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L’ultimo dribbling di De Bruyne e la sfida silenziosa di Tudor

C’è un momento, nella vita di ognuno, in cui arriva il momento di fermarsi. Succede nel lavoro, succede nel calcio. Succede anche ai campioni, come Kevin De Bruyne, l’architetto belga del Manchester City.
Il centrocampista ha deciso: lascerà la Premier, lascerà il maestro Guardiola, dopo nove anni di dominio, geometrie e leadership silenziosa, a giugno finirà tutto. A parametro zero, senza fuochi d’artificio. E mentre la notizia rimbalza da un tabloid all’altro, tra suggestioni americane e corteggiamenti sauditi, il calcio europeo perde un altro pezzo di eleganza. Intanto in casa nostra, a Torino, Igor Tudor si gioca qualcosa di più importante ma altrettanto pesante: il tempo. Quattro mesi per convincere la Juve che lui può essere più di un traghettatore. Quattro mesi per prendere in mano una squadra che cerca sé stessa da troppo.

Kevin De Bruyne. Fonte Foto: Transfermarkt
De Bruyne, dov’è il futuro?
De Bruyne ha 33 anni ma non è uno che vive di passato. È lucido, calcolatore, ancora affamato. Lo aveva già detto l’estate scorsa: “Forse è arrivato il momento di provare qualcosa di nuovo”. Poi ha aspettato, ha voluto chiudere con il City, completare il ciclo. Ora guarda lontano. L’Inter Miami di Beckham gli promette una vita nuova, sole, rilassatezza e un campionato che ha voglia di crescere anche grazie a lui. Ma c’è anche l’altra offerta, quella che fa più rumore sul conto in banca: l’Arabia Saudita e i suoi 400mila motivi (ed euro) a settimana per dire sì. E lì, oltre ai soldi, c’è anche una proposta di vita che sembra piacere alla sua famiglia. Non sarà solo una scelta sportiva, ma una scelta di equilibrio, forse di serenità. Dopo anni a inventare calcio in mezzo al traffico della Premier, Kevin vuole respirare. E anche in questo, come sempre, sembra avere un tempo diverso dagli altri.

Igor Tudor. Fonte Foto: la Repubblica
La corsa contro il tempo di Tudor
Dall’altra parte, c’è un allenatore che si gioca il domani. Se Bruyne chiude con il passato, Tudor guarda al futuro. Non può permettersi calcoli, dal momento che occupa una panchina pesante e non ha il pedigree del top manager. La Juve lo osserva, lo studia, ma è in fase di studio. Gli ha dato fiducia a tempo determinato, con clausola di uscita a luglio. Una prova a termine, come quelle che si danno a chi entra in un’azienda e deve dimostrare subito. Un contratto in prova. Eppure Tudor sembra quasi godersi la pressione. È arrivato con discrezione, ha accettato senza garanzie e ha iniziato a mettere mano a un’identità smarrita. Il club, nel frattempo, guarda oltre, sogna un tecnico di nome, uno con curriculum e trofei, per non rischiare un nuovo “effetto Thiago“. Ma il calcio, lo sappiamo, ama le sorprese. E certe volte, mentre cerchi un top player, ti accorgi che quello giusto lo avevi già in casa.
