Faccia a Faccia
De Ketelaere vs Orsolini, quando fascia e trequarti contano

Atalanta-Bologna è senza alcun dubbio una partita che promette bel gioco e spettacolo. Un match che avrà un sapore di sfida fondamentale per un posto in Champions e che sarà inevitabilmente ricca di duelli a distanza. Tra questi ultimi spicca in primis quello tra De Ketelaere e Orsolini. Due giocatori che stanno vivendo, un momento, o forse proprio una stagione, totalmente differente. Ma in questo faccia a faccia c’è davvero tantissimo da dire.
Un inizio tutto diverso…ma non troppo
Dopo aver giocato tennis, il buon Charles, grazie all’occhio lungo di alcuni talent scout, sceglie il mondo del calcio. Il classe 2001 entra a far parte del settore giovanile del Bruges, il club più importanti del Belgio.L’esordio nel mondo dei professionisti arriva a 18 anni, 6 mesi e 15 giorni nella Coppa Nazionale. La sua prima annata, da fresco maggiorenne, si chiude con la vittoria del campionato, impreziosito da 27 presenze, due reti e la vittoria del campionato. L’anno dopo le partite giocate sono 46, con cinque reti e otto assist. La terza annata è quella della consacrazione, con 18 gol e 10 assist. Ed è tutto questo a convincere il Milan a puntare su di lui, investendo oltre 30 milioni di euro.
Il buon Riccardo, classe 1997, cresce e debutta tra i professionisti con l’Ascoli. Ha 18 anni quando gioca la sua prima partita in Lega Pro, esordendo così tra i professionisti. L’anno dopo viene aggregato alla prima squadra, che intanto ha guadagnato la promozione in Serie B. Dopo un anno che può esser definito di prova e di adattamento, è l’annata successiva quella dove viene utilizzato con maggiore continuità, segnando otto reti. Viene acquistato, nel gennaio del 2017, dalla Juventus, ma in realtà in maglia bianconera non giocherà mai nemmeno un minuto. Viene mandato in prestito all’Atalanta, con cui gioca però solo mezza stagione, non lasciando il segno. Il suo destino si chiama Bologna.
Alti e bassi per entrambi, ma quanta qualità
L’avventura di De Ketalaere al Milan è tutt’altro che idilliaca. Difficoltà di ambientamento in una stagione difficile, quella post scudetto, un feeling con Pioli mai letteralmente sbocciato e un adattamento a un campionato ben diverso e molto più tattico: queste alcune solo alcune delle cause. L’annata si chiude con 40 partite, molta delusione e nessuna rete. La rinascita si chiama Atalanta. La cura Gasperini funziona anche per lui, con il giocatore che sembra totalmente rivitalizzato e ritrova fiducia in se stesso e nelle sue doti, facendo mangiare e non poco le mani a tutto il mondo rossonero. 14 gol, 11 assist, giocate di alta scuola, prestazioni di altissimo livello e tanto altro, in un anno chiuso con la vittoria dell’Europa League: i bergamaschi non possono che riscattarlo. Quest’anno arrivano anche le prime reti in Champions, in una super partita con lo Young Boys, dove fa una doppietta fornisce tre assist. Quest’anno ha già raggiunto la doppia cifra sia per reti che per assist, nonostante qualche alto e basso. Ma Gasperini sa di poter contare su di lui.
La crescita di Orsolini è evidente è sotto gli occhi di tutti. Non è un qualcosa che riguarda solo e soltanto i numeri, perché si parla di sette anni importanti. Il primo a dargli fiducia è Sinisa Mihajlovic , con cui totalizza 37 presenze e 10 reti. Nella sua esplosione c’è però la firma in calce di Thiago Motta, grazie a cui trova continuità di rendimento, raggiungendo, nel 2022-2023, la doppia cifra in massima serie per la prima volta in carriera. Il resto è storia recente del campionato scorso, dove è uno dei protagonista della cavalcata Champions, e dell’annata in corso, dove, con Italiano, ha debuttato in Champions e si sta quasi trasformando in goleador. L’unico a non accorgersene pare essere Spalletti…
Chi è più forte?
Va innanzitutto detto che De Ketalaere e Orsolini sono diversi come ruolo, con il primo che è prevalentemente un trequartista e il secondo un’ala. Tecnica, intelligenza tattica, visione di gioco, dribbling, tiro e capacità di inserimento tra le linee: queste le caratteristiche del belga, che, non a caso, lo rendono praticamente letale in zona offensiva, sia dal punto vista dei gol che da quello degli assist. Il felsineo è un mancino naturale dotato di un grande tecnica, in primis nel dribbling, a cui si associa senso della posizione e fiuto del gol. Il suo tiro preciso e potente è un’arma infallibile, affinata proprio in questi ultimi anni. Forse l’esterno degli emiliani a oggi si fa preferire, per i quattro anni in più, per la continuità e per le due stagioni di altissimo livello. Ma occhio al belga e al suo indiscutibile talento.
