Focus
“Li distinguete dalla puzza”: bufera su Giampiero Amandola del TgR Piemonte
TORINO, 22 OTTOBRE – Un uomo con la faccia normale, la maglietta bianconera addosso e un riconoscibilissimo accento del sud dice ad un altro: “I napoletani sono ovunque, sono come i cinesi…”. L’altro uomo risponde: “…li distinguete dalla puzza…”. Tutto normale, un normale scambio di battute tra tifosi bianconeri che amano sguazzare nei luoghi comuni riferiti al napoletano. Rasentiamo l’intolleranza razziale, ma nel dizionario del tifo è prassi diffusa sfociare nel cattivo gusto, da e verso qualsiasi parrocchia.
Tutto normale, però, fino ad un certo punto: l’uomo con la faccia normale, la maglietta bianconera e l’accento del sud è un tifoso che parla al microfono. L’altro, il microfono lo mantiene. L’altro, è un giornalista. Precisamente, tale Giampiero Amandola, inviato del Tg3 regionale del Piemonte.
Mandato in onda il servizio, scattata la bufera. I napoletani chiedono a gran voce provvedimenti contro una frase definita immediatamente razzista, la Rai avvia la procedura di sospensione e partono le prime critiche ufficiali: il mondo politico, giornalistico, del tifo e del calcio in generale fanno subito partire il coro di protesta contro il prode Amandola. Parlano il sindaco De Magistris (“Sono indignato per l’uso continuo di stereotipi falsi sui napoletani e sul sud”), l’europarlamentare Rivellini (“Servizio vergognoso, un dipendente dello Stato ha offeso milioni di cittadini del Sud), il mister azzurro Walter Mazzarri (“Chi ha sbagliato deve pagare”) e una miriade di associazioni consumatori, di siti, forum, tweet e stati Facebook di tifosi ed addetti ai lavori. Tutti uniti contro il giornalista piemontese, subito sospeso dalla Redazione TgR Piemonte, a sua volta celere a rilasciare un comunicato che ha stigmatizzato l’episodio, definendolo “increscioso”.
Tutti parlano, l’interessato tace: il buon Giampiero, suo malgrado protagonista di un infortunio coi fiocchi, ha osservato il “silenzio stampa” in ossequio al comunicato aziendale, ma avrebbe riferito agli amici che la dichiarazione sarebbe stata travisata, perché voleva desacralizzare i cori razzisti bianconeri con l’arma dell’ironia. Spiegazione perlomeno equivoca, benché non direttamente attribuibile all’interessato. Alibi insufficiente a chiarire il senso e la volontà di una frase forse davvero non razzista – non vogliamo pensare ad un professionista che pensa così di altri uomini solo perché napoletani – ma sicuramente troppo ingenua e detta con eccessiva facilità in un contesto difficile e di difficile interpretazione come la cornice di una partita di calcio in cui è facile riconoscere temi non solo sportivi, ma anche sociali, territoriali e culturali. Insomma, accendere in questo squallido modo la rivalità già fin troppo “accesa” tra Napoli e Juventus, emblemi di squadre, culture e città agli antipodi ma in ogni caso italiane (fino a prova contraria) è un clamoroso autogol, in un momento storico dove la coesione rappresenta – o almeno dovrebbe – la prima medicina per uscire da una crisi senza precedenti.
Alfonso Fasano