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La polemica della settimana. Juve, adesso scoppia il caso Douglas Luiz

Douglas Luiz

L’estate scorsa veniva presentato come il colpo da 50 milioni, simbolo dell’ambizione rinnovata. Dodici mesi e 27 presenze dopo, e appena sei da titolare, si è trasformato in un rebus da risolvere sul mercato. Stiamo parlando di Douglas Luiz, la nuova grana scoppiata a Torino. La Juve ora spera di cederlo a circa 40 milioni, cifra ottimistica, per non dover scrivere una minusvalenza a bilancio. A dire la verità qualcuno si è fatto vivo, soprattutto in terra di Premier. Ma niente di serio. Come niente di serio sono state le sue prestazioni in bianconero: buona qualità del passaggio, tasso tecnico notevole, ma niente che cambiasse la sua storia in bianconero.

Sui social, ad aprile, aveva rotto il silenzio: “Perché un acquisto come me non ha mai giocato due partite di fila?”, si era chiesto in risposta a un tifoso. Poi aveva corretto il tiro: “Darò tutto per questo club, anche se a volte è difficile”. Frase che, letta oggi, suona come un congedo anticipato. Ne scrive oggi il Corriere della Sera, che sottolinea come la grana Douglas Luiz si vada ad aggiungere a quella Vlahovic, in un contesto di nuova rivoluzione che ora vede al timone Damien Comolli con François Modesto appena nominato direttore tecnico. L’obiettivo minimo resta la qualificazione in Champions, ma la vera urgenza è smettere di inseguire idee che vengono archiviate prima ancora di essere testate.

Il rischio più grande? Cadere nella solita trappola: attribuire colpe solo al passato, senza costruire un presente. I riscatti già pesano oltre 100 milioni. E se davvero si vuole rifondare – a partire dallo scouting, passando per l’analisi dei dati e fino alla gestione degli infortuni – serve una visione, non un elenco di riforme. Magari anche qualche consiglio da chi conosce la Juve e il campo, come Giorgio Chiellini, potrebbe essere più utile di un altro report. L’idea è quella di un “Moneyball” ragionato, ma temperato da un’identità.

Poi, come sempre, sarà una questione di uomini. Gleison Bremer, ad esempio: il suo infortunio ha compromesso la scorsa stagione, il suo recupero sarà fondamentale per la prossima. Accanto a lui? Poco e nulla. Soprattutto se i pilastri dovevano essere profili come Douglas Luiz e Dusan Vlahovic. Pronti ad abbandonare la nave, nonostante contratti, pesi a bilancio e dichiarazioni da leader. Forse è proprio da qui, insomma, che la nuova Juventus deve partire: dai suoi leader, dai suoi uomini, prima ancora che dai sui calciatori.

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