Football
Julio Cesar si confessa: il tradimento dell’Inter, Stramaccioni e la Juve
MILANO, 30 OTTOBRE – Torna a parlare, a distanza di due mesi dal triste e commovente addio, l’ex n.1 nerazzurro Julio Cesar. La ferita del tradimento, il paragone fra Stramaccioni e Mourinho ed i ricordi di una carriera intensa. Si confessa in esclusiva al programma “Undici” su Italia due l’attuale portiere del Qpr.
UNA FERITA APERTA, L’ODIO PER LA JUVE ED I SUOI MAESTRI – I tifosi non l’hanno dimenticato, continuano ad amarlo e lui non perde occasione per ricambiarlo. 7 anni indimenticabili, conclusi con un divorzio non consensuale che ha lasciato Julio Cesar con l’amaro in bocca: “Non lo nascondo, sono triste per come l’Inter si è comportata con me. Ci sono rimasto male, mi aspettavo qualcosa di diverso“. Sul rapporto con la società afferma, “ormai è passato ed ho chiarito di persona col presidente Moratti“.
Il portiere brasiliano ripercorre la sua carriera, tra il momento più alto ” 22 maggio 2010, a Madrid per la finale vinta col bayern, il giorno più bello della mia carriera“, e quello più triste poche settimane più tardi, ” Mondiale in Sudafrica, quarti di finale con l’Olanda”, in cui fu protagonista di un’uscita a vuoto su gol di Sneijder.
I fattacci di Catania sono l’occasione per parlare del suo rapporto particolare con la Juve: “Sportivamente la odio, non riuscivo quasi mai a batterla e questa cosa mi ha fatto impazzire“. Sull’episodio di domenica ecco il suo pensiero: ” Gli arbitri sbagliano con tutti, ma quando lo fanno con la Juve la gente pensa male per quello che è successo in passato. Chi deve arbitrare la Juventus ha addosso molta più pressione degli altri“.
L’ultimo ed inevitabile pensiero va all’uomo del momento, Andrea Stramaccioni ed al paragone con Mourinho: “Josè è molto intelligente e sa far rendere i giocatori al 110%. Sa trasmettere la sua voglia di vincere sempre, è stato il segreto di quei successi in nerazzurro. In Stramaccioni rivedo qualcosa di Mourinho, ha la stessa voglia di vincere. Ma non posso non citare Mancini, che mi ha portato in Italia e per me è stato un secondo padre“.
Orazio Rotunno