Football
Non dimenticatevi di noi: le storie di Gianluca Zambrotta e Simone Barone!


Gianluca Zambrotta (il primo da destra) e Simone Barone (il quarto da destra), appena laureatisi Campioni del Mondo.
ROMA, 5 SETTEMBRE – Noi italiani siamo veramente fortunati. Poche, pochissime Nazioni possono testimoniare di aver vissuto da tifose, allo stadio o a casa propria davanti alla TV, la cavalcata della propria Nazionale di calcio fino alla vetta del mondo. Noi italiani -o almeno quelli nati sufficientemente tardi per comprendere l’importanza e l’imponenza di una vittoria del genere- siamo tra questi: il 9 luglio del 2006, tutta l’Italia era riversata in piazza a festeggiare la vittoria, da parte dei propri rappresentanti calcistici, del trofeo più prestigioso in assoluto: la Coppa del Mondo. Ma se son pochi i tifosi che possono fregiarsi di questa vittoria, ancor meno lo sono quei giocatori che han vissuto una vittoria del genere da protagonisti, sulla propria pelle, ottenuta grazie agli sforzi propri e dei propri compagni. Poco più di 6 anni fa, che nel calcio è un’eternità, i 23 eroi di Berlino riportarono, dopo un’attesa di 24 anni, il famigerato trofeo (ideato e disegnato dall’orafo e scultore italiano Silvio Gazzaniga: un segno del destino) in Italia. 23 grandissimi giocatori, quelli che portammo trionfalmente in Germania; ma a distanza di 6 anni, nel calcio tutto cambia. E di quella grande Nazionale, in pochi sono pienamente in attività, come Pirlo, De Rossi, Totti o Buffon, altri, si sono completamente ritirati, lasciandosi il calcio alle spalle; altri ancora, dopo intense esperienze in Italia e in Europa, sono senza contratto, alla ricerca dell’offerta giusta. Tra questi, Gianluca Zambrotta (35 anni) e Simone Barone (36 anni).
DIVERSI MA SIMILI – Molto diversi, i due. L’unica cosa che li accomuna, oltre al fatto di essere attualmente svincolati, è la gioia mondiale, vissuta da entrambi da grandi protagonisti. Uno, Zambro, nato a Como; l’altro, Barone, a Nocera Inferiore. Uno terzino di gran spinta (nato ala, ma poi retrocesso in un ruolo più difensivo dalla Juve di Lippi), l’altro centrocampista duttile, di corsa. Uno ha giocato nei migliori club d’Italia e d’Europa (Barcellona leggasi); l’altro ha sempre fatto ottimi campionati in modeste squadre di media fascia, in particolar modo Parma, Palermo e Torino. Insomma, giocatori più diversi non potevano esserci. Ma entrambi, in un modo o nell’altro, sono sempre stati fondamentali nelle squadre in cui sono andati. Ed è per questo che nel 2006 Lippi decise di includerli nella propria Nazionale, ambiziosa ma travagliata per via dello scandalo Calciopoli. Zambrotta elemento indispensabile nella corsia destra; Barone elemento stabile del gruppo, spesso chiamato in causa a partita in corso dall’allenatore ora in Cina: uno su cui si poteva sempre fare affidamento.
DUE GIOCATORI, DUE DESTINI – Dopo il mondiale, i due giocatori presero strade completamente differenti: Zambrotta, scappato dalla Juve appena retrocessa in B, andò a fare il titolare a Barcellona per tre anni, per poi tornare nella sua Italia, dove ad accoglierlo furono i colori rossoneri. Gli ultimi che, per il momento, può dire di aver indossato. Nell’estate degli addii delle colonne e dei senatori in casa rossonera, anche Zambro ha fatto le valigie, sapendo che ormai per lui non poteva esserci più spazio. Perché in sei anni tutto cambia, ma prima di tutto cambia la propria carta d’identità che, come per magia, segna alla voce “età’” sei anni in più: troppi per poter competere a livelli estremamente agonistici nel calcio che conta. Soprattutto se ti chiami Zambrotta, soprattutto se eri al Milan. Stesso discorso per Barone: per uno come lui che corre tanto, ma tanto, sei anni in più sono un sasso da digerire. E con i tanti giovani rampanti pronti ad esordire in Serie A, per lui lo spazio si è ridotto sempre di più: gli ultimi suoi contratti, a Cagliari e a Livorno, lo han visto imprigionato, incatenato in tribuna, senza poter avere mai la possibilità di dire la sua. E ora che è libero da ogni contratto, il Campione del Mondo è alla ricerca di una nuova sfida, di un nuovo progetto che possa mettere in risalto, oltre alle sue qualità, la sua ancora immensa voglia di fare, di giocare. E come per Barone, lo stesso discorso anche per Zambrotta. Per loro, anche in questo caso, i destini potrebbero essere diversi: per Zambro ci sono diversi interessamenti da segnalare in America, mentre per Barone, che continua ad allenarsi intensamente, ancora alcuna novità. Ancora una volta strade diverse per i due. Ma la cosa più importante che rimane, alla fine, è che han ottenuto la loro migliore vittoria, la più prestigiosa, quella del Mondiale, insieme. Che i club siano all’erta: non è facile dimenticarsi e sbarazzarsi di due Campioni del Mondo.
A cura di Giovanni Nolè
