconero è molto esigente e chiede un grandissimo lavoro difensivo ai suoi esterni, cosa alla quale Milos non è abituato. La Freccia Serba parte in sordina e passa in panchina buona parte delle prime due gare. Anzi, nella seconda col Siena non entra nemmeno: celeberrimo il suo discorso infinito con Conte che cerca di fargli capire quello che vuole. Krasic però sembra non riuscire a recepire gli ordini del tecnico, che decide quindi di lasciarlo fuori. Sono le prime avvisaglie negative in un rapporto nato sotto una cattiva stella. Milos torna titolare alla terza col Bologna – un palo e qualche assist interessante – e nella successiva sfida col Catania, quando realizza il suo primo ed unico gol del 2011\2012. L’esterno ritrova fiducia e Conte gli dà altre chances, ma Milos non riesce a sfruttarle. Piano piano il ragazzo scivola sempre più in basso nelle gerarchie dell’allenatore, che gli ribadisce pubblicamente la sua stima ma a conti fatti comincia a puntare su altri giocatori. Nel frattempo i tifosi, nonostante la Juve vada come un rullo compressore, continuano ad inneggiare alla titolarità di Krasic, memori di quanto fatto l’anno prima dalla Freccia Bionda e convinti che con lui in campo la Vecchia Signora potrebbe compiere il definitivo salto di qualità. Conte però prosegue per la sua strada ed alla giornata 17 la Juve è li a giocarsi il titolo di campione d’inverno senza quello che soltanto qualche mese addietro era l’idolo incontrastato dei sostenitori bianconeri, secondo soltanto ai totem Buffon e Del Piero.

IL CAGLIARI NEL DESTINO: DALLA TRIPLETTA AL CROLLO DEFINITIVO – Insomma, la Juventus vola e sembra poter tranquillamente fare a meno della Freccia Serba. Ma il destino offre un’altra possibilità all’esterno di Kosovska Mitrovica. E’ il 15 gennaio 2012, diciottesima giornata di campionato. I bianconeri soffrono in casa col Cagliari ed a mezz’ora dal termine sono sull’1-1. Antonio Conte – sperando che il ricordo della tripletta segnata nella stagione precedente possa fargli bene – decide di rilanciare Milos Krasic, buttandolo nella mischia con l’intento di scardinare l’abbottonata difesa sarda. L’esterno entra bene in partita, sin da subito nel vivo del gioco. Ma la Juve non riesce comunque a sfondare. Poi in pieno recupero l’occasione d’oro, quella che può cambiare le sorti di una stagione. E magari di una carriera. Krasic si trova a tu per tu con Agazzi: i tifosi rimangono col fiato sospeso, pronti ad urlare nuovamente di gioia per la rinascita del proprio beniamino. Ma il serbo si divora un gol già fatto spedendo la palla ampiamente a lato. E’ di fatto l’epilogo della sua storia in bianconero, dato che da quel momento in poi sarà sempre più ai margini di un progetto vincente. E quella tripletta con tanto di bacio alla maglia sotto la curva sembra adesso lontana secoli.

UNO SCUDETTO AMARO – Da quel momento in poi il treno Freccia Bionda rimarrà fermo immobile alla stazione di Vinovo, eccezion fatta per qualche sporadica apparizione in panchina. La Juventus nel frattempo continua a macinare punti ed il 6 maggio 2012 festeggia una straordinaria vittoria dello Scudetto da imbattuta, con una giornata d’anticipo. A Krasic non viene concessa nemmeno la passerella della domenica dopo contro l’Atalanta, quando Conte – nel giorno dei saluti di Alessandro Del Piero – manda in campo una squadra imbottita di riserve. Krasic alza la Coppa dello Scudetto, festeggia coi suoi compagni, ma è ormai un corpo estraneo. Dopo i primi sontuosi mesi a Torino quel titolo sognava di vincerlo da protagonista. Ed invece si ritrova ad essere l’ultima ruota di un carro che ha marciato per tutta l’Italia un anno intero, senza mai subire battute d’arresto.

IL CANTO DEL CIGNO E LA CESSIONE IN TURCHIA: BYE BYE MILOS – La Juve va in vacanza trionfante, fiera di aver vinto un campionato condotto in maniera splendida. Va in vacanza pure Krasic, che prova a ricaricare le batterie in vista di una stagione condita da tanti punti interrogativi. La sua permanenza a Torino è tutt’altro che certa, ed anche lui comincia a pensare che forse l’idea migliore è quella di cambiare aria. A sorpresa però Conte lo convoca per il ritiro: Milos si rianima e spera di avere un’ultima possibilità nella squadra dei suoi sogni. Ed il suo impatto nel precampionato è straordinario, talmente straordinario da ricordare in piccolo i primi mesi in bianconero: gran gol all’Hertha Berlino, altra rete al Benfica che salva i suoi dalla debacle. I tifosi urlano: “Tenete Krasic, è un grande giocatore”. La società però ha ben altre idee e sfrutta la vetrina estiva per monetizzare la sua cessione, che puntuale arriva: una manciata di giorni dopo il nuovo exploit, la Freccia Bionda passa al Fenerbache per 7,5 milioni di euro.

KRASIC-JUVE, UN AMORE LAMPO. MA NON CHIAMATELO “BIDONE” – Tirando le somme, l’esperienza di Milos Krasic alla Juventus e nel campionato italiano è stata alquanto contraddittoria. Un matrimonio fortemente voluto proprio dall’esterno serbo, pronto a rifiutare i milioni del City pur di vestire la maglia bianconera. Un campionato, il primo, giocato ad altissimi livelli, con la Freccia Bionda autentico trascinatore di una squadra rivelatasi poi non all’altezza degli obiettivi prefissati. Poi la rivoluzione: nuovo allenatore, nuovi compagni, nuovo modulo. Krasic non si è più ritrovato, ma di certo la colpa non è soltanto sua. Il serbo ha patito il difficile rapporto con Conte, uno che vuole tutto e subito e quasi sempre sa come ottenere il massimo da ogni singolo giocatore. Ma con l’esterno supersonico è andata diversamente. Alla fine ha ragione sempre chi vince, e quindi sarebbe assurdo muovere qualsivoglia tipo di critica all’allenatore che ha riportato lo Scudetto a Torino. Tuttavia l’impressione è che con Krasic il tecnico bianconero potesse fare di più. Impossibile pensare che un’involuzione simile sia naturale, impossibile pensare che un giocatore che nella stagione precedente ha dimostrato di poter essere devastante si trasformi improvvisamente in un brocco. Le doti della Furia Serba si sono viste tutte nell’anno d’esordio, poi l’ex Cska è scivolato lentamente nell’oblio. Problema di personalità, probabilmente. Quel paragone con Nedved ad un certo punto si è fatto troppo ingombrante. Ma non si può definire “bidone” uno con quelle doti li. E facendo il computo generale delle due stagioni a Torino, di certo la sua storia sotto la Mole non può dirsi fallimentare. L’affetto dei tifosi bianconeri nei suoi confronti è rimasto intatto, quasi nessuno si è dimenticato di lui nonostante uno Scudetto vinto senza il suo ausilio. Un amore lampo. Ma negli occhi di tutti rimane quella prima annata da urlo, e quella chioma bionda che sulla fascia destra imperversava come Flash. Adesso la Freccia Serba corre in Turchia. Ma non è detto che un giorno non possa tornare in Italia per prendersi la sua personale rivincita.

A cura di Vincenzo Galdieri

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