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La giornata dei rigori

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La giornata dei rigori: così possiamo definire l’ottava di Serie A, un turno in cui i tiri dal dischetto sono stati i veri protagonisti. Rigori assegnati, rigori negati, rigori dubbi, rigori decisivi: da nord a sud, nessuno sembra esserne rimasto immune. È stata una domenica (e un lunedì) di proteste, moviole e polemiche, ma anche di emozioni forti, con la classifica che torna a sorridere a Napoli e Roma e che, al contrario, sprofonda la Juventus di Tudor in una crisi sempre più profonda.

Partiamo dal “rigorino” più discusso, quello di Napoli-Inter, episodio che è costato caro alla terna arbitrale: Mariani, Bindoni e Marini si sono visti comminare tre giornate di stop dopo la decisione di concedere quel penalty che ha aperto la sfida tra i campioni d’Italia e i nerazzurri. Una partita tesa, giocata sui nervi e sull’equilibrio tattico, dove il Napoli di Conte ha saputo indirizzare l’incontro con la consueta compattezza. Curioso notare come, quando certe partite le decideva Mourinho, si parlasse di “fortuna” o di “arbitraggi favorevoli”, mentre oggi lo stesso atteggiamento viene definito “maturità tattica”. Ma tant’è: il Napoli torna in vetta, insieme alla Roma di Gasperini, apparsa ancora fragile ma finalmente capace di ritrovare in Dybala il proprio punto di riferimento offensivo.

Protagonisti dal dischetto anche a Firenze, dove la Fiorentina di Stefano Pioli riesce a strappare un pareggio prezioso contro il Bologna di Italiano. Due rigori, due respiri di sollievo: il secondo, trasformato da Kean al novantaquattresimo, vale un punto che non cambia la classifica – la Viola resta terzultima – ma che può ridare fiducia e slancio a un gruppo in difficoltà. Non va meglio ai corregionali del Pisa, penultimi ma comunque autori di una prestazione coraggiosa a San Siro. Per poco non riuscivano nel colpaccio contro il Milan: il rigore di Cuadrado ha infatti vanificato il vantaggio iniziale firmato Leão, ma la squadra toscana ha mostrato compattezza e spirito di sacrificio e per poco non usciva dalla Scala del Calcio con il bottino pieno.

Capitolo a parte per la Juventus, che sembra aver smarrito ogni certezza. I bianconeri chiedono a gran voce un rigore per un presunto pestone di Gila su Conceição, episodio che avrebbe potuto cambiare l’esito del match contro la Lazio. Ma la realtà è che la squadra di Tudor appare spenta, priva di idee e di convinzione. Non vince da oltre quaranta giorni, un’eternità per un club abituato a lottare per lo scudetto. Forse il pareggio sarebbe stato il risultato più giusto, ma il merito della squadra di Sarri è stato quello di mostrarsi più solida, organizzata e coraggiosa, nonostante le assenze e un mercato estivo nettamente inferiore sul piano economico.

Alla fine, questa ottava giornata ci ricorda una verità antica ma sempre attuale: nel calcio non bastano i milioni, serve anche un pizzico di fortuna — e, talvolta, la freddezza dal dischetto. Perché un rigore, nel bene o nel male, può davvero cambiare tutto.

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