Il nome di Jens Lehmann fa senza alcun dubbio parte della storia del calcio tedesco e del ruolo del portiere. La sua è però stata una carriera fatta di alti e bassi. Il pensiero va alla sua avventura, a dir poco brevissima, al Milan, ma non solo. Perché di tappe e di aneddoti da raccontare ce ne sono davvero tantissimi.
Gli inizi, la parentesi rossonera e il rilancio
Classe 1969, la sua carriera ha preso il via nella stagione 1988-1989 con lo Schalke 04, Rimasto dieci anni nel club teutonico, la firma del prima contratto è arrivata all’età di 17 anni. In quel momento la squadra era in seconda serie, ma è stato proprio lui a esser tra i protagonisti della risalita in Bundesliga, datata 1991. Lehmann, a 20 anni, era già titolare e nel 1997 è arrivata la vittoria più importante, ossia la Coppa Uefa. Tra l’altro l’estremo difensore ci ha messo la sua firma in calce nella finale contro l’Inter, parando il rigore a Zamorano. Un altro episodio da ricordare è il gol segnato di testa nel dicembre 1997 contro il Borussia Dortmund, che gli ha permesso di diventare il primo portiere nella storia della Bundesliga a segnare un gol di testa da gioco aperto. Nell’estate del 1998, ironia della sorte, c’è poi stato il trasferimento al Milan. Partito come titolare, ha collezionato errori su errori. Si ricordano un retropassaggio preso con le mani e l’espulsione contro il Cagliari. Ed è per questo che Zaccheroni ha inevitabilmente scelto di affidarsi a Rossi e ad Abbiati. Insomma, per lui una parentesi da dimenticare, durata solo cinque partite in Serie A.
Il riscatto c’è comunque stato subito con la maglia del Borussia Dortmund, con i tifosi dello Schalke che hanno storto il naso, vista la storica rivalità e l’aneddoto raccontato. Quattro stagioni in giallonero, con il trionfo in Bundesliga nel 2002. Da ricordare poi anche la finale di Coppa Uefa persa con il Feyenoord, dopo un cammino molto importante. 129 presenze da titolare per lui, con un rilancio completato. E sembrava davvero essere l’inizio di una nuova storia e di un nuovo capitolo tutto da scrivere e da raccontare.
Dalle stelle alle stalle. E il presente…
Nel 2003 si è trasferito all’Arsenal, raccogliendo l’eredità di Seaman. Lehmann è stato decisivo nella vittoria della Premier League nella stagione 2003/04, totalizzando ben 15 clean sheet. Ma il suo vero record di imbattibilità è stato quello in Champions League (853) dove ha tra l’altro parato un rigore Riquelme nella semifinale contro il Villarreal. In finale però si è fatto espellere dopo solo 18 minuti. Ai Mondiali del 2006 è stato titolare con la sua Germania e questo è stato il suo punto più alto con la Nazionale. Ma, nella stagione 2007/08, è cominciato per lui una sorta di declino, con il ballottaggio con Almunia a contraddistinguere l’annata. Ed ecco che, nell’estate del 2008, è tornato in Bundesliga, precisamente allo Stoccarda. Due anni importanti, per poi tornare nel 2011 all’Arsenal. A chiamarlo è stato Wenger, visti gli infortuni di Szczezny, Fabianski e Mannone. Negli ultimi anni sono arrivati dei comportamenti sopra le righe. Basti pensare a quanto fatto durante la partita contro l’Unirea Urziceni in Champions League, dove ha urinato a bordo campo, o l’aver lanciato la scarpa di Salihovic, suo avversario, sopra la traversa.
Ritiratosi a 40 anni, ha lavorato come vice di Wenger ai Gunners , è è entrato nel Comitato Direttivo dell’Hertha Berlino e si è dedicato a varie attività, tra cui coaching, commentatore televisivo e sporadiche apparizioni in eventi di beneficenza L’ex portiere negli ultimi anni è stato al centro di diversi episodi controversi e di alcuni problemi giudiziari. Insomma, un altro cartellino rosso, proprio come quello dopo lo scontro con Eto’o nella famosa finale di Champions League.
