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Calcio, The Guardian elogia De Rossi: “Nemmeno il denaro del City può comprare tutti”
ROMA, 24 AGOSTO – Fino a qualche giorno fa nella città inglese di Manchester si respirava aria di ottimismo. Il grande colpo dell’estate era prossimo a concretizzarsi, il centrocampista della Roma, Daniele De Rossi, avrebbe infine ceduto alle sirene degli sceicchi del City e avrebbe presto indossato la maglia del Blues. Tutto era pronto, in barba ai tifosi giallorossi che tremavano all’idea di veder partire il loro amato beniamino, Capitan Futuro. Ma qualcosa nel meccanismo deve essersi inceppato: appena tre giorni fa l’alieno De Rossi ha finalmente parlato, pronunciando parole d’altri tempi, che hanno lasciato allibita la dirigenza dei Citizens. Di punto in bianco è stato rispolverato un vecchio concetto, lasciato ad ammuffire da ormai troppo tempo nella cantina del calcio: i soldi non possono comprare tutto.
THE GUARDIAN: “DE ROSSI HA RESTAURATO LA FEDE NELLA NATURA UMANA” – Chi l’avrebbe mai detto? Mai come in questi ultimi anni il mondo del pallone è stato dominato dallo strapotere dei petrodollari e calciatori che fino a poco tempo prima avevano giurato fedeltà alla maglia che indossavano hanno accettato nel giro di pochi giorni il trasferimento in altre squadre, magari di seconda fascia, pur di guadagnare qualche spicciolo in più. Da questo punto di vista il caso del passaggio di Eto’o all’Anzhi è probabilmente uno dei più emblematici ma questa è ormai la regola e De Rossi un’isolata eccezione. Un’eccezione così sconvolgente da scomodare persino il quotidiano inglese The Guardian, che nell’edizione odierna si è spinto in una interessante riflessione sul business del calcio, dove non esistono più bandiere ma solamente giocatori che si trasferiscono altrove, “come la maggior parte dei lavoratori fuori e dentro il mondo del calcio”. “Daniele De Rossi, centrocampista della Roma e dell’Italia, non cedendo al Manchester City, ha dimostrato che i calciatori possono avere allo stesso tempo intelligenza e integrità, ha restaurato la fede nella natura umana. I calciatori sono umani, dopotutto, non necessariamente degli acchiappa-soldi o mercenari senza cervello in vendita al miglior offerente. De Rossi ha dimostrato che la fama negativa non riguarda tutti i calciatori”.
Parole forti che inducono a riflettere, con espressione sommariamente triste, al crollo del mito dell’uomo-simbolo, fiero di indossare ogni domenica i colori della squadra per cui suda e si batte, rappresentando nel suo piccolo i valori portanti di quel team. Ed ora invece ci sarà ancora spazio nel calcio del futuro per gente come Maldini, Zanetti, Del Piero, Totti, Di Natale e, appunto, De Rossi? Continua il tabloid inglese: “Il City è campione d’Inghilterra, partecipa alla Champions League e ha un allenatore italiano: qualora De Rossi avesse accettato, non sarebbe stato visto come un mercenario, ma solo come un giocatore che si è trasferito altrove. Invece De Rossi ha detto no. Questo è il calcio, dove lo sport non è visto come all’Olimpiadi. E’ business. La maggior parte dei calciatori sono carne da vendere e comprare, con i club che fanno la corsa al prezzo più alto. Molti pensano che anche il bel gioco sia una mera questione economica. E’ sempre stato cosi’. Ecco perchè i sentimenti di De Rossi, per quanto difficili da sostenere, sono stati una boccata d’aria fresca. Nemmeno il denaro del City può comprare tutti”. Chapeau, sir Daniele.
Giuseppe Mimmo
