Bundesliga
Germania, calciatore gay fa outing: “Se la mia sessualità diventasse pubblica non sarei al sicuro”

MILANO, 14 SETTEMBRE – Leggi i giornali e i siti di sport: “calciatore gay ha paura di fare outing”. Guardi il calendario e ti guardi attorno. Sei nel 2012, pensi. Nel terzo millennio, in fondo. Tre millenni di civiltà, si potrebbe addirittura osare. E non può non sorgerti spontanea una domanda: che notizia è? O meglio: perchè è una notizia? Come può essere possibile che tre millenni di civiltà non abbiano insegnato il più fondamentale dei valori di ogni società civile: il rispetto. Si badi bene, non la tolleranza. Il rispetto, niente di meno e niente di più. La tolleranza non è abbastanza, implica infatti un nascosto senso di superiorità, un pulpito dal quale si ritiene di avere il diritto di giudicare i diritti degli altri. Non si richiede nemmeno la condivisione, sebbene sia evidente che una società dove manchi il senso di comunità è una società destinata al fallimento sostanziale. Rispetto, semplice rispetto.
ANONIMATO PERENNE – La riflessione nasce dalla cronaca: in Germania un calciatore della massima serie, mantenutosi anonimo, ha parlato alla rivista “Fluter” della propria omosessualità, creando un caso nazionale sul quale si è espresso anche la presidentessa Angela Merkel. “Se la mia sessualità diventasse pubblica non sarei al sicuro”, queste le parole scolpite nella pietra dall’anonimo calciatore. Un macigno culturale sulla nostra epoca malata. La modernità ha prodotto tecnologie in ogni campo, senza riuscire però a riprodurre il laboratorio il rispetto verso gli altri essere umani. E così, sommersi fra computer ed apparecchi di ogni genere, conduciamo vite irrimediabilmente solitarie, condannati ad accettare che un uomo non possa vivere se stesso pubblicamente perchè stracolmo di paura. Paura del giudizio, paura della violenza, paura del chiacchericcio. Paura che le parole facciano male tanto quanto le botte.
RISPOSTE – Immediatamente, al contrario di quanto avverrebbe – ed è avvenuto – in Italia, tutti gli organismi ufficiali hanno invitato l’anonimo intervistato a rivelarsi e a rivelare pubblicamente la sua sessualità. In testa a questo fronte si è posizionata la cancelliera conservatrice Angela Merkel: “Vive in un Paese nel quale non deve temere di fare outing, possiamo dare un segnale: non dovete avere paura. Questa è la mia missione politica”. Un invito nobile, ma miope. Qualora il ragazzo si palesasse, spenti i riflettori dei primi 10 minuti di notorietà universale, chi proteggerebbe la sua vita e la sua carriera dall’inferno di una persecuzione perenne? Nessuno. Il problema va combattuto alla radice e con ogni mezzo possibile.
SOLUZIONI? – “Storie, titoli, riviste… Tutti vorrebbero scoprire cosa faccio con il mio compagno sotto le lenzuola. La mia passione, il calcio, sarebbe tutto irrilevante. O decido di andare con il mio ragazzo a un evento per poi finire su tutti i giornali per tre settimane oppure mento a me stesso e tengo tutto in privato. Semplicemente non c’è alcuna soluzione”. Non c’è davvero nessuna soluzione? Secondo il calciatore tedesco, no. Secondo noi, la soluzione è la cultura. La soluzione sta nelle scuole, nelle università, nei luoghi del sapere. La soluzione sta nel plasmare nei giovani una cultura al rispetto delle diversità, di tutte le diversità, così profonda da non permettere a nessuno di sentire il diritto allo scherno del diverso. Il diverso deve essere la costante. La vera ed unica uguaglianza si può costruire solamente in una realtà dove non si tenti di distruggere ed uniformare, ma dove si lotti per creare e rendere unico ogni individuo, ogni momento, ogni spazio. La nostra vittoria sarà quando nessuna diversità farà più notizia. E allora il nostro giovane calciatore tristemente anonimo sparirà dalle pagine dei giornali per apparire sulle strade della sua vita, pronto a scrivere la sua storia. Libero.
Angelo Chilla
