Ivan Juric odia le punte. Sembra paradossale per quello che passa come allievo di Gasperini, ma il lavoro distruttivo del croato in fase offensiva è ormai una certezza. All’Atalanta, pur avendo fior di attaccanti sta confermando tutto ciò che di peggio si conosce. La Dea è passata da squadra meraviglia a una compagine dalla superiorità sterile e che fatica a trovare la porta. Del resto, i numeri degli attaccanti allenati da Juric sono impietosi. I migliori bomber sono stati Zapata e Sanabria cn 12 reti. A centrocampo, Barak una volta è arrivato a 7. Juric è sinonimo di sterilità e noia. Tutto il contrario di Gasperini.
Atalanta: Juric il noioso
Dove passa Juric non cresce più il gol. Anche l’Atalanta, come tutte le sue squadre non riesce a segnare. In 5 stagioni complete tra Verona e Torino non ha mai superato i 47 gol a campionato, con un picco negativo di 36 nella stagione 2023-2024. Anche nelle 32 gare in cui ha allenato il Genoa nella stagione 2016-2017 le reti furono appena 35 in 32 giornate.
L’Atalanta è sullo stesso trend. La Dea che asfaltava gli avversari è un ricordo. Appena 8 reti in 10 gare con il croato al timone. Una squadra noiosa e senza uno straccio di gioco: questa è ora. Nessuno si aspettava qualcosa di diverso da un allenatore che ha sempre galleggiato a metà classifica e che a Roma aveva rischiato la retrocessione, ma quella con l’Atalanta è l’ennesima conferma di un tecnico che non può allenare a certi livelli. Giocare senza punte quando hai a disposizione Krstovic e Scamacca, non riuscire a sfruttare le doti qualitative dei giocatori è una grande colpa. In estate erano tutti concordi sul fatto che la dirigenza orobica avesse sbagliato scelta. Queste giornate lo stanno confermando.
Parma, Lecce e Cagliari: giovani e non spensierati
Parma, Lecce e Cagliari sono le squadre più giovani della serie A e anche tra quelle che fanno più fatica. I ducali hanno il peggior attacco della serie A hanno vinto una sola gara e fanno una fatica incredibile nel fare gioco. Tra l’altro, ad una rosa giovane la società ha affiancato un allenatore praticamente in fasce, straniero e senza alcuna esperienza, amplificando il disagio. Cuesta si sta dimostrando un allenatore inadeguato e senza idee, lontana anni luce dalla scuola spagnola e molto più simile a quella “catenacciara” italiana. Insomma: difficoltà doppia per il gialloblù che rischiano di pagare la troppa estremizzazione del concetto di gioventù.
Il Lecce, al contrario del Parma, ha puntato su un allenatore esperto, ma che è reduce da una sfilza infinita di esoneri e retrocessioni. In più ha venduto tutti i migliori eccetto Falcone. Risultato: un solo successo (guarda caso a Parma contro i ducali), seconda peggior difesa del torneo, zero successi in casa e una difficoltà palese nel far gioco. Il Lecce non ha grande qualità, ha giovani interessanti, ma acerbi. Camarda, Tiago Gabriel e Berisha sono tre giocatori di talento, ma che non sono adeguatamente supportati da compagni. In questa situazione è evidente che il Lecce faccia enorme fatica.
Anche il Cagliari ha scelto di correre un rischio, chiudendo con Nicola per affidarsi al debuttante Pisacane. L’ennesimo allenatore senza esperienza nei piani di Giulini avrebbe dovuto fare quello che era riuscito a due vecchie volpi come Ranieri e Nicola. Risultato: due successi (guarda caso contro Parma e Lecce), tre ko di fila in casa e una situazione preoccupante. L’attacco, con l’infortunio di Belotti, è finoto sulle spalle di Borrelli, uno che anche in B faceva fatica. Molti giocatori da cui ci si aspettava il salto di qualità come Gaetano, Prati, Folorunsho e Luvumbo sono deludenti. La classifica inizia a piangere e soluzioni ce ne sono poche.
Si parla sempre della necessità di lanciare giovani, ma queste tre società hanno estremizzato il concetto. Per lo più sono pieni di stranieri di belle speranza e non hanno allenatori adeguati al compito. Insomma: rischiano di pagare l’aver rischiato troppo in un campionato che non perdona.
Davide Luciani
