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Simone Farina, da Gubbio all’Aston Villa: un pezzo di “fair play” saluta l’Italia

GUBBIO, 24 AGOSTO- Qualche mese fa Simone Farina era il nuovo “eroe” del calcio italiano, quando davanti a una cospicua “offerta” di Alessandro Zamperini, ex-compagno di squadra nelle giovanili della Roma, si trovò a scegliere tra una onesta carriera di serie B e Lega Pro, da un lato, e la comoda possibilità di incassare una cifra per il cui guadagno avrebbe dovuto sudare sul campo di calcio almeno per tre anni con la maglia del Gubbio. Oggi Farina non è più un tesserato del club umbro. La società, attualmente in Lega Pro, ha infatti reso noto reso noto due giorni fa che è stato risolto in modo consensuale il suo contratto. Il Gubbio – si legge in una sua nota – augura a Farina, «protagonista in questi anni di tante vittorie, le migliori fortune e soddisfazioni personali e professionali per il futuro». Dal canto suo, il calciatore «ringrazia la A.S. Gubbio 1910 per quanto vissuto in questi anni con i colori rossoblù». Quattro righe per un calciatore per il quale le pagine dei giornali tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 erano diventate disponibili a colonne.
ESEMPIO DA SEGUIRE…IN ITALIA, NO- Una partita di Coppa Italia, Cesena-Gubbio: basta un niente per aggiustarla, se si è male intenzionati. Si gioca il 30 novembre: Farina riceve una telefonata da Alessandro Zamperini, ex compagno delle giovanili della Roma. I due non si sentono da tempo, e Zamperini si “materializza” per far presente un’offerta all’apparenza irrinunciabile: duecentomila euro per perdere con largo margine la partita. Chi li offre? Un’organizzazione con un non identificato capo indonesiano che agisce attraverso un macedone. Il biondo difensore rifiuta: meglio un’onesta vita da “gregari” del calcio, che diventare più ricchi e poi non potersi più guardare in faccia. Viene eletto a esempio per i più giovani, Cesare Prandelli lo invita a un raduno della Nazionale; ben presto i nuovi scandali del calcio-scommesse, le urla nei corridoi dei tribunali, le accuse di partigianeria verso i giudici, i miserevoli insulti tra presidenti e tesserati coinvolti, rimpiazzano nell’agenda dei media il sorriso di questo onesto calciatore. In fondo Simone Farina è un uomo che ha fatto ciò che si dovrebbe sempre fare in un mondo civile: denunciare un reato. La beatificazione sembra fuori luogo, l’ammirazione no, quella dev’esserci.
DA FARINA A “MISTER CLEAN”- Un saluto improvviso al calcio italiano: Farina diventerà un dirigente dell’Aston Villa. Tra i suoi compiti, vi sarà l’insegnamento del fair play ai calciatori delle squadre giovanili. I Villans lo hanno contattato passando attraverso la Fifa, con cui è sempre stato in contatto dopo il suo “gran gesto” I giornali britannici lo hanno ribattezzato Mister Clean, il signor pulito, l’equivalente italiano di Mastro Lindo. Una bella lezione di moralità da parte di una nazione che spesso e volentieri- purtroppo la storia si ripete- ci ha dato nozioni di etica in altri campi, e ora ce ne “regala” una anche nel calcio. Una lezione dal sapore di demagogia, della serie “prendiamo l’unico esempio buono di quel calcio malato e portiamolo da noi”. Farina è stato il personaggio del giorno, si è trovato sulle prime pagine dei giornali per qualche tempo e poi…puff…di colpo è diventato “scomodo”, un’eccezione in un sistema in cui meno si parla e meglio è.
Fin qui la nuda cronaca dei fatti: la domanda del giorno resta una. Perchè non cogliere questo calciatore, peraltro discreto in serie B, come opportunità e mandarlo in giro nelle università e nelle scuole calcio a raccontare come si evita una “tentazione”, come si resta integri in un sistema malato e come ci si fa rispettare anche senza usare violenza o brogli? La risposta sullo sfondo resta la stessa: perchè questo Paese, anzi paese (con la p minuscola, in certi casi il carattere maiuscolo lo si deve meritare), spesso ha paura di chi parla chiaro… . It’s the italian way, avranno pensato Oltremanica…
a cura di Luca Guerra

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