La Caduta degli Dei
Nonda, non solo fallimento giallorosso
Il nome di Shabani Nonda evoca un’infinità di ricordi, non tutti troppo positivi, soprattutto sei si parla di Roma

Shabani Nonda. Questo nome porta ad aprire quello che è il cassetto dei ricordi. E, si sa, questi ultimi non possono essere sempre belli e tutti positivi. Il pensiero va, come in molti avranno capito, alla sua avventura alla Roma. In realtà però sull’attaccante c’è davvero tantissimo da dire e da raccontare. Non resta dunque che entrare nello specifico e nel dettaglio.
Una partenza a razzo, ma poi…
Nato nel 1977 a Bujumbura, città del Burundi, la sua crescita calcistica avviene però in Svizzera, dove si trasferisce con la sua famiglia. Ed ecco che un giorno viene notato da alcuni dirigenti dello Zurigo. E nel campionato elvetico diventa capocannoniere alla sua seconda stagione: 24 reti in 34 partite. La maturazione continua in Francia, più precisamente al Rennes. Con il club transalpino ha una media di un gol ogni due partite, attirando così l’attenzione di molti top club. Ad accaparrarselo, nell’estate del 2000, è però il Monaco. Ed è così che inizia un capitolo per lui molto importante.
Nel Principato vive cinque anni tanto belli quanti da incubo. Nei primi due anni sono 40 i gol segnati. Ma ecco che il destino beffardo è là dietro l’angolo: uno scontro di gioco nella sfida con il Psg gli causa la frattura di tibia e perone. Da qui inizia per lui una parabola discendente, causata anche da una nutrita concorrenza, rappresentata da Fernando Morientes, Dado Pršo e Marco Simone prima, Ernesto Chevantón, Mohamed Kallon e Javier Saviola poi. Nel 2004, Shabani Nonda riesco però a togliersi la più importante soddisfazione della sua carriera, segnando una rete importante, ossia quella che consente di battere il Chelsea in semifinale e di arrivare in finale della Coppa dei Campioni. Il sogno è poi distrutto dal Porto di Mourinho in finale. Ma quello è senza dubbio stato il momento più alto della sua carriera.
Il “regalo” di Moggi e gli anni dopo
67 gol in 145 partite con il Monaco: questo è il biglietto da visita di Nonda nell’estate del 2005. Il giocatore è svincolato e su di lui c’è la Juve. Ma, quanto tutto sembra fatto, Luciano Moggi “lascia campo libero” alla Roma, come ammette lui stesso in un’intervista a Radio Radio: «Nonda? Non è vero che aveva fatto le visite mediche con noi. Per lui c’erano altre possibilità e abbiamo trovato la collocazione migliore per lui. La Roma? I giallorossi sono una società amica e hanno preso giocatori che a noi non servivano, ma facevano al caso loro». Intanto i tifosi accolgono bene l’attaccante, con tanto di cori (Shabani Nonda lalalalalalalalala) e striscioni. L’idillio però dura nove giornate. In una partita a San Siro contro l’Inter, l’allenatore dei capitolini Spalletti, al fischio finale, si scaglia sull’ex Monaco e sul connazionale Dacourt. La colpa? Un impatto sbagliato sulla partita, dominata da Totti e compagni fino al 3-0, ma riaperta proprio dal momento dell’ingresso in campo dei due transalpini, con i padroni di casa che sfiorano il pareggio.
Da lì in poi le presenze sono soltanto 11, tra cui quella con gol nella finale di Coppa Italia persa contro l’Inter. Il prestito al Blackburn è inevitabile, ma è al Galatasaray che si ritrova, seppur solo in parte, con una prima stagione da 14 gol. Si ritira a 33 anni, tornando nel suo Paese d’adozione e reiventandosi imprenditori e speaker. Ma chissà quante volte penserà a quella maledetta notte di San Siro
